Indifesi e indifendibili, oppressi, dimenticati. Sono loro i protagonisti del libro “Difendersi” di Elsa Dorlin, edito da Fandango Editore. Una vera e propria genealogia e storia dell’autodifesa.
Non vi mentirò…nell’aprire la prima pagina di questo volume ho fatto fatica. Mi sono chiesta: “Ho davvero voglia di leggere un libro così impegnato ed impegnativo in un periodo così pesante dove si avrebbe solo voglia di svago e leggerezza?” . 300 pagine dopo, la risposta è assolutamente sì. Ora più che mai. Ecco perchè…
Esigenza di difendersi
“Una linea di demarcazione storica oppone i corpi “degni di essere difesi” da coloro che, disarmati o resi indifendibili, rimangono esposti alla violenza del potere dominante”
Proprio da questa riflessione parte il lungo racconto di Elsa Dorlin, che in un lungo viaggio tra i secoli iniziato con schiavi e conquistatori in epoca coloniale – continuato tra suffragette e ghetto di Varsavia, passando per Black Panther e Brigate Queer per finire con i movimenti di reazione contemporanei – pone l’attenzione sulla nascita spontanea di un’autodifesa, spesso violenta, come unico mezzo nelle mani delle minoranze più tormentate e calpestate per contrastare i soprusi del potere e i privilegi dei pochi e riconquistare una libertà per secoli negata.
Difendersi per non soccombere
Da leggere perché…
Non capita spesso di mettersi dalla parte del più debole. Non capita spesso di conoscere e approfondire. Le vicende degli ultimi spesso sembrano così lontane per tempo e spazio, eppure sono così vicine. Leggere questo libro aiuta, oltre che a vedere sotto un aspetto diverso questi movimenti e atteggiamenti di reazione, a ricordarsi che al mondo c’è sempre qualcuno che soffre e che troppo spesso viene ignorato. Con le dovute differenze, farlo in questo momento in cui a soffrire è anche chi è abituato ad un ruolo di primo piano aiuta a capire ancora di più la nostra fortuna.
C’è chi a combattere la propria guerra si è trovato solo, senza mezzi, abbandonato, con lo spirito di sopravvivenza come unica arma, senza alternative. Con il rischio di farlo nel modo sbagliato, senza una guida. E chi invece si lamenta di dover combattere una battaglia dalla comodità delle proprie case, tutti insieme, con il supporto della comunità globale.
Beatrice Canzedda