Elezioni europee 2019: scenari futuri di politica interna

Elezioni europee

Dal 23 al 26 maggio si terranno le elezioni europee e già da qualche settimana, è evidente, ci troviamo in piena campagna elettorale.

Una qualsiasi elezione, sia essa relativa alla formazione del parlamento europeo o alla nomina del più insignificante sindaco del più piccolo borgo italiano, però, non è mai solo ciò che sembra. Ogni elezione è infatti un importante banco di prova con cui i vari partiti testano e verificano l’effettivo trend di scelta della popolazione. E’ quindi necessario tener presente che i risultati di queste elezioni non avranno i loro effetti solo all’interno del parlamento europeo ma potrebbero determinare, e lo faranno, sostanziali cambiamenti nella politica interna del nostro e di tutti gli altri paesi. Ecco dunque tre possibili scenari, più o meno plausibili, che potrebbero verificarsi dopo le elezioni europee del 26 maggio.

 

La Lega e il suo schieramento ottengono il maggior numero di voti:

I sondaggi lo affermano già da un po’, a quanto pare la Lega ha superato i Cinque Stelle nella volontà politica degli italiani, ma cosa succederebbe se le elezioni europee confermassero questa condizione?

In caso di maggioranza leghista, possiamo starne certi, il governo giallo-verde avrebbe vita breve. Quali motivi, infatti, potrebbero spingere la Lega a mantenere in vita un governo in cui deve accontentarsi del ruolo di partner secondario? Sicuro del sostegno del popolo il partito di Salvini avrebbe tutte le ragioni per causare una crisi di governo e indire nuove elezioni. A quel punto sarebbe semplice guadagnare la maggioranza, magari col sostegno del centro destra. In questo modo la Lega potrebbe assicurarsi un facile governo libero dai paletti imposti dagli attuali partner.

 

I Cinque Stelle e il loro schieramento ottengono il maggior numero di voti:

Ma se fossero i Cinque Stelle a dimostrarsi più forti? Possiamo attenderci da Di Maio e i suoi uomini la stessa malizia Leghista? Probabilmente no.  L’elettorato Cinque Stelle, già messo a dura prova in quest’anno legislativo, non accetterebbe una crisi di governo, anche se indetta dal loro stesso partito. Ai loro occhi si tratterebbe di rinunciare ad una maggioranza governativa nella speranza, probabilmente vana, di assumerne un’altra con più o meno le stesse caratteristiche. I Cinque stelle, in poche parole, hanno tutto da perdere da una crisi di governo, anche se gestita nel migliore dei modi. I loro alleati-rivali leghisti, al contrario, per quello che possiamo osservare, avrebbero solo da guadagnare.

Ecco perché una “vittoria” pentastellata, probabilmente, non avrebbe grandi ripercussioni sulla politica interna. Nel migliore dei casi potrebbe però costringere la Lega a chinare il capo e  accettare il proprio ruolo minoritario all’interno del governo, fino alle prossime votazioni ovviamente.

 

Lo schieramento di centro-sinistra ottiene il maggior numero di voti:

Nessuno si aspetta un risultato simile, lo sappiamo bene, eppure vale la pena analizzare pure questa alternativa. Se il centro sinistra dovesse ottenere un buon risultato  non sarebbe comunque in grado di causare una crisi di governo. Attualmente in parlamento il centro-sinistra non dispone di voti sufficienti per ottenere un simile risultato. Anche con una “vittoria” alle elezioni europee la situazione non cambierebbe.

Questo scenario potrebbe però paradossalmente rinforzare i Cinque Stelle, i quali potrebbero scegliere di avvicinarsi allo schieramento di centro-sinistra per indebolire i compagni-rivali della Lega, che sempre più si identificano come partner scomodi e difficilmente gestibili. Il grande vantaggio della Lega è infatti quello di disporre, fuori dall’alleanza governativa, di forze politiche che all’occorrenza sarebbero pronte a sostenerla (parlo della variegata coalizione fantasma di centro-destra). Un vantaggio che, al contrario, i Cinque Stelle non hanno mai posseduto.

In caso di “vittoria” del centro-sinistra i Cinque Stelle potrebbero dunque decidere un qualche avvicinamento ideologico. Non tanto con il fine di far crollare il governo (i motivi precedentemente elencati sarebbero ancora validi) ma con l’intenzione di dotarsi di un cuscinetto protettivo nel caso in cui la Lega dovesse diventare un partner ancor più scomodo e potente. Resta da chiedersi se l’elettorato Cinque Stelle sarebbe disposto ad accettare un simile cambio di rotta dopo anni e anni di violente e rabbiose critiche proprio nei confronti del centro-sinistra. Probabilmente no.

 

Conclusione:

Tirando le somme possiamo quindi affermare che mentre la Lega vede in queste elezioni la possibilità futura di far crollare il governo assumendone la maggioranza, i Cinque Stelle sono costretti a riconoscere nell’attuale situazione governativa la miglior situazione possibile. Il crollo del governo rischierebbe d’indebolirli a tal punto da farli quasi scomparire, così come un possibile avvicinamento a un centro-sinistra in recupero. I pentastellati sono dunque chiusi in un limbo da cui non possono uscire se non sacrificando parte del loro elettorato.

Il centro-sinistra, infine, può utilizzare le elezioni europee come banco di prova, utile a valutare se una qualche rimonta stia effettivamente avvenendo. Ma, indipendentemente dal risultato, sarebbe assolutamente incapace di compiere qualsiasi azione di rilievo nella politica interna, se non appoggiandosi a uno dei due partiti al governo. Esclusa la Lega per ovvie ragioni, restano i Cinque Stelle.

 

Andrea Pezzotta

 

 

 

Exit mobile version