Elezioni in Sierra Leone: fra crisi economica e instabilità politica

Il 24 giugno 2023, i cittadini della Sierra Leone sono stati chiamati alle urne per eleggere il presidente, il parlamento e le amministrazioni locali. La battaglia elettorale risulta divisa tra i leader dei due partiti storici: Julius Maada Bio, presidente uscente a capo del partito Sierra Leone People’s Party (SLPP) e Samura Kamara, rappresentante dell’All People Congress (APC), ossia il principale campo di opposizione del Paese.

L’instabilità politica e la crisi economica sono alla base delle contestazioni che si manifestano durante ogni periodo che precede le elezioni in Sierra Leone dal dopoguerra. Questi eventi, che molto spesso sfociano in scontri violenti, hanno acquisito una rilevanza diversa  in seguito alle sanguinose proteste dell’agosto 2022.

Le violente manifestazioni contro il caro vita e l’intervento delle forze dell’ordine per arginare questi disordini, hanno segnato una spaccatura nella storia del Paese.

Scontri così aggressivi non si erano manifestati dalla fine della guerra e sono diventati oggetto del dibattito politico. Il governo ha accusato le opposizioni di incitare alla violenza con lo scopo di far precipitare il Paese nel caos, mentre, dall’altro lato, la società civile accusa il presidente in carica di far un uso spropositato e brutale della forza per reprimere il dissenso.

L’escalation violenta delle proteste dell’agosto 2022

Nell’agosto 2022, le proteste antigovernative sfociarono in scontri violenti e sanguinosi che provocarono la morte di sei agenti e 27 civili.

I disordini i scoppiarono a Freetown, Makeni e Kamakwie, città dove i manifestanti si sono mobilitati per contestare l’aumento dei prezzi dei beni essenziali.

Ciò è la conseguenza di un’economia che ha visto il tasso di inflazione salire di oltre il 40% in un paese che possiede una delle valute più deboli al mondo e dove la percentuale di disoccupazione giovanile è una delle più alte di tutta l’Africa occidentale.

In termini più specifici, il tasso di inflazione su base annua è aumentato dal 16,65% di gennaio 2022 al 43,05% di aprile 2023, raggiungendo così una crescita dei prezzi del 159%. A questo si aggiunge il fatto che i costi di beni e servizi sono tuttora legati al dollaro USA, che si è apprezzato dell’85% rispetto al dollaro della Sierra Leone.

In questo contesto, si inserisce anche la crisi energetica globale che ha influito sull’aumento dei prezzi dei carburanti andando, così, ad intaccare il tasso di inflazione in tutti i settori economici della Sierra Leone: dall’agricoltura all’estrazione mineraria, dall’edilizia al settore manifatturiero.

Gli scontri si riaccendono a ridosso del voto

Nei giorni precedenti alle elezioni in Sierra Leone, infatti, i sostenitori del partito dell’opposizione APC sono scesi in piazza accusando la Commissione elettorale (ECLS), e il suo presidente Mohamed Konneh, di parzialità a favore del partito che attualmente presiede il governo. La loro richiesta si basa sulla pubblicazione di un registro degli elettori più dettagliato.

La disinformazione politica, però, è evidente da entrambe le parti. Ambedue i partiti hanno ritardato la pubblicazione dei loro programmi elettorali, resi noti appena un mese prima delle elezioni in Sierra Leone e che ora sono quotidianamente sotto l’influenza dello spazio online che potrebbe condizionare la scelta dell’elettorato.

Da tale situazione sono nati degli inevitabili scontri tra la polizia e i manifestanti. Questi ultimi, come riferisce l’AfricaNews, hanno ribadito che:




 “Abbiamo diverse questioni che abbiamo sollevato all’Ecsl. Non hanno preso in considerazione e non hanno aderito alle questioni. Siamo in maggioranza. Se Konneh sa di non essere di parte, dovrebbe ascoltare la gente del Paese perché noi siamo la maggioranza”.

 

“Siamo qui per protestare perché vogliamo elezioni credibili. Vogliamo solo delle elezioni credibili. Se le elezioni saranno libere e corrette, sicuramente non ci saranno proteste”.

Le precauzioni prese in precedenza per evitare gli scontri che si ripetono regolarmente durante la campagna elettorale a ridosso del voto, stanno risultando efficaci (tranne per l’eccezione sopra citata) e prevedono, oltre al dispiegamento costante di forze dell’ordine nelle strade delle città, anche il divieto di organizzare le manifestazioni politiche tradizionali in piazza e i raduni.

Il mantenimento di un voto pacifico in Sierra Leone rappresenta un punto chiave per creare un precedente fondamentale in grado di calmare il quadro politico che attualmente è caratterizzato da sconvolgimenti anche in altre regioni, come ad esempio i colpi di Stato militari in Mali e Burkina Faso o gli scontri violenti in Senegal.

“Abbiamo visto questo arretramento democratico nella regione. Quindi, se le elezioni della Sierra Leone saranno libere, eque e credibili, potrebbero essere un indicatore per la democrazia regionale”, ha detto Jamie Hitchen, analista politico focalizzato sulla Sierra Leone e ricercatore onorario presso l’Università di Birmingham ad Africanews.

