Dopo l’approvazione del Parlamento, l’attuale Presidente al Sisi punta ad allungare il suo mandato con un referendum dall’esito scontato.
Il suo mandato naturale dovrebbe scadere nel 2022, ma il presidente Abdel Fattah al Sisi potrebbe rimanere in carica fino al 2030. La riforma punta a prolungare già il mandato in corso fino al 2024 e introduce una possibilità di candidarsi a un terzo mandato per altri sei anni. Il Parlamento egiziano si è espresso martedì 16 aprile e, con una consultazione elettorale indetta in tempi record, il popolo egiziano è chiamato a esprimersi questa domenica sulle modifiche introdotte nei giorni scorsi.
I commentatori politici di tutto il mondo hanno già però descritto il referendum come scontato nel suo esito. In primo luogo perché il referendum per essere valido necessità della partecipazione del 5% degli aventi diritto e, in seconda battuta, perché l’opposizione all’introduzione delle modifiche non sta avendo vita facile.
Secondo infatti alcuni siti di monitoraggio della libertà di espressione online come Netblocks.org, ammonterebbero a 34mila i domini Internet con accesso bloccato. Tra questi, sempre secondo Netblocks.org, figurerebbero start-up tecnologiche di spicco, siti web di autoaiuto, home page di celebrità, decine di progetti tecnologici Open Source, siti web di gruppi di fede bahá’í, ebrei e islamici e ONG.
Chi è al Sisi
Figlio di un commerciante molto religioso, al Sisi ha seguito un percorso scolastico di tipo militare e si è diplomato nell’Accademia Militare Egiziana nel 1977. Ha ricoperto diverse posizioni di comando nelle forze armate ed è diventato ministro della Difesa dal Presidente Morsi. Dopo aver rovesciato Morsi con un colpo di stato militare nel 2013, è stato promosso Feldmaresciallo nel febbraio 2014. Una maggioranza di voti pari al 96,91% lo ha eletto presidente nel maggio dello stesso anno, con un successo in cui molti osservatori non hanno ravvisato trasparenza.
Supportato dalla classe militare di cui è generale e da un grande numero di parlamentari molto fedeli, la sua opera è vista come necessaria per dare stabilità al paese. Secondo i suoi sostenitori l’allungamento del mandato si collocherebbe in un’ottica di continuità rispetto alle politiche economiche e sociali intraprese in questi anni. Mentre per Amnesty International la sua presidenza avrebbe segnato un profondo deterioramento della situazione dei diritti umani in Egitto, al Sisi opera in generale nel sostanziale disinteresse delle istituzioni internazionali. A prendere posizione in merito è stato invece il presidente Usa Donald Trump che, in un recente incontro con al Sisi alla Casa Bianca, ha definito il progetto di modifica costituzionale “un ottimo lavoro”.
Altri aspetti della riforma
Grande peso nella riforma viene attribuito ai militari: al Consiglio supremo delle forze armate spetterà il potere di indicare il ministro della Difesa. Gli emendamenti amplierebbero poi la giurisdizione delle corti militari che giudicano già i civili.
Un altro aspetto fortemente criticato e non secondario è inoltre la modifica degli articoli 185, 189 e 193 della costituzione. La nuova formulazione darebbe al presidente al-Sisi l’autorità di controllo diretto sulla magistratura. Il presidente potrebbe nominare infatti i presidenti dei tribunali più importanti del paese, tra cui la Corte di Cassazione, la Corte costituzionale e l’ufficio del Procuratore generale. Se questo fine settimana il referendum approvasse la riforma, il futuro dell’Egitto potrebbe essere segnato da un irrigidimento delle istituzioni, sempre più permeate dalla presenza militare.
Elisa Ghidini