Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha promesso che il processo di deforestazione subito dalla parte brasiliana della Foresta Amazzonica cesserà entro il 2030, in linea con la sua politica ambientale incentrata sulla lotta al disboscamento indiscriminato e alla rimozione delle foreste.
Lo stop alla deforestazione dell’Amazzonia
Una svolta epocale per la Foresta Amazzonica e per l’ambiente in generale. Dopo anni di disboscamento indiscriminato e spesso illegale, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, per tutti Lula, ha promesso che il processo di deforestazione dell’Amazzonia, che è in atto da tempo, cesserà entro il 2030. Una direzione completamente opposta rispetto a quella del governo del suo predecessore Jair Bolsonaro, il quale era stato duramente contestato per il suo continuo disinteresse verso l’ambiente e le condizioni della foresta. Un rapporto stilato da Greenpeace intitolato “Dangerous man, dangerous deals”, rivela che durante il mandato Bolsonaro il tasso di deforestazione amazzonica era aumentato del 75,6%, gli allarmi per gli incendi forestali erano cresciuti del 24% e le emissioni di gas serra del Paese sudamericano aumentarono del 9,5%.
Il governo Lula fortunatamente cerca di rimediare ai danni causati. Già nel 2021 il governo brasiliano aveva firmato un accordo con altri 140 paesi del mondo per fermare la deforestazione dell’Amazzonia, ma per arrivare allo stop della deforestazione entro il 2030, è stato creato il “Piano d’azione per la prevenzione e il controllo della deforestazione in Amazzonia” (PPCDAm), il quale stabilisce una politica coordinata tra più di una dozzina di ministeri fino alla fine del mandato di Lula nel 2027.
Per sviluppare un’economia verde nella regione amazzonica senza deforestazione, saranno certificati i prodotti forestali, verrà offerta assistenza tecnica ai produttori, infrastrutture, energia e connessione internet per promuovere l’ecoturismo. Il governo intende poi rafforzare la legge contro i crimini ambientali (inasprendo le multe e le pene correlate) e di aumentare la presenza delle forze dell’ordine nelle aree più soggette al disboscamento illegale; inoltre il piano prevede il recupero delle foreste nonché l’incremento della vegetazione autoctona attraverso incentivi economici. Allo stesso modo, stabilisce un maggiore utilizzo della tecnologia e delle immagini satellitari per tracciare l’attività criminale e l’uso di un registro rurale per monitorare la gestione delle foreste considerate essenziali per frenare il cambiamento climatico; le autorità incroceranno le informazioni del sistema finanziario con il registro rurale e altri database e immagini satellitari per sradicare taglialegna e allevatori illegali.
Un piano che sta già avendo successo
L’obbiettivo dello stop alla deforestazione entro il 2030 sembra essere sulla strada giusta. Secondo il programma di monitoraggio dell’Istituto nazionale per la ricerca spaziale (INPE), già durante i primi mesi di governo del presidente Lula, la deforestazione dell’Amazzonia era diminuita del 61%; a febbraio erano stati disboscati “solo” 167 m quadrati, rispetto ai 430 allo stesso mese dell’anno precedente. Il trend positivo è continuato, nel mese di aprile si è registrato un disboscamento pari a 288 km quadrati (il terzo più basso della storia) a fronte degli oltre 1000 km quadrati distrutti abbattuti nell’aprile 2022; una riduzione impressionante ed esplicativa di come stia funzionando la politica ambientale di Lula. Le multe per i responsabili identificati di disboscamento illegale hanno avuto effetto, solo nei primi 5 mesi dell’anno il totale contestato è stato di oltre 400 milioni di dollari, il 160% in più rispetto al passato. Sono state anche sanzionate oltre 2.200 fattorie per comportamenti dannosi per l’ambiente.
Per il governo Lula la salvaguardia della Amazzonia brasiliana, ma in generale della Foresta Amazzonica tutta, non è un punto secondario del programma politico, anzi è uno degli obbiettivi più importanti. Oltre all’essere una risorsa fondamentale per il pianeta in quanto produce ossigeno (non a caso è il nostro “polmone verde”) la Foresta Amazzonica costituisce anche un habitat ricco di biodiversità, ospitando innumerevoli specie animali e floreali, non tutte ancora scoperte o ben classificate, senza contare la ricchezza che porta all’economia brasiliana. Se però non verrà preservata e tutelata a dovere il rischio di vederla scomparire, o comunque rimpicciolire di molto, è davvero elevato. Se il governo Lula sembra essere sulla strada giusta, è opportuna anche che l’opinione pubblica internazionale faccia il suo dovere, sensibilizzandosi e attivandosi, per fare in modo che la più grande foresta pluviale al mondo non venga spazzata via per meri interessi economici. La Foresta Amazzonica è essenziale per una buona condizione di vita, e non va considerata come un boschetto qualunque che ricrescerà in pochi anni; il pericolo per l’ecosistema e per la biosfera esiste, e va considerato, ma l’uomo purtroppo è avido e anche se avvertito procede dritto per la sua strada. Un uomo di un’altra epoca, il capo Sioux Toro Seduto, poco prima di morire in una riserva indiana disse:
“quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche”
Marco Andreoli