Domenica, 14 maggio, si terranno le elezioni presidenziali e parlamentari. I media nazionali ed internazionali definiscono queste elezioni come una delle più importanti per il paese. Dopo due decenni di potere assoluto, l’attuale presidente Recep Tayyip Erdogan può vincere ancora una volta? Forse sì, forse no. Tutto dipenderà dalla capacità del suo avversario, Kemal Kilicdaroglu. Il risultato delle prossime elezioni in Turchia non è per niente scontato.
Questo è l’anno del 100esimo anniversario della fondazione della repubblica turca. I cittadini, però, soffrono gli effetti di un’inflazione sempre più alta, una svalutazione continua della Lira turca insieme a tante altre questioni legate ai diritti e alle libertà. L’opposizione unita contro il bilancio di 21 anni a firma Erdogan, sembra avere una chance in queste elezioni in Turchia per poter riportare il paese alle sue origini e far respirare i cittadini.
Alleanza del presidente Erdogan per le elezioni in Turchia
Nella storia repubblicana turca i partiti politici hanno spesso perso forza per via di scissioni. In particolare nella sinistra. I litigi tra i partiti principali e quelli piccoli frutto degli scissionisti, hanno spesso diviso i voti e provocato assenteismo alle urne. Anche le coalizioni governative hanno avuto al loro interno un punto di fragilità.
Per le elezioni del 2023, però, i partiti hanno seguito una strategia diversa. Ci sono 5 alleanze tra destra e sinistra che hanno maggiori possibilità di entrare in Parlamento. La prima è quella chiamata Alleanza Popolare che include il partito di Erdogan (Akp). Questa Alleanza è composta da 4 partiti di destra, ultranazionalisti e islamici. Sostengono Erdogan per le presidenziali. Tra le promesse elettorali, quelle di maggiore importanza sono la stabilità e le manovre economiche. Erdogan sogna una nuova Turchia per il nuovo secolo del Paese e promette anche una nuova costituzione entro 5 anni dalle elezioni. Da notare, però, che non c’è un vero e proprio programma.
Le alleanze delle opposizioni
Il partito dell’opposizione, Partito Popolare Repubblicano (Chp), fa parte dell’Alleanza Nazionale insieme ad altri 5 partiti che si collocano nel centrodestra. Ѐ una precisa scelta strategica quella di allearsi con schieramenti di destra. Infatti, tra i leader di questi 5 partiti ci sono anche ex ministri di Erdogan e ultranazionalisti. I partiti di questa alleanza hanno fondato il “Tavolo dei Sei” con l’obiettivo di sconfiggere Erdogan. Nonostante le differenze interne stanno portando a termine una campagna elettorale molto concreta sostenendo il leader del Chp Kemal Kilicdaroglu come candidato presidente. Il Chp ha un programma composto da 9 capitoli che comprendono: economia, politica, sviluppo, diritti, scienza, giovani e politica estera.
Altri due alleanze, capitanate dai partiti, sempre di sinistra, Partito Democratico Popolare (Hdp) e Partito dei Lavoratori di Turchia (Tip), hanno annunciato il proprio sostegno a Kilicdaroglu alle elezioni presidenziali.
L’elezione del presidente
Nelle elezioni del 14 maggio il principale rivale di Erdogan sarà quindi Kilicdaroglu, il leader del Chp. Ѐ stato un funzionario ed un contabile, ed è a capo del partito dal 2010. Gli altri candidati sono Muharrem Ince, candidato presidente del Chp durante le ultime elezioni ed oggi scissionista, e Sinan Ogan, politico ultranazionalista di destra.
Negli anni passati il Chp ha avuto difficoltà a conquistare le persone. Un partito di sinistra che include diverse opinioni ha fatto notizia per le discussioni interne ed è stato accusato di rappresentare il partito delle élite, un po’ quello che sta succedendo in Italia al Pd. Con la differenza che negli ultimi 20 anni non ha mai governato. Questo è stato da sempre un punto a favore di Erdogan. Infatti, già a partire dal 2001, il presidente si è presentato come “uno del popolo”. Dal 2014, però, l’attuale presidente vive nella nuova residenza presidenziale di ultra lusso. Durante questa campagna elettorale, proprio la questione della semplicità ed umiltà sta caratterizzando la comunicazione del candidato presidente Kilicdaroglu e dopo più di un decennio sta riuscendo a far avvicinare il suo partito alla gente.
Negli ultimi sondaggi Kilicdaroglu sembra essere davanti al suo avversario con il 5-10 per cento di differenza. Questo indica che ormai nulla è impossibile e quindi il presidente della Turchia potrebbe cambiare.
Erdogan non guida la discussione pubblica
Forse Kilicdaroglu non è un uomo carismatico come lo era Erdogan 20 anni fa ma ha le idee per ripristinare la democrazia turca e l’economia del Paese. Le idee stanno facendo la differenza nei sondaggi.
Kilicdaroglu, già all’indomani del recente terremoto in Turchia, si è distinto per le sue dichiarazioni che richiamavano tutta la nazione ad essere unita invece di accusare le politiche degli ultimi decenni. Ѐ stato un modo di fare politica molto apprezzato dai turchi in un momento in cui la rabbia e il dolore per il tragico bilancio del sisma ha segnato le ore più dure del Paese.
I temi principali del dibattito
Un altro tema fondamentale per la vita dei turchi è l’inflazione. I prezzi cambiano nel giro di pochi giorni, la malnutrizione sta velocemente diventando un problema. Kilicdaroglu afferma che l’economia sta soffrendo a causa della corruzione e delle scelte sbagliate nella gestione economica. Erdogan, invece, sembra che non abbia un programma per affrontare la realtà. Un alimento semplice come la cipolla, per esempio, viene venduta a 30 Lire (1,50 Euro) a fronte di un salario minimo di 8.506 Lire (397 Euro). Di fronte ad un realtà così seria la risposta di Erdogan è superficiale: “scegli la tua religione e tua identità o scegli un chilo di cipolla”.
L’ultima iniziativa dell’attuale presidente, al fine di mantenere più possibile il suo elettorato, è stata quella di non addebitare il consumo di gas ai cittadini nel corso di questo mese.
Fino a queste ultime elezioni Erdogan è sempre riuscito ad ottenere il consenso di milioni di elettori con i suoi discorsi e con le sue idee, programmi ed alleanze. L’attuale crisi economica senza precedenti, un’opposizione unita come mai successo precedentemente, una campagna elettorale meno basata sulla personalità e un focus sul rilancio della democrazia possono togliere lo scudo di invincibilità che Erdogan ha avuto negli ultimi 20 anni.
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