Elio Vito: “Chi è stato radicale una volta lo è per sempre”

Credits Elio Vito

Una vita dedicata alla politica, da Radicale all’interno di Forza Italia. Dopo trent’anni Elio Vito abbandona il partito e il Parlamento. Ora è tornato alle battaglie civili e alle piazze, ma quali sono le sue posizioni sulle vicende odierne?

La storia politica di Elio Vito

Elio Vito è un decano del Parlamento, esperto di tutti i meccanismi e delle dinamiche interne ai palazzi della politica italiana. Un politico di professione che ha scelto di non svolgere altri lavori, nella convinzione che per farne uno bene bisogna dedicarsi solo a quello.

Elio Vito
Elio Vito con Massimo Teodori e Marco Pannella alla manifestazione antiproibizionista del 1989 a Roma

Radicale dalla prima giovinezza, si appassiona alle battaglie civili portate avanti da Marco Pannella e proprio con la sua lista viene eletto nel 1987, a 27 anni, nel consiglio comunale di Napoli. Sempre con i radicali entra per la prima volta, nel 1992, alla Camera dei Deputati.

Nel 1994 la Lista Marco Pannella sigla un’accordo con la neonata Forza Italia di Silvio Berlusconi e Vito viene rieletto alla Camera. Da questo momento inizia una carriera politica che lo porta ad essere uno dei più importanti esponenti di FI, con la quale ricopre incarichi di governo ma anche di guida del gruppo parlamentare.

La rottura con Forza Italia

La sua carriera trentennale all’interno del Parlamento e di FI si interrompe, dopo una lunga fase di dissenso interno in cui viene sempre più marginalizzato, a causa delle posizioni che il suo ormai ex partito assume su alcune questioni fondamentali.

Vito è apertamente contrario alle posizioni troppo vicine a Lega e Fratelli d’Italia, ma non si ritrova neanche con le posizioni oscurantiste su Cannabis, Aborto, Eutanasia e sul DDL Zan. Non condivide inoltre le posizioni poco nette della coalizione sulla guerra in Ucraina, ma la classica goccia che fa traboccare il vaso è l’appoggio del suo partito ad esponenti con legami con Casapound alle amministrative di Lucca.

La Storia con Forza Italia si chiude quindi il 19 giugno e contemporaneamente si chiude, almeno per il momento, la sua carriera da parlamentare.

Le dimissioni da Montecitorio arrivano per coerenza. Vito non si sente rappresentato dal partito che lo ha eletto e non sceglie di cambiare partito, ma di lasciare il suo posto in Parlamento.



L’intervista

Chi è stato radicale una volta lo è per sempre. Io lo sono stato a lungo, sin da ragazzo, come militante, consigliere comunale e deputato. Non sono tornato alle origini per la semplice ragione che non le ho mai lasciate. Anche in Forza Italia ci sono entrato con Pannella.

Ma, diciamo innanzitutto che questi temi e più in generale quelli che riguardano i diritti civili sono trasversali ed è giusto che sia così. Molti giovani dentro FI e sicuramente tanti suoi elettori li condividono. Ed anche tra i miei ex colleghi in questa legislatura non sono stato il solo a votare il ddl Zan o il fine vita. È vero, però, che FI non è più quella di una volta, me ne sono andato e mi sono dimesso per questo. Un tempo Forza Italia era aperta ai diritti, era liberale, anche socialista, radicale. Oggi segue anche su temi così delicati la linea della Lega e di FdI.

Non so e francamente non mi interessa questa comunione con la sinistra. Certo mi sono allontanato da questa destra. Quella che mi interessa è la mia libertà, che in FI non potevo più esercitare. Per il resto continuo a pensare che sia necessaria anche in Italia una destra liberale, antifascista, europeista. Ma non è quella che abbiamo oggi, purtroppo.

Cappato sta facendo una giusta battaglia per la democrazia che condivido ed ho sottoscritto. Non mi piace, però, una lista che si richiami ai referendum, che sono dei cittadini e di tutti e non dei partiti o di uno solo.

Ho vissuto tutto benissimo, mi sono dimesso, ho chiesto io che le dimissioni fossero come giusto votate ed accettate subito. Nella mia vita ho imparato a non pensare ed a non farmi influenzare da ex.

Penso che Gelmini e Carfagna abbiano fatto bene, anche se io ho fatto scelte diverse. Hanno scelto il Paese, il governo del quale fanno parte piuttosto che il partito, il capo che gli ha voltato le spalle. Brave

Alessandro Milia

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