Da ieri 15 marzo a domani 17 marzo, il popolo russo è chiamato alle urne per le nuove elezioni in Russia. Un popolo chiamato al voto, ma di cui l’esito si conosce già: il presidente uscente sarà sicuramente quello entrante, Vladimir Putin. Il ritorno di Putin è effettivamente quasi assicurato nel suo quinto mandato presidenziale, poiché non ha alcuna opposizione. Nonostante ciò, Putin spera molto in una vittoria schiacciante e con il massimo delle percentuali, anche questa volta, poiché – da buon dittatore – vuole accrescere sempre di più la sua influenza e legittimazione politica.
C’è poi una nuova generazione di russi si trova ad affrontare una scelta cruciale in queste elezioni in Russia: restare e lottare all’interno del sistema politico oppure dissentire dall’interno e dall’esterno del Paese. Conosciuta come Generazione P, questa fascia di giovani nati a partire dal 2000 ha vissuto gran parte della propria vita sotto il regime di Vladimir Putin, ma ora si trova di fronte a una crocevia storica. Attraverso le loro azioni e le loro scelte, stanno plasmando il futuro della Russia e delineando una nuova narrazione di cambiamento e speranza. Le elezioni in Russia sono, tra l’altro, le prime dopo l’invasione della Russia in Ucraina e a poche settimane dalla morte del dissidente politico Navalny.
Un non tanto nuovo episodio storico
Le elezioni in Russia hanno già uno scenario visibile e assolutamente prevedibile, ma ciò che conta non è la vittoria quanto la partecipazione politica. Putin ha bisogno dei voti e dell’affluenza affinché sia certo di un appoggio politico solido alla base del popolo. Il ritorno di Putin deve essere, secondo i piani dello stesso presidente, sempre più acclamato, con un’affluenza di almeno il 70% dell’intera popolazione votante.
Il ritorno di Putin nel suo quinto mandato per queste nuove elezioni in Russia è un piano facilmente attuabile anche grazie alle tecniche di boicottaggio che il governo presidenziale applicherà per effettuare i brogli elettorali. Come in ogni stato dittatoriale, o in cui vige una dura e aperta autarchia, il governo modificherà i voti e renderanno le elezioni sempre più una farsa. In questo specifico caso infatti, la Russia di Putin procederà con una modalità di voto online, molto più manipolabile e meno controllabile rispetto le schede elettorali cartacee.
Un’altra forma di manipolazione elettorale è quella della riforma costituzionale del 2020, che ha reso possibile il ritorno di Putin sia quest’anno sia gli anni precedenti. La riforma riguarda infatti l’eleggibilità del presidente in carica per due anni consecutivi: ma quando questa riforma è stata approvata, non si è tenuto conto del passato presidenziale di Putin, azzerando quindi gli anni consecutivi già accumulati.
La falsa democraticità delle elezioni in Russia
Le elezioni in Russia sono una delle prove più facili per Putin, poiché, a prescindere non ci sono opposizioni politiche. Tutte quelle che prima potevano apparire, sono state represse con carcere e morte. La fallacia delle elezioni in Russia e lo spettacolo organizzato del ritorno di Putin sono così evidenti non solo per i brogli elettorali, ma anche per le finte elezioni proposte. Non esiste nessun partito, se non dei fantocci che vengono posti come opposizione per simulare un quantomai falso stato democratico.
Nelle elezioni in Russia esistono però, sulla carta, altri partiti politici che candidati contro il ritorno di Putin: il partito comunista russo, il partito liberal-democratico, il partito liberale del “Popolo Nuovo”. Ci sono poi molte voci tra questi partiti che prendono parola e posizione sulla condizione presidenziale in Russia, ma molti di questi sono stati esclusi dalla corsa elettorale.
Il Dissenso dei giovani contro il ritorno di Putin
Nonostante la loro giovane età, molti membri della Generazione P – la fascia d’età del 2000 nata sotto la prima presidenza di Putin – hanno scelto di astenersi dal voto in queste elezioni in Russia, dimostrando così il loro dissenso nei confronti del sistema politico russo. Decine di migliaia di giovani hanno lasciato il Paese, rifugiandosi altrove per sfuggire alla cooptazione nell’esercito russo, per evitare di essere coinvolti in eventi drammatici o, semplicemente, per liberarsi da un senso di colpa e complicità.
Uno dei tanti che hanno fatto questa scelta è Dan Lipatskij, un giovane di 24 anni che ha abbandonato la Russia per trasferirsi ad Yerevan, in Armenia. Lipatskij, che all’età di 18 anni aveva votato con entusiasmo alle elezioni presidenziali del 2018, ora vive lontano dalla sua patria, deluso dal sistema politico russo e dalla mancanza di alternative credibili.
Proteste e disordini
Nelle grandi città russe, come San Pietroburgo e Mosca, si sono verificati episodi di protesta e dissenso contro le elezioni in Russia, segnali di una generazione che si ribella contro un sistema che considera ingiusto e oppressivo. Tuttavia, il governo russo sembra più preoccupato per il dissenso che si manifesta all’esterno delle urne che per il risultato stesso delle elezioni.
Non solo attraverso le proteste, ma anche attraverso azioni e iniziative mirate, la Generazione P cerca di fare sentire la propria voce. Ci sono molte piattaforme che stanno organizzando delle iniziative contro la guerra, cercando di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione in Russia e di portare cambiamenti significativi nel loro Paese d’origine.
Molti scontri sono con i sostenitori di Navalny che, assieme alle parole della moglie, hanno deciso di non votare alle elezioni o votare qualsiasi candidato eccetto Putin. Yulia Navalnaya ha invitato la grande comunità anti-Putin ad unirsi in una protesta collettiva il 17 marzo, l’ultimo giorno delle elezioni, per sottolineare la contrarietà al governo di Putin e l’antagonismo contro questa falsità elettorale e democratica.
La risposta del Cremlino e l’appello al popolo
Sebbene il governo russo sembri non prestare molta attenzione al crescente dissenso tra i giovani, la priorità rimane quella di assicurare la continuità del regime di Putin. Putin stesso ha lanciato un appello ai cittadini russi, chiedendo loro di dimostrare il loro patriottismo attraverso un massiccio sostegno alle urne.
Mentre le elezioni in Russia si susseguono, la vera sfida per il governo potrebbe non essere tanto il risultato delle urne, ma piuttosto il crescente dissenso che si sta manifestando in vari modi. Sebbene la vittoria di Putin sembri inevitabile, il dissenso rimane un segno tangibile della frustrazione e del desiderio di cambiamento di una generazione che si rifiuta di essere ignorata.