Elezioni parlamentari in Georgia: al voto per il sogno europeo

Elezioni parlamentari in Georgia: al voto

Elezioni parlamentari in Georgia tra candidati filorussi ed europeisti

Il 26 ottobre si terranno in Georgia le elezioni parlamentari, in quello che si preannuncia un momento cruciale per il futuro democratico ed europeo del paese. Il partito Sogno Georgiano, in carica dal 2012, è indicato dai sondaggi come il principale candidato alla vittoria con circa il 34% delle preferenze. Nel corso degli ultimi mesi, ha assunto una posizione europeista sempre più ambigua, che include l’adozione di politiche antidemocratiche, l’utilizzo di una retorica ostile nei confronti dei paesi occidentali e il tentativo di riavvicinamento alla Russia.

Il sistema elettorale delle elezioni parlamentari in Georgia è di tipo puramente proporzionale. Ogni partito e coalizione eleggerà un numero di rappresentanti in proporzione alla percentuale di voti ottenuti. Per la maggioranza assoluta, sono necessari 76 seggi su 150. La soglia di sbarramento è al 5%.

In totale, partiti e coalizioni registrati per le elezioni parlamentari in Georgia sono ventisette ma solo quattro di questi sembrano avere concrete possibilità di superare la soglia. La coalizione Unità – Movimento Nazionale, data intorno al 18%; Coalizione per il cambiamento, con oltre il 15% dei consensi; Georgia Forte, che si attesta al 10%. Infine, Per la Georgia, l’unico partito a correre indipendentemente, anch’esso con circa il 10% delle preferenze.  Nonostante condividano la visione di un futuro europeo della Georgia, non parteciperanno alle elezioni come un unico blocco europeista.

Il candidato principale

Le elezioni parlamentari in Georgia del 26 ottobre si configurano sempre più per i cittadini come una scelta tra Europa e Russia. Sebbene i principali esponenti di Sogno Georgiano abbiano espresso a più riprese la volontà di proseguire il percorso di integrazione europea, il deterioramento dei rapporti con Bruxelles fa presumere che una sua riconferma al governo possa chiudere definitivamente le porte dell’Unione europea.

Sogno Georgiano è stato fondato nel 2012 dall’imprenditore Bidzina Ivanishvili, considerato il leader de facto del partito. Ha vinto le elezioni nello stesso anno e si è riconfermato in maniera indipendente alle elezioni del 2016 e del 2020. Autodefinitosi di centrosinistra e filoeuropeo, nel corso del tempo si è trasformato in un partito euroscettico di stampo conservatore. La salvaguardia della sovranità del paese e dei valori tradizionali hanno rappresentato il perno della campagna elettorale, insieme ad una narrazione che ha fatto leva sulla paura della guerra e vede nell’opposizione sostenuta dall’Occidente fonte di instabilità e conflitto.

Le relazioni tra Tbilisi e Bruxelles sono deteriorate in particolare negli ultimi mesi, in seguito all’adozione da parte del governo della cosiddetta “legge sugli agenti stranieri”, la quale prevede che le ONG che ricevano più del 20% dei fondi dall’estero debbano registrarsi come aziende che promuovono gli interessi delle potenze straniere. In risposta al provvedimento, l’UE ha congelato lo status di candidato della Georgia, ottenuto nel 2023, fino a revoca della legge. Tra le altre questioni, l’approvazione della Legge sui valori della famiglia e la protezione dei minori per colpire la comunità LGBT del paese ha ulteriormente incrinato i rapporti.

Parallelamente all’adozione di politiche antidemocratiche, il governo georgiano ha inoltre fatto progressivamente uso di una retorica ostile nei confronti delle istituzioni europee e assunto un atteggiamento conciliante verso Mosca, se non altro per la remota speranza di riannettere i territori di Ossezia del Sud e Abcasia, occupate per l’appunto dalla Russia dal 2008.