La lotta al caro vita è il principale obiettivo dei candidati alle elezioni in Sierra Leone

Le manifestazioni di agosto 2022 contro il caro vita, l’inflazione e la corruzione hanno portato la questione economica al centro della campagna elettorale di tutti i candidati in corsa in queste elezioni in Sierra Leone. Indipendentemente da chi verrà eletto, si dovranno affrontare sfide macroeconomiche con il rischio dell’insorgere di nuovi disordini sociali.

La lenta espansione globale e l’aumento dell’inflazione interna sono le cause principali dell’arresto della crescita economica del Paese, dove non si riesce a contrastare la povertà diffusa e la disoccupazione in continuo aumento.

Questa tornata elettorale è la quinta elezione presidenziale della Sierra Leone dalla fine della devastante guerra civile, durata 11 anni che distrutto l’economia del Paese e ha causato migliaia di morti. Nonostante le tredici persone candidate per la corsa alla presidenza del Paese dell’Africa occidentale, la battaglia elettorale risulta divisa tra i due partiti storici che ripropongono gli stessi candidati delle ultime elezioni risalenti al 2018.

I due partiti si differenziano più per questioni etniche e territoriali rispetto a questioni di tipo ideologico. Tuttavia, ora il Paese sembra relativamente in pace per quanto riguarda la convivenza tra le comunità di etnie e religioni differenti, soprattutto se si fa un paragone con il periodo successivo alla guerra civile.

La comunità cattolica e quella cristiana, che rappresentano rispettivamente il 25% e il 40% della popolazione, sono ormai riconosciute e accolte dalla società. La Chiesa è attiva in molti progetti pubblici e la convivenza con i mussulmani è equilibrata.

Infatti, i membri dell’attuale governo sono al 75% cristiani e non mancano rappresentanti anche nell’ala dell’opposizione.

Julius Maada Bio o Samura Kamara: saranno i 3,4 milioni di iscritti alle elezioni a decidere chi governerà la Sierra Leone

Julius Manda Bio, attuale Presidente della Sierra Leone in carica dall’aprile 2018.

Il presidente uscente Maada Bio, ex generale dell’esercito ed ex presidente golpista durante la guerra civile, può essere definito un uomo d’armi più che un perspicace diplomatico.

È il favorito nei sondaggi, ma non mancano le accuse mosse dall’opposizione e da parte della società civile in merito al suo operato politico negli ultimi 5 anni. Scandali per corruzione e denunce per l’aumento di casi di abusi, violenze e atti di repressione da parte delle forze armate sono i punti deboli che pregiudicano la sua rielezione.

Samura Kamara, invece, già sconfitto nelle elezioni del 2018, è il candidato ripresentato dall’opposizione.

Samura Kamara, politico ed economista sierraleonese.

Risulta uno sfidante “debole” da molti punti di vista: è considerato troppo anziano per un eventuale mandato quinquennale perché ha 72 anni e a questo si aggiunge un processo dove viene accusato di aver sottratto due milioni di sterline mentre era in carica come ministro degli Esteri.

Tale processo è stato contestato dal suo partito e definito come un atto strumentale che va a influire negativamente sulla sua ricandidatura. Le tempistiche insolite sembrerebbero confermare questa tesi, ma rimane comunque un problema che va a infierire sulla credibilità e sull’immagine pubblica del candidato.

Il risultato delle elezioni in Sierra Leone è tutt’altro che scontato

Tutto fa pensare ad una rielezione del presidente uscente, soprattutto dopo il “golpe bianco” che Bio ha messo in pratica per assicurarsi un nuovo mandato e che prevede l’applicazione di una nuova riforma elettorale in chiave proporzionale con il conseguente ridisegno delle circoscrizioni.

La nuova ripartizione dei seggi è infatti stata ricalcolata sulla base dell’ultimo censimento. Tale conteggio presenta, però, palesi errori che vanno ad incidere nei rapporti di popolazione tra le regioni del Paese.

Le opposizioni hanno subito criticato questa nuova suddivisione, alla quale si aggiungono anche le accuse che riguardano la registrazione degli elettori, ovvero sparizioni, ritardi e costanti interferenze da parte della polizia nel censimento dell’elettorato.

Infatti, in Sierra Leone il diritto di voto può essere esercitato solamente se, nei tre mesi precedenti all’elezione, ci si iscrive agli elenchi elettorali. Questa fase acquista quindi una funzione chiave per i partiti che intendono correre per la vittoria elettorale perché, chi riesce a mobilitare più iscritti, avrà automaticamente più possibilità numeriche di raggiungere l’obiettivo finale.

Anche se i sondaggi riconfermano il presidente uscente come il favorito, il contesto generale risulta molto polarizzato a livello regionale. Se nessun candidato otterrà il 55 % dei voti, i primi due andranno al ballottaggio nelle due settimane dopo l’annuncio del risultato del primo turno.

Indipendentemente dal risultato finale, la dimostrazione che dà importanza e rilievo alle elezioni in Sierra Leone è la forte capacità di applicare una maturità democratica, riuscendo a vivere in maniera pacifica i vari passaggi di potere, decisi e distinti da elezioni libere e, per quanto possibile, trasparenti.

Andrea Montini

 

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