Non si è realizzato nemmeno quest’anno, per i cittadini afghani, il sogno di poter votare senza rischiare la vita: le elezioni presidenziali 2019, infatti, si sono presto macchiate di sangue. Almeno cinque vittime, tutte facenti parte delle forze dell’ordine, in attentati disseminati per tutto il paese: la prima vittima a causa di un’esplosione presso un seggio nel distretto Sorkh Rod, nella provincia di Nangarhar. Una seconda vittima colpita da un razzo a Kunduz. In un seggio di Kandahar, invece, almeno 15 feriti per una bomba. In tutta la nazione, il bilancio dei feriti tra i civili sale a 37.
I talebani avevano da tempo promesso di colpire i seggi elettorali con una serie di attentati mirati, per tentare di impedire in ogni modo il regolare svolgimento delle elezioni. Lo scorso 17 settembre, 48 persone erano state uccise e dozzine ferite a seguito di due attentati pre-elettorali: il primo a Charikar, a un comizio del Presidente Ashraf Ghani. il secondo a Kabul, nei pressi della Zona Verde.
Per la delicata giornata di ieri sono stati impiegati circa settantamila uomini delle forze armate, misura che tuttavia non è stata sufficiente a prevenire la tragedia. In attesa di ulteriori aggiornamenti sulle vittime e sulle condizioni dei feriti gravi, si è conclusa così l’ennesima, ordinaria pagina nera nella storia di una democrazia mutilata.
Il voto
I seggi si sono aperti ieri mattina alle ore 7 (ora italiana 4:30) e si sono chiusi alle ore 15 (le 12 in Italia). I cittadini chiamati alle urne sono stati circa 9 milioni e mezzo: quasi cinquemila le sedi elettorali in tutto il paese. I due candidati più quotati sono il presidente uscente Ashraf Ghani e il capo dell’esecutivo Abdullah Abdullah (Coalizione Nazionale dell’Afghanistan): i due leader hanno condiviso il potere negli ultimi cinque anni, in un governo di unità. Dopo i sospetti di brogli delle elezioni 2014, il governo afghano ha impiegato per le elezioni odierne un avanguardistico sistema di riconoscimento, che prevede l’identificazione di impronte digitali e lineamenti del viso, pur tutelando l’anonimato nominale. Per i risultati delle elezioni probabilmente si dovranno attendere diverse settimane, ma il clima attuale fa presagire un nuovo periodo di crisi per la già fragile democrazia afghana: tuttavia il dato evidenziato dai funzionari afgani, che sottolinea come le violenze odierne siano state inferiori del 90% rispetto a quelle delle elezioni 2014, lascia un barlume di speranza a un paese che molti ritengono ancora in grado di risollevarsi, a dispetto della sua drammatica storia.
Agata Virgilio