Lo rende noto la stessa organizzazione attraverso un comunicato in cui ribadisce: “Siamo orgogliosi della nostra difesa dei diritti degli Egiziani”.
Arrestati due dirigenti dell’EIPR
L’Egitto sembra più che mai deciso a porre fine a ogni legittima attività di difesa dei diritti umani. Ancora una volta, l’intolleranza repressiva del regime di al-Sisi si è abbattuta sull’Iniziativa Egiziana per i Diritti della Persona (EIPR). Dopo l’arresto di Patrick Zaki, in carcere da 10 mesi per collaborare con l’EIPR, e di Mohamed Basheer, questa settimana sono stati arrestati altri due dirigenti dell’organizzazione.
Karim Ennarah, direttore dell’Unità di Giustizia Penale dell’EIPR, è stato arrestato mercoledì pomeriggio nella località balneare di Dahab, nel Sinai Meridionale, dopo che agenti delle forze di sicurezza lo avevano cercato il giorno prima nella sua casa del Cairo. Dopo averlo interrogato a lungo, la Procura Superiore per la Sicurezza dello Stato (SSSP) ha disposto per Ennarah 15 giorni di custodia cautelare, con l’accusa diffamante di aderire a un’organizzazione terroristica e di divulgare notizie false. Anche questo arresto è stato inserito nel caso 855/20, che raccoglie indagini basate su accuse inconsistenti legate al mondo del terrorismo contro attivisti, giornalisti, avvocati e difensori dei diritti umani.
Gasser Abdel Razek, direttore esecutivo dell’EIPR, è stato prelevato dalla sua casa di Maadi, nella periferia est del Cairo, ieri, giovedì 19 novembre. Al momento non si conoscono le accuse contro di lui e si ignora dove sia stato portato.
L’arresto dei due dirigenti segue quello di Mohamed Basheer, direttore amministrativo della ONG, avvenuto nelle prime ore di domenica.
Ma queste sono solo le ultime azioni contro l’Iniziativa Egiziana per i Diritti della Persona. Da anni l’ONG subisce abusi e violenze da parte del governo. Già nel 2016 le autorità avevano congelato i beni del fondatore dell’EIPR, Hossam Bahgat, e da allora gli hanno impedito di lasciare il paese.
Il governo dispotico di al-Sisi
Secondo i portavoce del gruppo, questa “repressione senza precedenti contro l’Iniziativa Egiziana per i Diritti della Persona” non è solo un deliberato attacco all’attivismo. È anche e soprattutto una risposta chiara all’attività dell’organizzazione a livello internazionale. In particolare sembrano aver destato sospetti nelle autorità egiziane alcuni “incontri con una serie di missioni diplomatiche”. L’ultimo di questi si era tenuto il 3 novembre. Vi avevano preso parte più di dodici delegazioni straniere, tra cui anche l’ambasciatore italiano al Cairo Giampaolo Cantini. Durante l’incontro si era discusso di tematiche relative “ai diritti umani e ai metodi per rafforzare i diritti umani in Egitto e nel mondo”.
Un mese fa, il 21 ottobre, 222 membri del Parlamento Europeo avevano inviato una lettera a al-Sisi, chiedendo la scarcerazione dei prigionieri politici. Tra i molti nominati c’era anche il nome di Patrick Zaki. Questa comunicazione seguiva di pochi giorni l’appello al presidente egiziano da parte del Congresso degli Stati Uniti.
Il governo respinge però ogni ingerenza straniera. Di fronte alla preoccupazione internazionale si scherma e ribadisce che “L’Iniziativa Egiziana per i Diritti della Persona svolge attività che violano la legge”.
I media e le agenzie di stampa si schierano dalla parte dello Stato, con articoli che denunciano le presunte attività illecite dell’EIPR. È chiaro quindi che l’ombra lunga del governo dittatoriale di al-Sisi ha definitivamente eclissato la libertà di stampa nel paese.
Dopo questa escalation di arresti ingiustificati, calunnie e abusi, l’ONG egiziana chiede alle istituzioni e ai difensori dei diritti umani in Egitto e nel mondo “di unirsi per difendere ciò che resta degli spazi per esercitare le libertà costituzionali e i diritti”.
Camilla Aldini