Ed Gein, il vero volto di Psycho

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Vi stupirà forse venire a conoscenza del fatto che un gran numero dei più crudeli assassini del mondo cinematografico– da Norman Bates, protagonista della pellicola di culto “Psycho” (dalla quale a sua volta traggono ispirazione serie tv, sequel , remake e spin- off), passando per Leatherface in “Non aprite quella porta“, fino ad arrivare a film come “Il silenzio degli innocenti” e “Deranged“, senza dimenticare il personaggio di Bloody Face in “American Horror Story“- hanno tutti una radice comune: l’agghiacciante storia di Ed Gein, il cosiddetto “macellaio di Plainfield”.

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Nato e vissuto nel Wisconsin, Gein ottenne questo macabro soprannome per essere stato ritenuto colpevole di aver commesso una serie di omicidi– il cui numero, però, non è stato accertato con esattezza-, ma anche e soprattutto per avere dissotterrato cadaveri per mutilarli ed adoperare parti dei corpi per realizzare pezzi di arredamento.

La sua infanzia fu segnata da una situazione familiare piuttosto tribolata: suo padre George aveva una dipendenza dall’alcool ed era un uomo alquanto violento; sua madre, Augusta, era una fanatica religiosa (ragion per cui non divorziò mai dal marito, nonostante i rapporti tra loro fossero estremamente tesi) che educò Ed e suo fratello maggiore Henry secondo dettami estremamente rigidi, leggendo loro passaggi della Bibbia in cui si parlava di punizioni divine ed insegnando loro che tutte le donne (tranne lei) erano prostitute, che il sesso era accettabile solo con finalità procreative e che il mondo era un luogo immorale. Inoltre, mantenne i due fratelli in uno stato di pressoché totale isolamento, cosa che li legò ancora più inscindibilmente a lei.

Ed, nonostante una carriera scolastica senza intoppi, si rivelò ben presto un bambino strano: sempre isolato, aveva un’aria timida ed un atteggiamento alquanto effemminato (che lo resero bersaglio delle prese in giro dei compagni di scuola), ma di tanto in tanto prorompeva in risate isteriche che lasciavano perplessi anche gli insegnanti. Inoltre, a dieci anni ebbe un orgasmo mentre osservava i genitori macellare un maiale.




Quando giunsero all’adolescenza, Augusta iniziò a sottoporre i suoi figli a rigidissime punizioni se contravvenivano ai suoi insegnamenti (giunse addirittura ad immergere Ed in una vasca piena di acqua bollente quando, adolescente, lo sorprese a masturbarsi) e si fece promettere da entrambi che sarebbero rimasti sempre vergini. Henry, però, non rispettò la promessa e questa- forse-, assieme alla sua velleità di ribellarsi agli strumenti didattici della madre a seguito della morte del padre, è la ragione per cui morì in giovane età.

Nel maggio del 1944, infatti, vi fu un incendio nella fattoria di Plainfield dove viveva la famiglia Gein, a seguito del quale Ed prima dichiarò di aver perso di vista il fratello tra le fiamme, per poi indicare con esattezza il luogo in cui si trovavano i suoi resti. Il cadavere presentava i chiari segni di un colpo alla testa; le indagini, tuttavia, portarono ad accertare che Henry era morto asfissiato mentre tentava di spegnere il fuoco.

Così il nucleo familiare dei Gein si ridusse a due: Augusta ed il devoto figlio Ed. Per due anni i due vissero in simbiosi, fino a quando un ictus uccise Augusta (la quale, peraltro, era già rimasta paralizzata a causa di un altro ictus, pochi mesi prima).

Nel corso dei funerali, Ed pianse istericamente l’adorata madre, singhiozzando come un bambino.

Era il dicembre del 1945: l’arresto di Gein, però, sarebbe arrivato solo nel 1957, dodici anni dopo.




In quell’anno, infatti, scomparve la commessa di una drogheria (stesso mestiere di Augusta), Berenice Worden. Ed era tra i sospettati, poiché era stato l’ultimo ad avere contatti con lei, stando alle testimonianze.

Fu così che la polizia si diresse presso la fattoria Gein, sfidando il maltempo che aveva ricoperto le strade di ghiaccio, rendendole difficilmente percorribili.

Giunti alla fattoria, i poliziotti si divisero: metà di loro si diressero verso la legnaia, l’altra metà verso l’abitazione.

In entrambi i casi, fecero delle macabre scoperte: casa Gein era sommersa dalla sporcizia e dal disordine, ad eccezione dell’immacolata stanza di Augusta, in perfetto ordine; per il resto, la puzza in casa era insopportabile, così gli agenti cercarono di capire la provenienza del cattivo odore. Guardando con più attenzione, scoprirono che in casa c’erano scatole con cibo avariato, numerosi apparecchi radio (nonostante mancasse la corrente) ed una gran quantità di oggetti realizzati con… resti umani!

Gein, infatti, aveva, tra le altre cose, realizzato un tavolino da caffè con delle tibie, una poltrona i cui braccioli erano costituiti da braccia umane, dei vasi contenenti nasi e vagine sottospirito, un tamburo con pelle umana; tramutato parte del cranio di un bambino in una scodella per il brodo; conservato in uno scatolo dita umane e molto altro ancora.

Non mancavano capi di abbigliamento: una cintura creata adoperando capezzoli femminili ed un abito di pelle umana.

Nel capanno adibito a legnaia, invece, fu rinvenuto il corpo scuoiato  e decapitato della Worden, appeso come un trofeo di caccia. Nelle ore successive vennero ritrovate anche le interiora, il cuore in un sacchetto a parte e la testa (pronta per essere appesa, grazie a dei chiodi applicati ai lati).

Oltre all’omicidio della Worden, a Gein fu attribuito anche quello di Mary Hogan, scomparsa alcuni mesi prima. Sconcertante, tra l’altro, il fatto che spesso Ed, scherzando coi vicini, avesse detto che Mary si trovava a casa sua.




Altro dettaglio che fece inorridire i vicini fu la dichiarazione di Ed, nel corso del processo, di non avere “mai ucciso un cervo“: spesso, infatti, il killer aveva offerto carne di cervo ai vicini, mentre probabilmente si trattava di carne umana.

Ed fu dichiarato mentalmente instabile e questo gli permise di evitare la pena di morte. Visse fino al 1984- quando morì per insufficienza respiratoria- in un manicomio criminale, dove si adattò perfettamente alle regole, risultando sempre a proprio agio.

Fu sepolto a Plainfield, dove la sua lapide fu costantemente vandalizzata (anche la fattoria Gein fu incendiata mentre Ed era ancora in vita, mentre la sua auto è diventata un’attrazione a pagamento), fino al 2000, quando fu trafugata (attualmente, è stata ritrovata ed è esposta in un museo del Wisconsin).

Varie teorie sono state avanzate su di lui: la più accreditata è che Gein intendesse attuare un “insano rituale di travestitismo”, per riportare in vita la madre. Del resto, egli stesso confessò che, dopo la morte di Augusta, avrebbe voluto cambiare sesso, nonché di avere portato a casa una donna (cioè, il suo cadavere) perché somigliava molto a sua madre.

Lidia Fontanella

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