Mancano sei mesi alle elezioni in Turchia. Questa volta l’opposizione è più unita e più decisa rispetto a quanto è accaduto negli ultimi 20 anni e gli elettori hanno fiducia in un cambiamento che sta per arrivare. La domanda è: chi sarà il candidato dell’opposizione avversario di Erdogan?
Da quando è stata annunciata la data delle elezioni in Turchia sono principalmente due le figure favorite dagli elettori. Il primo è Mansur Yavas (ex membro del partito ultranazionalista Mhp), sindaco della capitale Ankara, che non ha annunciato né rifiutato una possibile candidatura alle presidenziali. Il secondo è Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul, la più grande città del paese. Queste due figure del partito di sinistra, il Partito popolare repubblicano (Chp), hanno un posto speciale nei cuori degli elettori che sono stanchi dall’amministrazione decennale dei politici dell’Akp, il partito del presidente Erdogan. Entrambi hanno una cosa in comune: non si collocano troppo a sinistra pur difendendo sempre i valori del partito e le libertà. Riescono quindi a conquistare anche i cittadini che si identificano al centro o al centrodestra, inoltre Imamoglu ha riscosso un buon consenso fra gli elettori del partito pro-curdo Hdp decisivi per la sua elezione.
Il peso della “Tavola dei sei”
La Tavola dei sei è l’alleanza dei sei partiti di opposizione, ideologicamente diversi fra loro ma che si sono uniti per creare un blocco forte contro l’Akp e Mhp (la coalizione di destra e di maggioranza). La Tavola dei sei è composta dal Chp, il Buon partito (Iyi), una fazione separatista del MHP, il partito islamista Felicità (Sp), il Partito democratico (Dp) e anche il Partito futuro e il Partito democrazia e progresso (Deva) nati dopo le scissioni degli ex-ministri dell’Akp. Anche se ancora non ci sono certezze sulla strada che vorranno seguire per le elezioni, per la capacità trasversale di raccogliere consensi di Imamoglu, sembra essere lui un valido candidato comune per il blocco dei sei partiti.
La condanna di Imamoglu
Il 14 dicembre, İmamoğlu è stato condannato a due anni e sette mesi di carcere e al divieto di svolgere attività politica per una sua dichiarazione di tre anni fa in cui affermava che: “coloro che hanno annullato le elezioni del 31 marzo sono degli ‘sciocchi’” riferendosi ai membri del Consiglio elettorale supremo (Ysk). Dopo questa sentenza la popolarità del sindaco di Istanbul continua ad aumentare. I cittadini, infatti, la ritengono una mossa politica arrivata in un momento in cui il sostegno ad Erdogan non era mai stato così basso.
Il sostegno ad Erdogan in declino
Le amministrative del 2019 sono state la prima grande sconfitta di Erdogan. Da allora si sono visti dei piccoli segnali relativi ad un calo di consenso nei sondaggi. Alla fine di novembre, le dichiarazioni di voto al Presidente sono scese dal 50 per cento al 41.5. Le ragioni sono varie. Il potere di acquisto dei cittadini è calato a causa del deprezzamento della Lira turca e l’inflazione è salita circa all’80 per cento. L’aumento del salario minimo, anche due volte all’anno, non basta per i cittadini che quando vanno nei supermercati vedono i prezzi aumentare ogni giorno.
Inoltre, la legge della censura passata ad ottobre non lascia spazio alle critiche. I cittadini devono essere attenti nel commentare ciò che accade. I giornalisti corrono il rischio di essere sanzionati per le loro analisi sugli avvenimenti. In questo contesto nessuno più di Imamoglu riesce a dare speranza.
Attualmente la sua eleggibilità dipende dalla decisione della Corte d’Appello che arriverà nelle prossime settimane, quello che è certo è che Imamoglu rappresenta un possibile valido avversario per il presidente Erdogan per le prossime elezioni in Turchia.
Nazlican Cebeci