Esponenti di spicco del partito hanno fatto allusioni a un presunto tentativo di colpo di stato organizzato da forze non meglio identificate con l’obiettivo di aprire un secondo fronte di guerra con la Russia. Hanno accusato l’opposizione del paese di lavorare per il cosiddetto “partito globale della guerra” e paragonato le proteste in Georgia all’Euromaidan in Ucraina del 2014, sostenendo implicitamente l’ingerenza straniera sui successivi governi ucraini. Seppur mai menzionati, presumibilmente il riferimento è all’UE e agli USA.

L’opposizione alle elezioni parlamentari in Georgia

Coalizioni e partiti che sfideranno Sogno Georgiano alle elezioni parlamentari sono dunque quattro.

Unità – Movimento Nazionale, che raccoglie i fedeli dell’ex Presidente Mikheil Saakashvili. La coalizione, il cui principale partito è Unità, che ha guidato il paese dal 2003 al 2012, raccoglie forze liberali ed europeiste. Coalizione per il cambiamento, prevalentemente composto da membri fuoriusciti dal partito di Saakashvili e anch’esso di stampo liberale ed europeista. Georgia Forte, ideologicamente affine alle prime due coalizioni. Il partito più importante è Lelo, guidato dall’ex banchiere Mamuka Khazaradze e composto da ex membri del partito al governo. Infine, Per la Georgia, l’unico partito a partecipare alle elezioni parlamentari senza coalizione, di orientamento socialdemocratico e fondato dell’ex Primo ministro Giorgi Gakharia, dopo l’uscita dalle fila di Sogno Georgiano.

I tentativi di questi quattro gruppi di presentarsi come un unico fronte sono sostanzialmente falliti, soprattutto a causa di “differenze inconciliabili” tra Georgia Forte e Per la Georgia. Grazie agli sforzi del Presidente Salomé Zourabichvili, i partiti dell’opposizione sono comunque riusciti a trovare un accordo sulla cosiddetta Carta Georgiana, una sorta di memorandum per favorire la collaborazione tra i partiti europeisti in caso di vittoria. Tra i punti cruciali, il documento cita l’abolizione di leggi che sono in contrasto con i principi dell’UE, la revisione del sistema giuridico e il miglioramento del sistema elettorale.

Il futuro della Georgia tra Unione europea e Russia

Oltre alle politiche volte a colpire le organizzazioni non governative e la comunità LGBT, ad aggravare le preoccupazioni sulla tenuta democratica del paese è stata la possibilità, paventata dal de facto leader di Sogno Georgiano Ivanishvili, di bandire i principali partiti dell’opposizione nel caso in cui riesca ad ottenere la maggioranza costituzionale in Parlamento, vale a dire 113 seggi su 150.

In pratica, la vittoria alle elezioni parlamentari dell’attuale partito al governo rischia di minare ulteriormente le fondamenta democratiche del paese e di conseguenza allontanarlo dall’Europa. Se Sogno Georgiano decidesse di proseguire lungo la linea tracciata negli ultimi mesi, l’UE difficilmente deciderà di “scongelare” lo status di candidato della Georgia e l’ingresso nell’Unione europea diverrebbe a tutti gli effetti impossibile.

La vittoria dei partiti dell’opposizione permetterebbe invece di riprendere il processo di integrazione europea da dove è stato interrotto. La Carta Georgiana rappresenterebbe presumibilmente il punto di partenza del nuovo governo europeista e il primo passo per normalizzare le relazioni con Bruxelles.

In sostanza, se Sogno Georgiano non dovesse tornare sui propri passi, le probabilità che Bruxelles acconsenta a restituire la candidatura alla Georgia ed eventualmente avviare i negoziati per l’adesione sono prossime allo zero. Allo stato attuale, solamente una vittoria dell’opposizione alle imminenti elezioni parlamentari in Georgia può tenere vivo il sogno europeo della Georgia.

Lorenzo Asquini

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