Le elezioni a Palermo rievocano la Trattativa
Per anni è stata sminuita. Negata, molto spesso. Eppure, fior di fonti storiche accertano la sua esistenza: dalle sentenze alle testimonianze, tutto consultabile! Si può parlare, senza esagerazioni, di una vera e propria campagna mediatica volta a occultare un fatto storico molto importante per la storia d’Italia. Si parla della Trattativa Stato- mafia. Le elezioni a Palermo hanno rievocato questo fantasma, confermando il fatto che la strada da percorrere per avere giustizia e verità è ancora lunga. Ce lo ricorda anche il collettivo Off-line Corporation, che sta tappezzando Palermo di manifesti antimafia. Un passo alla volta.
Quando lo Stato trattò con i mafiosi
Questo articolo non si prefigge l’arduo compito di sviscerare un fatto così complesso; s’intende invece piantare i semi dell’interesse nella mente di chi legge. A inizio anni Novanta, Cosa Nostra ce l’aveva con lo Stato per due motivi: per il Maxiprocesso di Palermo e per i rapporti più deboli con la Democrazia Cristiana. Così la mafia decide di reagire, uccidendo uomini dello Stato, affinché arrivi un messaggio forte. Evidentemente questo arriva.
Lo Stato cede e scende a patti, allora la mafia alza il tiro e lo ricatta, in modo da avere più spazio nella Trattativa. Fatto di una gravità immensa: lo Stato e la mafia che si accordano per avere reciproci vantaggi. Questo segreto di Pulcinella, quindi, oltre a legittimare accordi presi con dei criminali, ammazza anche vittime innocenti! La guerra alla mafia, costata la vita a chi credeva nello Stato, era stata tristemente vinta da Cosa Nostra, uscita dalla crisi più forte di prima. Ad ogni modo, come già detto prima, questo fatto è assai complesso, e sono pochi coloro che hanno scelto di raccontarlo con chiarezza. Tra questi, Sabina Guzzanti, che lo racconta in modo scorrevole e originale nel film La trattativa. Da recuperare.
Restaurazione
Come mai si torna a parlare di mafia in politica? Perché il 12 giugno i cittadini di Palermo andranno a votare per le amministrative. Fino a qui tutto bene, se non fosse che questo evento ha visto anche il ritorno politico di certi personaggi, i quali non godono di una buona reputazione pubblica, per usare un eufemismo. Bada bene: reputazione, non si parla di condanne e assoluzioni. Suonerà pure ingenuo dirlo, ma gli indizi per disegnare una restaurazione politica ci sono tutti. Parliamone: una Repubblica dopo, e ancora figura lo scudo crociato in lista a Palermo. Il nuovo che avanza insomma. Ma la memoria storica persiste.
Off-Line Corp: la memoria storica di Palermo
Un collettivo di nome Off-Line Corporation sta affiggendo dei manifesti molto particolari in vista delle prossime elezioni. L’anonimo gruppo di contro-propaganda incita gli elettori di Palermo a dare il loro voto a nuove forze politiche come “Forza Mafia” e “Democrazia Collusa“. Tra i candidati anche Totò Riina e Vittorio Mangano: vien da chiedersi come faranno a ricoprire incarichi se son morti entrambi. Che la loro provocazione piaccia o meno, il collettivo Off-Line ha fatto breccia a Palermo: in una recente intervista hanno perfino dichiarato di essere ricercati dalla Digos. Capito? La Digos! Quando il Potere mostra i muscoli significa che sono stati toccati tasti dolenti.
Censura
Taluni hanno preferito la faziosità all’informazione, da bravi servi del Potere quali erano. La retorica politica ridicolizza la ricerca della verità, asserendo che quest’ultima sia un sintomo di giustizialismo latente. Quindi anche pagine e pagine di indagini e sentenze fanno parte di un teorema? Occorre sciacquare la Trattativa Stato-mafia affinché tutta la retorica vada via. Gli altarini da non profanare giacciono ancora lì dove anni fa furono edificati. Il collettivo Off-Live questi altarini li ha trovati, e ora cerca di smontarli a suon di manifesti provocatori. La mafia non è morta: è solo più silenziosa. Fortunatamente, l’interesse di alcune persone prescinde dall’agenda dei media (vedi: Gratteri). E poi ci sono loro, i professionisti dell’anti-antimafia, già mi immagino cosa diranno: “Il ritorno della Trattativa è solo l’ultima manovra della sinistra (?) e dei grillini (??) per inquinare le elezioni a Palermo”. Che amarezza.
E adesso?
Ad oggi si attendono ancora le motivazioni che spieghino le sentenze dell’ultimo processo alla Trattativa Stato-mafia, il quale l’estate scorsa ha risvegliato gli sgherri dell’ideologia dal loro sonno millenario. Questi scherani hanno la brutta abitudine di nullificare anni e anni di indagini, sbagliando addirittura l’analisi testuale di una sentenza (ci vuole talento eh!). Una cosa è certa: bisogna raccontare queste storie di mafia e corruzione, affinché le persone sappiano che, purtroppo, la guerra alla mafia non è ancora finita.
Matteo Petrillo