La presidente Elisabetta Casellati vota ed è decisiva: passa la linea del centrodestra, lunedì il voto sull’autorizzazione a procedere per Salvini.
La seconda carica dello stato, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, scende dal suo alto scranno senza alcun imbarazzo e consegna la vittoria alla fazione che sta dannandosi l’anima per assicurare alla Lega l’assist che potrebbe farle vincere la partita in Emilia Romagna.
Non è vietato dai regolamenti, certo, come non è vietato che il Salvini chiami “ladro di democrazia” il vertice della Magistratura, come non era vietato che il Di Maio chiedesse l’impeachment del presidente Mattarella senza neppure sapere cosa significhi. Non è vietato, ma ci fornisce l’esatta misura di quanto le istituzioni repubblicane a difesa della democrazia siano in pericolo.
Che la bassa politica, quella della nipote di Mubarak, dei 49 milioni, dei lager libici, del sabotaggio dei referendum, delle leggi elettorali “ad usum delphini” e di quelle ordinarie “ad personam”, dei conflitti d’interesse e dei finanziamenti illeciti si sia trasformata in una indegna gazzarra è sotto gli occhi di tutti e non da oggi.
Ci siamo abituati come ci siamo abituati alle mafie, ai teppisti da stadio, ai femminicidi, agli squadristi e ai pirati della strada, ma ciò che sta scricchiolando oggi sono i pilastri, gli architravi e le fondamenta delle istituzioni democratiche, quelle che fanno la differenza tra l’Italia e la Turchia di Erdogan.
E poi non dite che non vi avevo avvertito.
Mario Piazza