L’educazione, a partire dalle sue origini sino ai giorni nostri, ha subito una profonda rivoluzione.
Il termine, dal latino “EDUCATIO” risalente al XV secolo, significa letteralmente portare fuori. Si intende, infatti, portare l’uomo a trarre fuori da sé tutte le negatività e far uscire solo il buono. Una domanda che spesso ci si pone è: Quando si parla di educazione è corretto parlare di formazione personale o di istruzione? Per chiarirci questo dubbio, occorre fare un lungo salto indietro.
Già a partire dall’VII secolo a.C. infatti, con i poemi omerici, si iniziò a parlare di educazione dell’uomo che doveva essere forte e intelligente per superare tutte le peripezie. Con l’areté omerica infatti, l’ideale educativo è quello dell’imitazione di modelli coraggiosi e virtuosi, l’uomo per essere ben educato, deve essere intelligente e forte.
Successivamente nel mondo greco, si sviluppò tra i sofisti la pratica della paideia, una pratica educativa che prevedeva, dietro lauto pagamento, nel’insegnamento della dialettica l “ars orandi”, ovvero l’argomentare con una certa abilità le proprie argomentazioni, quello che oggi si potrebbe chiamare con il nome di “COMUNICAZIONE EFFICACE”.
Pian piano, grazie a Socrate che si distaccò per le sue idee dai sofisti, si sviluppò la pratica della maieutica, il cosidetto parto. Difatti la maieutica consiste proprio nell’aiutare la persona a partorire la verità e le buone pratiche educative che fanno già parte di noi.
L’educazione dei minorati
Le pratiche educative per tanto non si limitavano soltanto ad inculcare delle nozioni, senza se né ma, al contrario si educava l’uomo nella sua totalità.
Naturalmente, come in ogni cosa, c’è sempre l’eccezione: fino ai primi anni ’60, l’educazione non era prevista per persone minorate o con disagi socio-economici e culturali salvo grazie ad associazioni o enti privati.
La situazione dei minorati, cambiò grazie ad alcune leggi che aprirono loro le porte delle classi normali.
Le nuove pratiche educative
Grazie all’accesso dei disabili nelle classi comuni, i pedagogisti, svilupparono nuove pratiche educative quali ad esempio il gioco e la creatività artistica e musicale. Di particolare rilievo furono Maria Montessori e Don Milani in Italia e Rudolf Steiner in Austria.
Federica Perticone