Elezioni in Turchia, l’analisi del primo turno

Elezioni in Turchia

Nel pomeriggio del 15 maggio sono arrivati i risultati ufficiali delle elezioni in Turchia del giorno precedente. Il partito di Erdogan, l’Akp, sarà la maggioranza nel Parlamento. Le elezioni presidenziali invece, andranno al secondo turno che si terrà il 28 maggio.

I giornalisti e professori che sostengono l’opposizione, affermavano che la sinistra avrebbe potuto portare un grande cambiamento alla politica. L’affluenza alle urne nelle elezioni in Turchia è stata dell’87,6 per cento. Nonostante i livelli altissimi di partecipazione non c’è stato il risultato tanto atteso dall’opposizione.

I dati delle elezioni presidenziali

C’erano 3 candidati per le presidenziali in Turchia. L’attuale presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, il leader dell’opposizione, Kemal Kilicdaroglu e Sinan Ogan, il politico nazionalista. I voti però si sono divisi tra 4 candidati: Erdogan, 49,50 per cento; Kilicdaroglu, 44,89 per cento; Ogan, 5,17 per cento e Ince 0,44 per cento. Muharrem Ince, il candidato presidente dell’opposizione nelle elezioni del 2018, aveva annunciato il proprio ritiro pochi giorni prima del voto. 

Queste elezioni di certo non sono state un grande successo per Erdogan. Nel 2018, le prime elezioni presidenziali della storia della Turchia, erano finite già al primo turno a favore di Erdogan. Il presidente aveva ottenuto il 52,59 per cento dei voti contro il 30,64 di Ince.

Le presidenziali del 2023 andranno al secondo turno. Il Consiglio elettorale supremo ha dato il via alle campagne elettorali dal tardo pomeriggio. Saranno decisivi i voti di Sinan Ogan che si definisce ultranazionalista e Kemalista. Durante la sua campagna elettorale aveva posto l’accento sui temi della gestione dell’immigrazione e sulle politiche contro i migranti siriani. Ancora non ha annunciato a chi andrà il suo sostegno.

I dati delle elezioni parlamentari

L’Akp, il partito di Erdogan è di nuovo il partito di maggioranza nel Parlamento della Turchia. C’è, però, una grande novità. L’Akp per la prima volta nella sua storia, quindi dal 2001, è sceso al minimo storico ottenendo il 35,84 per cento. Il partito ha perso 28 seggi al Parlamento.




Da sottolineare che nonostante la significativa discesa dell’Akp, il partito ha aumentato i suoi voti nelle 6 città dell’Est. Al contrario, Erdogan non ha aumentato il suo consenso in nessuna città.

Anche i dati dell’opposizione sono interessanti. Il Chp, primo partito di opposizione, ha ottenuto 23 seggi in più rispetto alle elezioni precedenti ottenendo il 25,57 per cento dei voti. Il suo alleato IYI, invece, ha ottenuto un seggio in più.

L’abbassamento dello sbarramento dal 10 per cento al 7 ha fatto la differenza per l’alleanza “Lavoro e Libertà” dei curdi e del Partito dei Lavoratori Turchi che insieme hanno ottenuto 65 seggi.

I sondaggi hanno sbagliato. L’effetto “Shy Tory”?

Secondo i sondaggi, Kilicdaroglu aveva un vantaggio di circa 5 punti, ciò indicava che era possibile per lui vincere anche al primo turno contro Erdogan. Forse i sondaggisti hanno sottovalutato l’effetto “Shy Tory” (timido Tory). Il termine è stato coniato nel Regno Unito nel 1992. Mentre i sondaggi mostravano che laburisti e conservatori erano testa a testa, i conservatori andarono a vincere per otto punti.

I conservatori, quindi, tendono a nascondere la propria scelta. Nel caso della Turchia ci si aspettava un maggior timore nel dichiarare il proprio voto da parte degli elettori di sinistra. Sembra sia accaduto, invece, che alcuni elettori di destra abbiano risposto ai sondaggi in modo non sincero al contrario di quelli di sinistra. In caso di timore, infatti, sembra che quest’ultimo abbia preferito non rispondere piuttosto che dichiarare il falso.

Il voto dei terremotati

Il voto dei terremotati è andato in grande parte ad Erdogan. Il presidente ha già un bacino elettorale elevato nel Est/Sudest del Paese insieme ai curdi. I curdi hanno portato un significativo risultato a Kilicdaroglu in una delle grandi città, Diyarbakir.

Secondo gli scienziati politici, spesso le conseguenze politiche del trauma collettivo di un terremoto possono farsi sentire negli anni successivi. Nell’immediato, però, le persone colpite tendono a votare per la stabilità. E’ già noto che il governo Erdogan stava tentando di controllare la narrazione attraverso una campagna di ricostruzione che potrebbe aver contribuito al risultato. Le aspettative dell’opposizione per uno scenario contrario, invece, derivano dall’ondata di cambiamento che aveva portato il terremoto del 1999 con l’ascesa al potere proprio di Erdogan.

La strategia dell’opposizione alle elezioni in Turchia è stata giusta? 

Il Chp aveva elaborato un programma elettorale complesso al contrario di quanto fatto dal Pd in Italia e dal Partito Socialdemocratico in Svezia. Infatti in questi due paesi l’opposizione si era focalizzata più sul pericolo di un’estrema destra populista che su un programma convincente, aprendo così la strada ai propri avversari.

L’opposta strategia del Chp non è comunque stata vincente. Molto probabilmente a causa della difficoltà di trasmettere le proprie idee agli elettori. In alcune città, nonostante un programma molto dettagliato, il Chp si è, però, concentrato più a far aumentare la visibilità dei singoli candidati che a spiegare il programma dettagliatamente. Quando questo non è avvenuto si sono registrate anche vittorie insperate come quella di Rize (città molto legata ad Erdogan) dove il candidato di sinistra si è fortemente impegnato a spiegare il progetto dell’Alleanza ed ha così ottenuto una vittoria che mancava da 43 anni.

Tutto rimandato quindi per l’elezione del presidente. Erdogan e Kilicdaroglu si sfideranno al ballottaggio il 28 maggio.

Nazlican Cebeci

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