El bloqueo: condanna (quasi) unanime da parte dell’ONU per una misura definita “inumana e ingiustificata”.
Per la trentesima volta dal 1992 l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) si è espressa a sfavore di El bloqueo, lo storico embargo che sta stritolando l’economia cubana da decenni. Ben 185 paesi su 189 hanno votato per l’abolizione della sanzione commerciale che gli Stati Uniti applicano su Cuba ormai da 60 anni. Nonostante questo, la misura resterà in vigore a causa del veto degli USA.
El bloqueo
La storia dell’embargo, conosciuto come El bloqueo, inizia nel 1960, all’indomani della rivoluzione castrista. Il governo rivoluzionario espropriò alcune imprese statunitensi sul territorio. A seguito di ciò, gli Stati Uniti applicarono all’isola di Cuba una sanzione economica che le impediva di intrattenere rapporti commerciali con la maggior parte delle imprese americane. Una misura pesante vista la forte dipendenza di Cuba dall’economia americana. All’epoca, infatti, circa i 2/3 delle merci in circolazione sull’isola proveniva dagli Stati Uniti. Erano esclusi dal blocco solamente cibo e medicinali. Questo almeno fino al 1962 quando, sotto la presidenza di J.F. Kennedy, il blocco si è inasprito trasformandosi in un embargo totale del commercio tra Stati Uniti e Cuba. Da allora l’escalation è stata inarrestabile. Ratificato più volte e con diverse leggi, tra cui il Cuban Democracy Act del 1992 e la legge Helms-Burton del 1996, l’embargo schiaccia l’economia cubana da ormai 60 anni. Il danno, riportano fonti cubane, ammonta a ben 151 miliardi di dollari.
Effetti devastanti
Le ricadute sono state tante e hanno riguardato tutti i settori dell’economia cubana nonché gli 11,5 milioni di abitanti dell’isola. Sono ovviamente loro le prime vittime dell’embargo che da sei decenni strangola l’economia cubana con pesanti ricadute sui trasporti e le industrie ma anche su ambiti cruciali per la vita quali l’alimentazione, l’educazione e la salute.
Una misura nata come risposta alla rivoluzione castrista si è lentamente trasformata in un sistema oppressivo che ha via via strangolato l’economia cubana e violato ripetutamente i diritti umani di 11,5 milioni di persone. Ne sono consapevoli gli stati membri dell’ONU. Dal 1992 ad oggi, ben trenta mozioni sono giunte presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite affinché gli Stati Uniti ritirino l’embargo contro Cuba. Tutte però si sono risolte con un nulla di fatto. Gli Stati Uniti, infatti, sono tra i cinque stati membri che, all’interno dell’Organizzazione, godono del diritto di veto. Come loro anche Cina, Russia, Francia e Regno Unito.
El bloqueo: condanna ferma da parte dell’ONU
Proprio il veto statunitense ha impedito l’attuazione della trentesima mozione a sfavore di El Bloqueo, avanzata presso l’Assemblea generale dell’ONU il 3 novembre scorso.
“Lasciate vivere Cuba in pace” ha detto il Ministro degli esteri cubano Bruno Rodriguez Parrilla “il mondo sarà migliore senza il blocco; gli Stati Uniti saranno un paese migliore senza il blocco contro Cuba.”
Una possibilità che non era sfuggita all’amministrazione Obama, fino ad ora l’unica ad aver dichiarato l’intento di porre fine all’embargo.
“Gli Stati Uniti devono eliminare il blocco una volta per tutte” hanno sostenuto le Isole Filippine. “Il blocco contro Cuba è una politica anacronistica quando il multilateralismo e la cooperazione sono il futuro” hanno ribadito gli stati Trinidad e Tobago.
La mozione è stata messa a votazione il 3 novembre scorso. Su 189 paesi partecipanti, ben 185 hanno votato a sfavore dell’embargo mentre Ucraina e Brasile si sono astenuti.
“È triste vedere il Brasile e l’Ucraina, che usufruì dell’aiuto del popolo cubano quando ci fu il disastro di Chernobyl, astenersi. Purtroppo, alcuni popoli non hanno memoria” ha detto Marco Papacci, presidente dell’Associazione di amicizia Italia-Cuba in un’intervista per Radio Onda d’Urto.
Un secco “no” è arrivato invece da Israele, alleato degli Stati Uniti. Nulla di tutto questo avrebbe rappresentato un problema se gli USA non avessero fatto valere il loro diritto di veto sulla questione. Ancora una volta la potenza americana è dunque riuscita a nullificare la volontà della maggioranza degli stati membri.
Il condannato non sconterà la sua pena. Chissà se, prima o poi, accadrà.