E’ vero che le miserabili nonché kafkiane chiusure dei porti per ordine del Salvini (uso l’articolo davanti al cognome come nei verbali giudiziari) alle navi militari italiane Diciotti e Gregoretti cariche di naufraghi sono sostanzialmente simili, in entrambi i casi è stato violato l’art.605 del Codice Penale sul sequestro di persona che prevede pene fino a 15 anni di reclusione, e fu fortuna del Salvini che nessuno perse la vita nel corso del sequestro altrimenti la pena sarebbe stata l’ergastolo. Quindi due reati gravissimi e acclarati consumati in entrambi i casi, che però auspicabilmente avranno esiti diversi per due ragioni che provo a spiegare.
Nel caso della Diciotti (agosto 2018) la Giunta del Senato ritenne che il reato potesse configurarsi come “atto politico”, ovvero inteso a spingere le altre nazioni europee a suddividere ed accogliere i naufraghi insieme all’Italia. In sostanza un ricatto umanitario degno dei peggiori regimi, ripugnante nella sua spietatezza ma pur sempre un atto politico e in quanto tale non perseguibile.
Nel caso della Gregoretti (luglio 2019) il meccanismo di ridistribuzione dei naufraghi tra le varie nazioni europee era ormai consolidato ed era stato attivato ogni volta che un rilevante numero di vite umane erano state salvate da un naufragio. Caduta la protezione del cosiddetto “atto politico” rimane il reato, commesso a puro scopo propagandistico, in tutta la sua gravità.
La seconda ragione è data da una lunghissima sentenza della Corte Costituzionale datata giugno 2019 e quindi intercorsa tra i due reati, riunitasi per deliberare sulla legittimità dei famigerati Decreti Sicurezza, che sancisce come nessun “atto politico” possa andare ad intaccare i diritti fondamentali della persona come il diritto alla vita e alla libertà.
Per questo e non per altri motivi chi scrive ritiene che il Salvini Matteo debba essere sottoposto a processo penale e nell’innegabilità dei fatti condannato alla pena reclusoria che il reato prevede, auspicabilmente 15 anni.
Mario Piazza