In Cile si è votato a maggio per i 155 membri dell’assemblea costituente che dovranno redigere la nuova Carta fondamentale. A luglio, invece, l’assemblea ha votato la sua presidente. Elisa Loncón, la vincitrice, è emblema di un nuovo Cile. Un Paese che si pone vicino ai diritti di tutti i popoli e che mantiene una forte impronta femminista.
Elisa Loncón è la nuova presidente dell’assemblea costituente cilena, che avrà il compito, per al massimo altri nove mesi, di redigere una nuova Carta fondamentale. Loncón è un’accademica e linguista di 58 anni, è nativa mapuche e viene dalla regione dell’Araucanía, nel Cile centro-meridionale. Queste caratteristiche la rendono un simbolo per il suo Paese e un megafono per le voci dei popoli nativi e delle donne. E lei ne è ben consapevole.
La rivincita dei mapuche (e non solo)
Il 4 luglio, Elisa Loncón era riconoscibilissima già prima del suo discorso. L’accademica e nuova presidente teneva in mano sventolandola la bandiera dei Mapuche. Appena ha aperto la bocca, le sue parole sono state in mapudungun, la lingua mapuche, per poi rivolgere un saluto a tutto il suo Paese:
Un grande saluto al popolo cileno dal nord alla Patagonia e dal mare alle montagne
L’identità mapuche rende Loncón una persona in grado di battersi secondo un certo modello di Paese. Il gruppo etnico dei Mapuche è quello più prosperoso nel Cile, ma ne esistono tanti altri, tra cui gli Aymara, i Quechua e i Diaguita. Tutte minoranze che l’assemblea costituente incorpora con 17 membri. Ma Loncón non chiede solo rappresentanza e non ha offerto solo quella.
Nel proseguo del suo discorso ha affermato:
L’assemblea che devo presiedere trasformerà il Cile in un Cile plurinazionale; in un Cile interculturale; in un Cile che non viola i diritti delle donne; in un Cile che si prende cura della madre terra e pulisce anche le acque. È il sogno dei nostri antenati, un sogno che si avvera, è possibile rifondare questo Cile, stabilire una nuova relazione tra il popolo mapuche, le nazioni originarie e tutte le nazioni che compongono questo paese
Elisa Loncón ha iscritto in questo modo l’intenzione di creare un Cile plurinazionale, che quindi garantisca una terra a ogni popolo. Il Cile dovrà garantire a ogni minoranza autoctona i diritti che le spettano, tra cui quelli di lingua e cultura.
Il sogno di un Cile unito e inclusivo si sposa perfettamente con l’altra causa sostenuta da Loncón e dai cittadini che hanno votato l’assemblea: un Paese femminista.
Elisa Loncón e il femminismo cileno
L’assemblea costituente cilena è la prima al mondo ad essere equamente suddivisa tra uomini e donne. Si compone, infatti, di 78 uomini e 77 donne. Una caratteristica fortemente voluta dagli e dalle esponenti del femminismo cileno.
L’intenzione dell’universo femminista, eletto da 15 milioni di cittadini il 15 e 16 maggio durante le votazioni per l’assemblea, è quello di un Paese paritario. La costituzione dovrà prevedere l’uguaglianza totale tra uomini e donne.
Per Elisa Loncón questo è un passaggio imprescindibile. Lo si è visto chiaramente nelle sue parole dopo l’elezione:
Questo saluto e ringraziamento riguarda anche la diversità di genere; questo saluto è per le donne che hanno camminato in direzione contraria a tutti i sistemi di dominazione. Grazie a loro stiamo creando un modo di essere plurale, un modo di essere democratico e partecipativo
È quindi grazie alla ribellione contro l’oppressione che il femminismo conduce che tante altre battaglie si possono compiere. Loncón ha visto nitidamente il nesso tra l’oppressione della donna e quella dei popoli nativi.
In questo momento, la strada è una sola: va verso il pluralismo e l’uguaglianza.
Antonia Ferri