Il decreto Caivano rischia di vanificare i 35 anni di progresso nel sistema giudiziario minorile italiano, mettendo in pericolo l’importanza attribuita alla riabilitazione e all’educazione dei giovani.
Gli effetti del decreto Caivano
Il sistema giudiziario per i minori in Italia ha rappresentato per lungo tempo un modello di riferimento nel panorama internazionale, grazie alla sua attenzione alla riabilitazione dei giovani durante fasi cruciali del loro sviluppo. Tuttavia, il decreto Caivano, varato l’8 novembre 2023 dal Consiglio dei Ministri e convertito in legge il 13 novembre, minaccia di compromettere i progressi compiuti in 35 anni di sviluppo del sistema carcerario minorile, con la prospettiva di un aumento significativo del numero di giovani detenuti, soprattutto per reati legati alle droghe, a causa dell’espansione della custodia cautelare in carcere.
Gli effetti del decreto Caivano sono molteplici e vanno oltre la semplice questione del numero crescente di giovani detenuti. Questo decreto potrebbe minare i principi fondamentali della riabilitazione dei minori, che sono stati al centro del sistema giudiziario italiano per decenni. La sua attuazione potrebbe portare a una maggiore criminalizzazione dei giovani, anziché concentrarsi sulla loro reintegrazione nella società.
Inoltre, il decreto Caivano potrebbero esacerbare le disuguaglianze già presenti nel sistema giudiziario per i minori. È probabile che i giovani provenienti da contesti svantaggiati siano maggiormente penalizzati da questa legislazione, con un impatto negativo sulla loro possibilità di accesso a un’assistenza giudiziaria equa e orientata alla riabilitazione.
Gli impatti sociali del decreto Caivano
Il decreto Caivano potrebbe avere notevoli ripercussioni sociali, con conseguenze che vanno oltre la mera punizione dei reati commessi. Uno dei possibili effetti del decreto Caivano riguarda l’aumento del sovraffollamento carcerario nelle strutture destinate ai minori. Questo fenomeno potrebbe non solo peggiorare le condizioni di detenzione già precarie, ma anche aumentare il rischio di abusi e violenze nei confronti dei giovani detenuti, mettendo ulteriormente a rischio il loro benessere e la loro possibilità di reintegrazione nella società una volta rilasciati.
Un altro dei possibili effetti del decreto Caivano riguarda i reati legati alle droghe e solleva preoccupazioni significative. Le misure più severe proposte, compreso l’arresto per spaccio anche di quantitativi minimi di sostanze stupefacenti, potrebbero portare a un aumento del numero di giovani detenuti, sovraccaricando ulteriormente il sistema penale minorile.
Inoltre, l’estensione del Daspo urbano ai minori sopra i 14 anni, con il divieto di accesso a istituti scolastici per chi detiene sostanze stupefacenti, rischia di perpetuare la criminalizzazione dei giovani anziché offrire loro opportunità di riabilitazione e reintegrazione sociale.
Altre disposizioni del decreto, come il divieto di utilizzo del telefono in caso di reati e la penalizzazione dei genitori per la dispersione scolastica dei loro figli, potrebbero avere effetti controproducenti. Queste misure rischiano di esacerbare la marginalizzazione e l’esclusione dei giovani dal contesto sociale ed educativo.
L’introduzione nel 1988 di un codice penale dedicato ai giovani ha chiaramente evidenziato l’efficacia della giustizia riparativa e dell’educazione giovanile nel prevenire la recidiva e favorire comportamenti socialmente responsabili. È pertanto fondamentale valutare attentamente gli effetti del decreto Caivano e implementare politiche mirate alla reale riabilitazione dei giovani coinvolti nel sistema criminale.
La necessità di un approccio diverso