Molti stanno compiendo o compiranno la loro parte per rendere le elezioni del Parlamento almeno un po’ anti-democratiche. Non tutti quelli che dovrebbero avere il diritto di voto lo avranno, in più, non tutti gli aventi diritto, eserciteranno la spettanza.
La responsabilità è di diversi: metà della popolazione, metà delle leggi, quindi di chi non le ha debitamente e preventivamente modificate. Si tratta di astensione, in tal caso parzialmente forzata e parzialmente volontaria.
Ora ispezioniamo, ecco le identità dei prossimi non votanti.
Astensione volontaria, chi non vuole recarsi alle urne
Sono gli indecisi, insieme ai lavoratori, ai nullafacenti, agli sfiduciati e ai poveri di coscienza politica. È un mucchio di personalità eclettico quello degli astensionisti volontari. Uomini e donne, di maggiore età e di cittadinanza italiana, che il 25 settembre dedicheranno il proprio tempo ad altre faccende.
Difficile stimarne la percentuale nella prossima tornata elettorale, si scrive e si parla del 35-40%, con una maggioranza di giovanissimi.
I fattori determinanti la loro propensione sono molteplici: gli indecisi non sanno, per cui non fanno; i lavoratori non hanno tempo, o ne hanno poco, perciò non lo consumano in questo modo; i nullafacenti sono sempre immobili, perché ora dovrebbero muoversi?
Al termine, accorpabili, gli sfiduciati e i poveri di coscienza politica, categorie che reputano superflua l’azione e impossibile il miglioramento, sicché “quale senso ha andare a votare”?
Un’attitudine al lamento accomunerà comunque la solita grande porzione di questi; difficile per loro addossarsi la responsabilità di non essersi gravati della responsabilità. E un’altra tornata camerale verrà formata dalla loro inerzia e governerà poi contro il loro dissenso. Rumoroso, lamentoso e inconcreto pure quello.
Astensione forzata, chi non può recarsi alle urne
Tutt’altra questione è quella dell’astensione “forzata” dalle istituzioni. Tra lontani ed esclusi dalle urne si arriva a una notevole somma: 5 milioni ( i fuorisede) più “x” (il numero di contagiati Covid al momento delle elezioni). Già, perché è a queste grandissime sezioni che appartengono quelli per cui è difficile o impossibile votare.
Chi non abita nella propria residenza, ha facoltà di tornare in patria per esprimere la sua preferenza, ma possono dei semplici sconti sui trasporti far valere l’opportunità di uno spostamento? Probabilmente no, almeno nella grandissima prevalenza dei casi.
In Europa, tutti gli Stati a parte Italia, Malta e Cipro agevolano la partecipazione elettorale dei fuorisede. Voto anticipato, voto elettronico, voto per corrispondenza o per delegazione, sono molti i metodi collaudati che, per non si quale motivo, ci ostiniamo a non adottare. Così andrà perso fino al 10% del conteggio totale, e mancherà l’espressione di una preponderanza di giovani tra i 18 e i 35 anni.
Poi ci sono i malati Covid. Roberto Speranza, attuale Ministro della Salute, non ci pensa nemmeno a rimediare. Le modalità per far incidere questa fascia potrebbero essere le stesse di sopra, ma per coerenza è forse meglio togliere il diritto a tutti e non avallare particolarità. I virologi ipotizzano che ai tre quarti del mese i positivi al Sars-Cov-2 saranno circa un milione e mezzo. Un numero considerevole e anti-democratico nel contesto vero in cui la democrazia, come da significato della parola, dovrebbe essere per tutti.
Gabriele Nostro