Il 10 aprile i cittadini sudcoreani sono andati alle urne per eleggere la nuova Assemblea nazionale, un appuntamento che ha registrato l’affluenza record del 67%, la più alta degli ultimi 32 anni. Le elezioni in Corea del Sud sono state interpretate da molti analisti come un referendum di gradimento sul Presidente conservatore Yoon Suk-yeo, la cui fazione esce sconfinata dall’appuntamento elettorale. Queste legislative vedono la vittoria dell’opposizione: con i democratici in maggioranza netta potrebbero aprirsi nuovi scenari per la politica estera di Seoul.
I risultati delle elezioni in Corea del Sud: la vittoria dell’opposizione
Il parlamento sudcoreano è di tipo monocamerale e al suo interno siedono 300 membri. Di questi, 254 sono eletti direttamente dai cittadini nei distretti locali. I restanti 46 seggi sono invece assegnati con un sistema di rappresentanza proporzionale dei partiti con una soglia di sbarramento al 3%. I risultati ufficiali verranno comunicati nella giornata di oggi, potrebbero quindi esserci ancora delle minime variazioni nel conteggio dei seggi, ma vengono sostanzialmente confermati i pronostici degli exit polls.
La maggior piattaforma di opposizione, il Partito Democratico, vince 175 seggi sui 254 assegnati con sistema uninominale. I democratici, guidati da Lee Jae-myung, erano già in maggioranza all’interno del parlamento nella precedente legislatura con 156 seggi: l’esito delle elezioni in Corea del Sud non fa quindi che confermare la fiducia riposta dai cittadini nel Partito Democratico.
Il Partito del Potere Popolare di Yoon, al potere dal 2022, deve invece ammettere la sua sconfitta con l’attribuzione di soli 109 seggi. Il leader della forza conservatrice Han Dong-hoon aveva già commentato i primi pronostici come “deludenti” e si è assunto piena responsabilità della débalce annunciando le sue dimissioni. Per lo stesso motivo, anche il Primo ministro Han Duck-soo ha offerto di dimettersi. È chiaro che conseguenze negative della vittoria dell’opposizione non tarderanno a farsi sentire per il Presidente.
La situazione del Presidente
Yoon ha battuto per un soffio Lee alla corsa per la presidenza nel 2022: da allora ha faticato a portare avanti il suo programma politico conservatore. Come riportato da Internazionale, il Presidente non si è dimostrato all’altezza delle aspettative in materia di politica interna: ciò che avrebbe scontentato la popolazione sono i temi dell’economia, gli scarsi esiti della lotta all’inflazione e l’incapacità di combattere le disuguaglianze. Inoltre, il Capo di Stato sta subendo la pressione dello sciopero dei medici contro le riforme governative, che dura da settimane e ha messo in ginocchio il sistema sanitario coreano.
Pur non essendosi materializzata la cosiddetta “supermaggioranza” dei democratici, che con 200 seggi avrebbero avuto il potere di superare il veto presidenziale e apportare modifiche costituzionali, la vittoria dell’opposizione avrà un pesante impatto sul già limitato spazio di manovra del Presidente: ancora una volta privo di una sua maggioranza, Yoong si troverà in una situazione di isolamento per i restanti tre anni del suo mandato.
A fronte della vittoria dell’opposizione, alcuni media locali ipotizzano addirittura che Yoong sia a rischio impeachment, questo a causa dello sdegno suscitato nei democratici dal suo veto posto alla commissione di inchiesta sulla strage Itaewon, quartiere di Seoul dove la notte di Halloween del 2022 la calca dei festeggiamenti causò la morte di oltre 150 persone.
Il futuro della politica estera sudcoreana
Nei primi due anni del suo mandato, il Presiedente ha portato avanti una politica estera caratterizzata da due direttrici. La prima è il rafforzamento di una rete di alleanze, che fa perno su una ripresa dei contatti con il Giappone (ex-potenza coloniale con cui storicamente non corre buon sangue) da un lato, e sul rafforzamento dei legami con gli Stati Uniti dall’altro. Un’intesa che è testimoniata dall’invio di armi a Seoul da parte di Washington e che non è vista di buon occhio dalla vicina Corea del Nord, nei confronti della quale Yoon ha adottato una linea dura.
L’opposizione ha sempre aspramente criticato queste posizioni quindi, nonostante la tenuta del governo sudcoreano non sia influenzata dall’esito delle legislative, la voce dei democratici si farà sempre più forte nel contestare il Capo di Stato. La maggioranza si colloca in una posizione di prudente equidistanza fra Stati Uniti e Cina, mentre il disgelo col Giappone viene giudicato come l’ennesima umiliazione prodotta dall’ex-potenza coloniale. Inoltre, Lee è interprete di una volontà dialogante con la Corea del Nord. Non resta quindi che attendere gli sviluppi interni per scoprire quale sarà il futuro della Corea del Sud nella scena internazionale.
Elena Miscischia