Elly Schlein ha dichiarato un secco “no” alla possibilità di un terzo mandato per Vincenzo De Luca in Campania, ponendo il Pd nazionale in rotta di collisione con la sua rappresentanza regionale. La decisione della segreteria, volta a rispettare il limite di due mandati previsto dalla legge nazionale, ha aperto una frattura interna al partito che potrebbe influire sull’esito delle elezioni regionali del 2025, con scenari di divisione che rischiano di favorire il centrodestra.
Siamo contrari al terzo mandato. Per noi vale la legge nazionale che prevede il limite a due mandati.
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha espresso chiaramente la posizione del Pd sulla questione della ricandidatura di Vincenzo De Luca per un terzo mandato come presidente della Regione Campania. La dichiarazione, fatta in un’intervista a “Che tempo che fa” con Fabio Fazio, rappresenta un messaggio forte e inequivocabile: “Siamo contrari al terzo mandato. Per noi vale la legge nazionale che prevede il limite a due mandati”. In vista delle elezioni regionali previste per l’autunno 2025, o eventualmente posticipate alla primavera 2026, il Pd si oppone al tentativo di prolungare il mandato di De Luca attraverso un’interpretazione della normativa regionale.
La decisione segna un punto di svolta per il Partito Democratico e mostra la volontà della Schlein di mantenere coerenza con le promesse di cambiamento e trasparenza che l’hanno portata alla guida del partito.
Un principio di rottura tra Pd nazionale e regionale
La questione del terzo mandato di De Luca non riguarda solo il futuro della Campania, ma apre una profonda spaccatura tra il Pd nazionale, che ribadisce il rispetto della legge nazionale sui limiti di mandato, e il Pd campano, dove gran parte dei consiglieri regionali (tranne uno) ha espresso un sostegno alla candidatura di De Luca. Questa divisione potrebbe avere importanti conseguenze elettorali, minando la compattezza del centrosinistra nella regione e favorendo indirettamente il centrodestra.
Schlein ha aggiunto che il rispetto del limite dei due mandati deve valere per tutti, anche per figure di rilievo come Antonio Decaro e Stefano Bonaccini, che pure sono nomi molto apprezzati all’interno del Pd. “Le regole valgono per tutti e se qualcuno non è abituato perché prima funzionava diversamente, adesso è bene che si abitui al cambiamento perché io sono stata eletta esattamente per fare questo”, ha sottolineato. Con queste parole, Schlein ha evidenziato un cambio di rotta: il Pd che intende costruire non tollera favoritismi o eccezioni.
L’approvazione della norma regionale e la risposta del Consiglio campano
Nell’ambito di questa diatriba, venerdì scorso, la prima commissione del Consiglio regionale della Campania ha approvato una proposta di legge che recepisce il limite dei due mandati previsto dalla normativa nazionale. Tuttavia, la proposta contiene un’interpretazione che permetterebbe a De Luca di ricandidarsi, in quanto prevede che il conteggio dei mandati cominci solo a partire dall’entrata in vigore della nuova legge. Questa interpretazione, a favore del presidente uscente, è stata sostenuta da quasi tutti i consiglieri del Pd campano, suscitando non poche polemiche e critiche da parte del Pd nazionale, che invece intende mantenere una linea di rigore.
Il Consiglio regionale campano dovrebbe ratificare formalmente il provvedimento, sancendo così ufficialmente il via libera alla candidatura di De Luca. Questo passaggio, se confermato, potrebbe causare una spaccatura evidente tra il Pd nazionale e quello campano. La frattura interna potrebbe risultare particolarmente rischiosa in termini elettorali: una candidatura di De Luca, sostenuta solo a livello locale, potrebbe complicare la posizione del centrosinistra alle prossime elezioni, aumentando il rischio di dispersione dei voti.
Il rischio di una crisi elettorale per il centrosinistra
Nel caso di una autocandidatura di De Luca, ipotesi che appare ormai probabile, il centrosinistra potrebbe trovarsi in seria difficoltà. La candidatura di un rappresentante del Pd nazionale, diverso dal presidente uscente, rischierebbe infatti di disperdere i voti nell’area progressista, favorendo inevitabilmente la competizione del centrodestra. La candidatura di De Luca, supportata solo dal Pd regionale, sottrarrebbe consensi a un eventuale candidato ufficiale del partito nazionale, creando una frattura nel voto progressista.
I candidati alternativi del centrosinistra
Nel centrosinistra si stanno già considerando nomi alternativi a De Luca per cercare di costruire una proposta elettorale solida e unitaria. Tra i profili possibili emerge quello di Gaetano Manfredi, attuale sindaco di Napoli e figura rispettata per il suo impegno amministrativo e per essere stato il primo eletto come espressione del cosiddetto “campo largo”, l’alleanza di centrosinistra che ha unito il Pd e il Movimento 5 Stelle in Campania.
Un’altra ipotesi, nel caso in cui il candidato del centrosinistra fosse il risultato di un accordo tra Pd e M5S, è rappresentata da Roberto Fico, ex presidente della Camera. Tuttavia, la sua candidatura sarebbe possibile solo se all’interno del Movimento 5 Stelle prevalesse la linea del superamento del vincolo dei due mandati, regola che attualmente limita le possibilità di molti esponenti storici del M5S. Questa eventualità potrebbe offrire una soluzione condivisa, ma richiede un passo formale da parte del M5S che ancora non è stato deciso.
Scenari futuri per il Pd e le elezioni in Campania
La scelta del Pd di bloccare il terzo mandato di De Luca rappresenta una mossa forte e simbolica, che punta a rinnovare la trasparenza e la credibilità del partito. Tuttavia, la possibilità di una candidatura autonoma di De Luca apre scenari elettorali complessi, con il rischio concreto di una divisione nel campo progressista. In uno scenario del genere, una parte dell’elettorato di centrosinistra potrebbe sentirsi scoraggiata e astenersi dal voto, aumentando le possibilità di vittoria del centrodestra.
La situazione della Campania evidenzia come il rinnovamento della leadership nel Pd non sia privo di ostacoli, soprattutto nelle regioni dove il radicamento delle figure locali è forte. Tuttavia, Schlein sembra intenzionata a mantenere la sua linea, anche a costo di sacrificare il consenso a breve termine, per ricostruire un partito che punti su regole chiare e sul rispetto delle normative.
Questo momento rappresenta un banco di prova per la leadership di Schlein, il cui operato potrebbe influenzare non solo il futuro del Pd in Campania, ma anche quello dell’intero partito a livello nazionale.