Nell’era social le foto dei nostri viaggi non raccontano più i luoghi visitati, insieme al loro corredo di tradizioni e storie. Le cartoline dalle vacanze sono diventate le fotografie che si pubblicano su Instagram o Facebook, ad uso e consumo dei propri followers. Una manifestazione di vanità.
Il turismo si trasforma in Ego-Turismo: il viaggio è solo un’opportunità per il turista di impossessarsi del capolavoro. Il monumento famoso è solo uno sfondo ad un’esibizione narcisista, un simbolo per affermare il proprio status di turista. Ma anche la propria presenza nel mondo. Un modo per dire agli altri “io sono stato qui”.
La complessa relazione tra il turismo di massa e l’autorappresentazione del viaggiatore è stata documentata eloquentemente dall’artista Julien Lombardi, che ha raccolto foto e video in un progetto chiamato Ego-Tour.
L’opera dell’artista francese mette in luce un cambiamento radicale sul come i turisti fotografano i siti visitati.
Poiché la cartolina non possiede la personalizzazione visuale, offerta invece dalla fotografia istantanea, ha perso l’efficacia di un tempo. I turisti non sono più passanti passivi: modificano e, a volte, distruggono le mete d’accoglienza. Le foto delle vacanze, in questo modo, diventano prove visive di un’esperienza attiva, fatta su misura del consumatore di Ego-Turismo.
L’obiettivo della macchina fotografica si sposta dal monumento al proprietario. E sullo sfondo il resto del mondo.
Oggi il turista, grazie alla televisione, vive spesso l’estraniante sensazione di deja-vù ovunque si trovi, in giro per il mondo. Marc Fumaroli aveva già avvertito , nel suo saggio L’État Culturel, la correlazione tra turismo di massa e televisione:
“La televisione è turismo di massa sul posto, il turismo una televisione in movimento. Lo zapping del telespettatore, lo shopping del cittadino, il suo weekend in automobile, obbediscono allo stesso principio di divertimento”.
Il ricordo non si sofferma più sul monumento visitato, che raramente si osserva a fondo. Ciò che verrà raccontato sarà il posizionamento del turista rispetto al resto del mondo.
Il turismo di massa ha reso inaccessibile certi luoghi. In mezzo ci sono altre persone che, come tutti, cercano di galleggiare nella folla, rivendicando il diritto di apparire. Di esistere.
La diffusione di smartphone dotati di fotocamera ha reso la fotografia potenzialmente alla portata di chiunque. La democratizzazione della fotografia può cambiare, e in parte l’ha già fatto, il modo di percepire e rapportarsi alla realtà. In un mondo in cui le immagini sono più importanti delle parole, la visione del mondo diventa più immaginifica, più visiva, meno ancorata alla realtà. Questo si traduce in un cambio di paradigma nella memoria: da tangibile ed esperenziale, diventa un’operazione più visiva.
I social network, colmi fin sopra l’orlo di immagini, rappresentano l’apoteosi della visualità sulla parola.
Lentamente, il nostro rapporto diretto col mondo decade, trasformandolo in un parco giochi di fotografie. Una rappresentazione fittizia del mondo. Un “falso autentico” per dirla con Umberto Eco.
Nell’epoca dell’Ego-Turismo, i viaggiatori si affidano ai propri telefonini per visitare e conoscere il mondo. Ma nessuno di loro si accorge, che è proprio quell’intermediario elettronico ad allontanarli dalla realtà.
Axel Sintoni