Elizabeth Cady Stanton, nata il 12 novembre 1815, rappresenta una figura chiave nella storia dell’Emancipazione Femminile negli Stati Uniti nel XIX secolo, fu una pioniera nella lotta per i diritti delle donne. Il suo impegno e la sua leadership a Seneca Falls nel 1848 rappresentano un momento cruciale nella storia del movimento femminile.
La metà del XIX secolo negli Stati Uniti d’America, rappresentava un’epoca caratterizzata non solo dalla lotta per i diritti civili e la fine della schiavitù, ma segna anche l’emergere del movimento femminile. Parallelo alle rivendicazioni degli schiavi, il movimento femminile lottava contro l’oppressione subita dalle donne e il loro status sociale e politico invisibile. La promessa di uguaglianza e libertà sancita dalla Costituzione sembrava essere stata tradita.
Nel 1848, un gruppo di donne di classe media, riunite nella casa di Jane Clothier Hunt a Waterloo, New York, diede inizio al movimento femminile. Il gruppo includeva figure notevoli come Lucretia Mott, Martha Coffin Wright, Mary Ann McClintock, ed Elizabeth Cady Stanton. Queste donne avevano vissuto in prima persona le umiliazioni e le discriminazioni dovute al loro genere. Ad esempio, Cady Stanton e Mott avevano partecipato a un evento a Londra nel 1840, la World Anti-Slavery Convention, ma erano state discriminate e relegate a una sezione separata. In risposta, salirono sul palco e chiesero che si affrontasse anche la questione dei diritti delle donne.
Nel contesto degli Stati Uniti dell’epoca, le donne erano private del diritto all’istruzione e confinate alle attività domestiche. Il matrimonio, spesso imposto, rappresentava il passaggio dalla tutela paterna al controllo maritale, relegando legalmente le donne a uno status di minore età.
Le leggi matrimoniali erano rigide e non concedevano alcuna flessibilità. L’obbligo della coverture significava che le donne perdevano la propria identità giuridica e subivano numerose restrizioni, tra cui il divieto di possedere proprietà, stipulare contratti, redigere testamenti, firmare documenti, intraprendere qualsiasi iniziativa autonoma o persino citare in giudizio qualcuno.
Mentre Jane Clothier Hunt si occupava dell’ospitalità durante l’incontro, Elizabeth Cady Stanton cominciò a sviluppare una piattaforma programmatica. Nonostante non fosse quacchera, Elizabeth Cady Stanton aveva una profonda sensibilità per le ingiustizie subite dagli oppressi. Armata di carta, penna e calamaio, redasse la Declaration of Sentiments, un documento che sarebbe diventato un pilastro del femminismo internazionale. Questo documento si ispirava alla Dichiarazione di Indipendenza del 1776, sancendo che “tutti gli uomini e le donne sono creati uguali; che sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili; che tra questi ci sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità“.
La Declaration of Sentiments elencava quindici punti che denunciavano la sistematica violazione dei diritti delle donne da parte degli uomini, tra cui il diritto di voto, la rappresentanza, la proprietà e il controllo sulla propria vita. Il documento sosteneva che le leggi che relegavano le donne a un ruolo inferiore erano contrarie alla natura stessa e non avevano autorità. Riconosceva che le donne avevano le stesse capacità e responsabilità degli uomini, e che avevano il diritto di partecipare a ogni causa giusta, comprese le questioni morali e religiose.
Questo documento fu sottoscritto da 68 donne e 32 uomini durante la Women Rights Convention tenutasi nel 1848 nella Wesleyan Chapel di Seneca Falls. L’evento, che vide anche l’intervento di Frederick Douglass, un ex schiavo e sostenitore dei diritti civili, ebbe un impatto significativo e provocò discussioni intense. Mentre alcuni minimizzavano le richieste delle donne, altri temevano che le rivendicazioni femminili potessero minare la lotta per l’abolizione della schiavitù. Tuttavia, ciò che suscitò più scandalo fu l’abbigliamento di Elizabeth Cady Stanton e di sua cugina Elizabeth Smith Miller, che indossarono i cosiddetti “bloomers,” pantaloni alla moda maschile. Nonostante le critiche, queste donne non si fecero intimidire e celebrarono il sostegno significativo ricevuto da una comunità di circa trecento persone di diversa età, genere, provenienza e estrazione sociale, unite dalla stessa lotta per la giustizia.
Sebbene fossero passati vent’anni dallo scalpore provocato da Elizabeth Cady Stanton, la lotta per i diritti delle donne negli Stati Uniti non si era placata. Nel 1869, lo stato del Wyoming concesse alle donne il diritto di voto amministrativo, seguito un anno dopo dallo stato dello Utah. Susan B. Anthony, una delle fondatrici dell’American Rights Association insieme a Elizabeth Cady Stanton, fu arrestata nel 1872 per aver tentato di votare alle elezioni presidenziali. Sebbene fosse stata multata, rifiutò ostinatamente di pagarla. La lotta continuò fino al 1920, quando il Congresso ratificò il XIX emendamento costituzionale, concedendo alle donne il diritto di voto. Questo fu il primo dei diritti reclamati nella Declaration of Sentiments a Seneca Falls, un traguardo raggiunto settant’anni dopo quell’incontro tra amiche.