Elezioni regionali in Emilia-Romagna: un banco di prova per l’asse giallo-rosso

Il nuovo asse di governo formato da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle ha ottenuto lunedì sera la fiducia alla Camera dei Deputati. Una delle prime sfide sarà quella di mantenere il controllo della roccaforte rossa. Le elezioni regionali in Emilia-Romagna saranno un vero banco di prova per i due partiti che tenteranno di trovare un accordo per arginare l’avanzata della destra.

Le elezioni regionali in Emilia-Romagna sono un tema caldissimo nell’agenda politica del Paese. La Regione è da sempre considerata una roccaforte rossa ed è amministrata dalla sinistra dal 1970, motivo per cui assume una grande importanza. L’Emilia-Romagna ha avuto modo di vedere tutte le mutazioni endogene alla socialdemocrazia italiana, dal PCI fino al PD. Tuttavia, per la prossima tornata elettorale si ipotizza un accordo tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle anche in chiave regionale per fermare la Lega ed il centro-destra. Questo banco di prova per l’asse giallo-rosso potrebbe rivelarsi cruciale sul piano nazionale, in bene o in male.

Data e candidati

Due elementi tanto fondamentali quanto ancora remoti. La data, ad oggi, resta ancora da definire ma è auspicabile che le elezioni regionali in Emilia-Romagna si terranno verso la seconda metà di gennaio 2020. Il giorno più probabile è domenica 26 gennaio.




I candidati “forti” per queste elezioni dovrebbero essere il governatore uscente Stefano Bonaccini, appoggiato dal centro-sinistra e da Liberi e Uguali, e la senatrice leghista Lucia Borgonzoni spinta dalla coalizione di centro-destra che ha dominato le ultime tornate comunali e regionali. Discorso più complesso per il candidato dei pentastellati. Attualmente, il M5S non ha né candidati né nomi di massima e per questo potrebbe appoggiare il PD. In ogni caso la presentazione del candidato, per quanto remota, non dovrebbe essere in dubbio. Questo ritardo però potrebbe rivelarsi fatale in vista dell’imminente campagna elettorale. Non è chiaro nemmeno se verranno indette le “regionarie” sulla piattaforma Rousseau per decidere il nome del candidato alla presidenza della Regione.

Riflessi sul piano nazionale

I risultati dei sondaggi politici a seguito della crisi di governo e della nascita del “Conte bis” sono cambiati drasticamente negli ultimi trenta giorni. La Lega che sembrava in procinto di toccare il 40% è in caduta libera e si attesta attorno al 30% restando comunque il primo partito italiano. Il delta percentuale con le nuove forze di governo è diminuito al 6% nei confronti del PD e di poco meno del 9% rispetto al M5S. Tuttavia, questo trend è destinato ad invertirsi nel breve-medio periodo. La Lega all’opposizione potrà riproporre i tradizionali must comunicativi che tanto hanno fatto breccia nei cuori dell’elettorato salviniano.

Da non sottovalutare la tenuta dell’asse di centro-destra che non appare più solido come nel 2018. Ciò nonostante, in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna si andrà verso una conferma delle alleanze di maggioranza e opposizione. Gli ultimi rilevamenti davano la Lega come primo partito in regione ma con uno scarto quasi impercettibile dal PD. Un ruolo decisivo lo giocheranno le liste civiche!

L’importanza simbolica dell’Emilia-Romagna

Le forze politiche sanno benissimo che l’Emilia-Romagna è cruciale negli equilibri socio-culturali italiani e per questo è così ambita. Il primo a porre in evidenza l’importanza simbolica di questa regione è stato Massimo Cacciari. Nonostante lo scetticismo sull’intesa giallo-rossa, l’ex sindaco di Venezia ha invocato ad un accordo tra PD e M5S in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna. Paradossalmente, questa tornata elettorale potrebbe rivelarsi un boomerang per i nuovi equilibri nazionali visto che un’eventuale sconfitta del centro-sinistra segnerebbe uno snodo chiave nella storia politica italiana.

Federico Smania

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