Alle 23:30 (22:30 italiane) si è chiuso lo spoglio che ha sancito vittoria del candidato socialdemocratico, Antti Rinne, ex sindacalista ed ex Ministro delle Finanze. “Di stretta misura – ha dichiarato il candidato premier finlandese – ma torniamo comunque il primo partito del paese per la prima volta da vent’anni, dal 1999. Una vittoria affatto scontata e fino all’ultimo incerta che ha tenuto col fiato sospeso l’Europa intera. Un esiguo scarto tra i due principali partiti contendenti: 17,7% per i socialdemocratici e 17,5% per i populisti.
Le elezioni finlandesi alla vigilia di quelle europee
Elezioni importanti, quelle finlandesi, poiché quasi alla vigilia delle elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo che si terranno il 26 maggio. Peraltro, dal primo luglio si apre il semestre di presidenza finlandese della Ue. Il posizionamento politico della Finlandia assume così valore quantomeno simbolico e, sebbene secondo partito, i populisti possono vantare una mezza vittoria, utile per la campagna elettorale che si sta aprendo in vista delle elezioni europee. Il vicepremier Matteo Salvini sale subito sul carro dei mezzi vincitori: “ i nostri amici finnici sono primi- ha affermato non appena usciti i risultati finlandesi – con il voto europeo, insieme cambieremo l’Europa”.
Un programma di governo coraggioso e affatto populista
Una vittoria sofferta e una sconfitta paventata fino all’ultima scheda elettorale, quella di Antti Rinne, che si è presentato alle elezioni con un programma di governo tutt’altro che populista: aumento della pressione fiscale per il rafforzamento del welfare, per le pensioni, la previdenza, l’istruzione e l’alta tecnologia; un rilancio dell’economia che passi attraverso un ampio intervento statale; il ripristino dell’eguaglianza sociale a favore del sempre maggior numero di anziani e a favore delle fasce sociali più sofferenti; una politica ambientale coraggiosa che guarda al riscaldamento globale con responsabilità. Una politica che ricorda il periodo che ha preceduto la tempesta neoliberista degli anni ‘80 e ‘90, che coraggiosamente il socialdemocratico Rinne ha rifatto emergere dalle ceneri del ‘900, riadattandola al postfordismo.
La democrazia è compromesso e per Antti Rinne sarà un’ardua impresa
Il Sdp al 17,7 contro il 17,5 dei Veri finlandesi, i Conservatori di Coalizione nazionale attorno al 17, il Centro dell’ex premier Juha Sipila attorno al 15. Volano gli altri due partiti di sinistra, i Verdi al 10,3 per cento e la Coalizione di sinistra (sinistra popolare/radicale lontana erede del partito comunista) all’8,4. Su un totale di 200 seggi, quanti ne conta lo Eduskunta, parlamento unicamerale, ciò si traduce nell’assegnazione di 40 seggi ai socialisti, 39 ai sovranisti, 37 ai conservatori, 30 al Centro, 23 ai Verdi, 15 alla sinistra radicale, 9 al partito della minoranza svedese, 5 ai democristiani.
La formazione di un governo per Antti Rinne non sarà impresa facile dato l’ampio ventaglio di forze politiche e le diversità programmatiche. La democrazia è compromesso e, in questo caso, per Antti Rinne saranno pesanti i compromessi a cui dovrà scendere. Se vorrà colloquiare con i conservatori, sarà costretto a rivedere la politica fiscale. Con i Veri finlandesi, il partito populista secondo al Spd, le ambizioni di una coraggiosa politica ambientalista andranno inevitabilmente ridotte.
Sempre più numerosi i volti del populismo
Intanto, euroscetticismo e xenofobia hanno investito anche la Finlandia e i Veri finlandesi, rappresentati dal leader dell’ultradestra Olli Kotro, hanno abbracciato tali paure, nonostante il paese non soffri di una sostanziale pressione migratoria: in Finlandia, i migranti rappresentano il 6,6% di una popolazione residente totale di 5,5 milioni, la percentuale più bassa d’Europa. I Veri finlandesi hanno incrementato il consenso elettorale del 2% rispetto ai risultati delle elezioni precedenti, ma ciò non è stato sufficiente per conquistarsi la posizione di primo partito. Ora, il campo di battaglia diviene europeo dopo la scelta dei populisti finlandesi di aderire al progetto del leader leghista Salvini per costituire un’alleanza sovranista, formalizzata nei giorni scorsi in un incontro a Milano. I volti del populismo sono sempre più numerosi e sfiorano spesso i numeri utili per costituire governi che per l’Europa hanno progetti distruttivi, per l’ambiente scarsa attenzione, per montare le paure un talento naturale.
Giulia Galdelli