La lotta politica e i tormenti personali di Eleanor Marx vengono finalmente resi noti al grande pubblico da Miss Marx, film di Susanna Nicchiarelli in concorso alla 77a edizione del Mostra del Cinema di Venezia. Un’intelligenza fuori dal comune e una sensibilità moderna: ecco chi era la figlia minore dell’autore de Il Capitale.
Quella di Eleanor Marx, madre del femminismo socialista, è una storia davvero interessante e significativa, esaltante e tragica (si suicidò per amore). Il materiale per far libri, romanzi, fumetti, film e serie TV non mancherebbe affatto, considerata anche la straordinaria attualità dei temi in questione. Stupisce, quindi, di aver atteso il 2020 per vedere al cinema la storia di una delle figure chiave della scena politica di fine ‘800.
Come purtroppo accade alle grandi donne della storia, la vicenda di Eleanor Marx è stata eclissata o raccontata parzialmente e – in questo caso – solo in relazione al padre Karl Marx. A rendere giustizia al lavoro e allo spirito di Eleanor, fortunatamente, ci ha pensato la regista romana Susanna Nicchiarelli con il suo film Miss Marx , presentato quest’anno a Venezia.
«Con la sua apparente incongruenza tra dimensione pubblica e privata – racconta la regista – la storia di Eleanor Marx apre un abisso sulla complessità dell’animo umano, sulla fragilità delle illusioni e sulla tossicità di certe relazioni sentimentali. Raccontare la vita di Eleanor vuol dire parlare di temi talmente moderni da essere ancora oggi, oltre un secolo dopo, rivoluzionari. In un momento in cui la questione dell’emancipazione è più che mai centrale, la vicenda di Eleanor ne delinea tutte le difficoltà e le contraddizioni».
Eleanor Marx, tra comunismo e Shakespeare
Nata a Londra nel 1855 in una soffitta di esuli politici, la sestogenita Eleanor Marx inizialmente deluse il “buon padre che voleva un maschietto”, ma finì poi per essere la sua figlia preferita. Fu proprio a lei che Marx lasciò il compito di organizzare e tradurre i suoi scritti per Il Capitale, il manifesto del comunismo.
Amante di Shakespeare, di Ibsen e del teatro in generale, Tussy – come era affettuosamente chiamata in famiglia – coltivava il sogno di diventare attrice. Eleanor credeva fortemente che, attraverso il teatro e la letteratura, si potesse far politica. Ripudiava i valori borghesi della società britannica e, non a caso, scrisse lei la prima traduzione inglese di Madame Bovary.
Se Marx ed Engels erano la teoria, Eleanor era la pratica
Eleanor Marx era dotata di una grande acutezza politica ed era un’eccellente divulgatrice delle teorie del padre, forse anche migliore di lui. Si impegnò attivamente su vari fronti organizzando scioperi e manifestazioni per la messa al bando del lavoro minorile, per l’accesso all’istruzione, per il suffragio universale e per ottenere una rappresentanza parlamentare selezionata democraticamente.
Miss Marx fu coinvolta dal nascente movimento femminista e fu la prima a coniugare i diritti delle donne con le istanze del socialismo.
In The Woman Question (1866) sosteneva che il patriarcato e lo sfruttamento delle donne fossero strettamente correlati al capitalismo e che la liberazione femminile era una condizione necessaria per la rivoluzione socialista. La lotta doveva avvenire per opera di uomini e donne insieme.
Un destino tragico
L’ intensa vita di Eleanor Marx s’infrange nel travagliato rapporto d’amore con Edward Aveling, intellettuale e attivista politico. Nel corso degli anni la relazione tra i due si fece via via più complicata per via dell’infedeltà di lui , fino a quando Eleanor scoprì che l’uomo aveva sposato di nascosto un’altra donna. Punto di non ritorno.
Il 31 marzo del 1898, a soli 43 anni, Eleanor Marx si suicidò ingerendo del veleno.
La figura inquieta di Eleanor Marx parla del nostro presente
La sua decisione finale non è da interpretare come un gesto di vittimismo o autocommiserazione, piuttosto come un atto liberatorio. Non Giulietta Capuleti, ma Thelma e Louise.
La modernità di Eleanor è stata la sua forza ma anche la sua condanna: la perfetta incarnazione del conflitto tra ragione e sentimento, tra rivoluzione e società maschilista. Le lotte di Eleanor per l’emancipazione, così come i suoi tormenti interiori, sono senza tempo.
«Ho ereditato il naso di mio padre… e non il suo genio» diceva di sé.
Eleanor ha certamente ereditato il suo genio. La sua “disgrazia” è stata il suo sesso, non il naso. Essere donna ed essere figlia di Karl Marx sono stati, alla sua epoca, due pesi enormi che l’hanno ingiustamente oscurata.
Devono continuare a esserlo?
Ciao mi sento di dover fare una precisazione. Prima scrivi tra parentesi che si suicida per amore (cosa assolutamente non vera) e poi dici che è stato un atto di liberazione (questo lo condivido). Attenti all’ordine delle idee. Eleanor Marx si è suicidata in seguito al rapporto pregno di tossicità (maschile aggiungerei). Lei stessa quando muore il padre dice che doveva essere il suo momento perché fino ad allora aveva vissuto all’ombra del padre e questo la dice lunga. Poi il compagno che col tempo ha logorato la sanità mentale della donna. Lei, secondo me, si sentiva una contraddizione di quelle logiche patriarcali, e per quanto mi riguarda anche capitaliste. È l’emblema contemporaneo della violenza strutturale psicologica che le donne (e in generale, i gruppi sociali ai margini della società) vivono da sempre.