In Egitto continua la caccia alle streghe. Detenzioni arbitrarie, sparizioni, torture, maltrattamenti sono gli strumenti di repressione utilizzati dalle autorità egiziane come deterrente per spaventare i difensori dei diritti umani. L’ultima vittima di questa persecuzione è Mohamed Basheer, leader dell’Iniziativa Egiziana per i Diritti della Persona (EIPR), principale organizzazione per i diritti umani in Egitto.
L’arresto di Mohamed Basheer
Human Rights Watch cita fonti interne all’EIPR. Nelle prime ore di domenica 15 novembre agenti della polizia e della sicurezza nazionale, in borghese ma “pesantemente armati”, hanno fatto irruzione nella casa di Mohamed Basheer, al Cairo, e lo hanno arrestato. La Procura Superiore per la Sicurezza dello Stato (SSSP) ha poi interrogato l’attivista per oltre 12 estenuanti, lunghe ore, senza la presenza di un avvocato, e infine ha disposto la custodia cautelare per 15 giorni. L’accusa è di “fare parte di un’organizzazione terroristica” e di “diffondere notizie false”. Le autorità non hanno presentato alcuna prova contro Basheer.
Al centro dell’interrogatorio c’era non solo l’attività dell’organizzazione a difesa dei diritti umani, ma anche un incontro tenutosi il 3 novembre, presso gli uffici dell’EIPR, con ambasciatori e diplomatici occidentali. Tra gli altri, al meeting erano presenti rappresentati di Italia, Francia e Germania.
Ora Amnesty International chiede alla comunità internazionale di non rimanere indifferente di fronte a questo arresto ingiustificato, e di esigere l’immediata scarcerazione di Mohamed Basheer.
False accuse di terrorismo per detenere i difensori dei diritti umani
Questa detenzione è solo l’ultima di una lunga lista. L’autoritario governo egiziano zittisce sistematicamente chi si oppone ai soprusi, e lo fa con arresti arbitrari basati su infondate accuse di terrorismo. Le detenzioni vengono rinnovate e prolungate, spesso senza che gli imputati e i loro difensori legali siano presenti. E così le carceri si riempiono di innocenti che restano dietro le sbarre senza un processo per mesi, a volte anni.
L’arresto di Mohamed Basheer si inserisce infatti nel “caso 855/20”, una maxi inchiesta della SSSP che raccoglie le indagini basate su accuse inconsistenti legate al mondo del terrorismo contro attivisti, giornalisti, avvocati e difensori dei diritti umani.
Ma secondo il ministro degli esteri Sameh Shoukry in Egitto “non ci sono detenzioni arbitrarie, solo detenzioni che rispettano la legge”.
L’EIPR è da anni vittima dell’intolleranza vendicativa dello Stato egiziano. In Italia, è tristemente noto il caso di Patrick George Zaki, il ricercatore che collaborava con l’organizzazione e che è stato arrestato all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020. Mantenuto incommunicado, torturato, anche con elettroshock, Patrick Zaki è stato sottoposto a una detenzione preventiva che si sta rinnovando a scadenze regolari. A oggi si trova ancora in carcere, in attesa della prossima udienza, il 21 novembre.
In Egitto è caccia alle streghe
“Le autorità egiziane ribadiscono la loro intolleranza…. Il messaggio agghiacciante che inviano alla vessata comunità dei difensori dei diritti umani è che sono costantemente a rischio”. Così Philip Luther, direttore della ricerca e della difesa per il Medio Oriente e il Nord Africa presso Amnesty International, ha commentato l’arresto di Mohamed Basheer.
Durante il governo di Abdel Fattah al-Sisi, oltre 60.000 prigionieri politici sono finiti in carcere ingiustamente, con l’accusa di rappresentare un pericolo per la sicurezza nazionale. Molti sono vittima della draconiana legge sulle ONG ratificata dallo stesso al-Sisi nel 2017, che impone “restrizioni senza precedenti” alle associazioni non governative, ed è stata criticata dagli attivisti come “la peggiore della storia”.
In un parossismo di abusi e violenza, l’Egitto sta quindi alimentando un clima repressivo, fatto di censura, limitazioni delle libertà, sequestri, arresti di massa, sevizie, detenzioni arbitrarie, maltrattamenti crudeli e disumani, processi iniqui. Il governo del paese vuole mettere a tacere la voce di chi sfida l’autorità, di chi ha ancora il coraggio di protestare, di chi non si piega e continua a camminare a testa alta.
Camilla Aldini