L’accumulo di materiale plastico nei mari è un problema di estrema urgenza, ma nonostante ciò non sembra rallentarsi, tanto meno fermarsi. Prendere in mano alcuni dati al riguardo, vuol dire infatti rimanere facilmente e decisamente sconcertati. Basti pensare alla famosa “isola di plastica“, ossia l’enorme accumulo di questo materiale situato nell’Oceano Pacifico (si parla di 80mila tonnellate di rifiuti) con un’estensione spaventosa, seppur non sia precisamente definibile: le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km², ovvero un’area addirittura più estesa della superficie degli Stati Uniti.
Fonte: greenme.itMa perché tutta questa plastica finisce nel mare? Innanzitutto, contrariamente a quanto forse si può pensare, l’80% dei rifiuti presenti nell’oceano non provengono dalle barche, navi o piattaforme petrolifere, bensì dalla terra. Ciò detto, perché proprio la plastica? E’ piuttosto semplice: ne produciamo una quantità smisurata, si tratta di un materiale molto resistente, non biodegradabile e inoltre nell’area in cui si è maggiormente focalizzato l’accumulo, vi è anche la corrente oceanica, caratterizzata da un movimento a spirale in senso orario, il cui centro è proprio questa zona dell’Oceano Pacifico, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro.
Tuttavia, a breve avverrà la più grande pulizia degli oceani mai compiuta, grazie alla pura e semplice passione per il mare di un ragazzo di nome Boyan Slat. Nel 2012 Boyan aveva 16 anni, e dopo una vacanza in Grecia durante la quale facendo immersioni ha visto più plastica che pesci, ha deciso di dedicarsi alla ricerca per risolvere il problema che tanto lo sconvolse. Così, dopo il diploma realizza una presentazione di dieci minuti in cui esponeva il suo progetto, nonché sogno: costruire delle particolari barriere, che fluttuando nel mare accumulerebbero rifiuti sfruttando la forza del vento e delle onde. Questo sistema permetterebbe una raccolta passiva e sostenibile, in quanto non sarebbe nemmeno necessario l’uso di navi e carburante, tecnica che peraltro sarebbe troppo costosa. In ogni caso, il video che esplicava la geniale idea non è stato colto subito fino in fondo, e ha dovuto aspettare parecchio tempo per riscuotere successo.
Il mantra di Boyan è sempre rimasto “Se non puoi andare a prendere la plastica, lascia che la plastica venga a te”, e nonostante le difficoltà iniziali, ora può contare su donazioni e cooperazioni di diversi scienziati per sviluppare il suo progetto di tecnologia avanzata, che verrà finalmente messo in pratica per la prima volta l’8 settembre 2018. Ergo, mai abbandonare un sogno in cui si crede fortemente.
Roberta Rosaci