Il recente report di Legambiente ha evidenziato i dati del 2022 per quanto riguarda il mondo dell’ ecomafia in Italia. Il quado che ne esce è di una criminalità ambientale che non demorde e che, anzi, sotto alcuni punti di vista riesce addirittura a crescere.
I dati e i numeri
È stato pubblicato recentemente il report di Legambiente sui numeri dell’ ecomafia in Italia per l’anno 2022. Secondo i numeri registrati e confrontati con quelli degli anni passati, ne risulta un quadro di diffusa criminalità ambientale, la quale morsa non accenna ad arrestarsi.
I dati del report evidenziano vari tipi di illeciti: quelli che risultano attualmente più diffusi sono ciclo illegale del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti, ovvero le tre principali filiere su cui nel 2022 si è registrato il maggior numero di illeciti. In generale, i reati contro l’ambiente restano ben saldi sopra la soglia dei 30 000, per la precisione 30 686, in lieve crescita rispetto al 2021 (+0,3%), con una media di 84 reati al giorno, oppure 3,5 ogni ora. Crescono anche gli illeciti amministrativi, che toccano quota 67 030 (con un incremento sul 2021 del +13,1%). Sommando queste due voci, si sfiorano le 100 000 violazioni delle norme poste a tutela dell’ambiente.
Le regioni nelle quali si registrano più reati ambientali sono Campania, Puglia e Sicilia; se si analizzano i dati su scala provinciale, quella di Roma risulta essere la più colpita; è stata inoltre registrata al 9° posto la provincia di Livorno, una novità rispetto agli anni precedenti. In particolare, la Campania si conferma al primo posto per numero di reati contro l’ambiente (ben 4 020, pari al 13,1% del totale nazionale), persone denunciate (3 358), sequestri effettuati (995) e sanzioni amministrative condannate (10 011).
Le soluzioni
Come indicato nel report, la sfida dell’ ecomafia in Italia è considerata come duplice: si può vincere da un lato rafforzando le attività di prevenzione e di controllo nel Paese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il PNRR; dall’altro mettendo mano con urgenza, a partire dall’Europa, a un quadro normativo condiviso su scala internazionale, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce confini.
Mai come in questo momento storico si devono alzare le antenne per scovare inquinatori ed ecomafiosi. E bisogna farlo presto, dentro e fuori i confini nazionali, perché stiamo entrando nella fase operativa del PNRR. L’Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, come prevede l’aggiornamento della direttiva sulla tutela dell’ambiente, da approvare entro la fine della legislatura europea, ma soprattutto deve recuperare i ritardi accumulati finora, dando seguito alle dieci proposte inserite nel nostro Rapporto Ecomafia
L’associazione ambientalista ha presentato dieci proposte di modifica normativa volte a rendere più efficace l’azione delle istituzioni, comprese le riforme ancora in sospeso, in vista della prossima direttiva dell’UE sui crimini ambientali, che l’Italia deve necessariamente sostenere con determinazione entro la fine dell’attuale legislatura europea. È necessario inoltre rivedere, a livello nazionale, il meccanismo del subappalto “a cascata” previsto dal nuovo Codice degli appalti, nonché garantire il monitoraggio costante degli investimenti previsti dal PNRR. Dal punto di vista legislativo, occorrerà invece approvare il disegno di legge contro le agromafie e anche introdurre nel Codice penale i delitti contro la fauna.
Ecomafia in Italia, considerazioni finali
La parola “ecomafia” è un termine tutto italiano, coniato e diffuso proprio da Legambiente nel tentativo di portare alla luce le attività illegali delle organizzazioni criminali di tipo mafioso che arrecano danni all’ambiente. Questo ambito si riconduce quindi, come intuibile, alla più ampia lotta alla mafia, con un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente, tema molto sentito oggigiorno per gli effetti concreti che si possono osservare dal punto di vista meteorologico.
Quando oggi parliamo di lotta alla mafia, la intendiamo spesso e volentieri in un tentativo di un richiamo alla legalità e al rispetto delle leggi. Questo tema è caro sia alle forze politiche parlamentari di centro-sinistra sia a quelle di destra: che sia da un lato o dall’altro, il tema sbandierato dai politici è sempre quello della persecuzione dei criminali, senza un reale tentativo di comprendere le dinamiche che stanno dietro a questo tipo di organizzazioni criminali.
Com’è stato dimostrato storicamente, le dinamiche della mafia sono sempre state riconducibili a dinamiche di classe. Sia dagli inizi della storia italiana sia in tempi più recenti, analizzare il fenomeno in quest’ottica aiuta a capire meglio i rapporti capillari tra Stato e mafia: dove ci sono degli interessi economici in comune, vi sono accordi che non si fanno scrupoli nel superare le leggi di uno Stato.