Cani e gatti: membri di nuove forme di famiglia non tradizionale
Passeggio a piedi per le vie del mio quartiere. Mi trovo in una zona semicentrale piuttosto anonima della Capitale, mediamente dotata di negozi e servizi, densamente popolata e da qualche anno discretamente multietnica. In questo mio piccolo laboratorio di osservazione ho notato la stupefacente quantità di animali domestici. Cani col cappottino, col passeggino, con la pettorina. Ma anche cani spartani, di razze indefinite e con le facce buffe, che sono poi i cani che piacciono a me.
Senza alcun dato statistico alla mano, ma per semplice spirito deduttivo, ho fatto un breve calcolo. Ho ricondotto l’incrementata presenza canina nel quartiere alle misure adottate per contenere la diffusione del Coronavirus. La collettività – ho pensato- deve essersi sicuramente adattata ai nuovi costumi imposti dall’era in corso, rimandando la procreazione e accogliendo con favore l’ingresso in casa di un simpatico cagnetto.
Viene spontaneo sospettare che per alcuni le restrizioni imposte dal lockdown dello scorso anno siano state più accettabili. Del resto, in un certo periodo i possessori di cani sembravano essere gli unici fortunati. Questi, infatti, in virtù delle necessità fisiologiche dei propri amici a quattro zampe, avevano la possibilità di uscire di casa, anche se dovendosi mantenere in uno spazio circoscritto.
Probabilmente, anche per i possessori di gatti la vita in quarantena è stata più dolce, considerando che la convivenza forzata con un felino casalingo di certo non espone al rischio di litigi in uno spazio improvvisamente troppo stretto.
Insomma: possedere un animale domestico è indubbiamente un vero balsamo per l’umore, e di più sicuramente lo è in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando adesso.
Cani e gatti in casa: cosa dicono le statistiche
Secondo una recentissima ricerca dell’Eurispes, più di 4 italiani su 10 (il 40,2%) possiede animali in casa. Si tratta perlopiù di cani e gatti, i quali pesano sulla spesa familiare tra i 31 e i 100 euro ogni mese.
Se dunque solo un paio di anni prima, pur essendo i primi in Europa per possesso di animali domestici, gli italiani avevano in casa in maggior misura pesci e uccelli, oggi la situazione è cambiata. Per certi versi, si potrebbe anche affermare che la situazione sia migliorata, giacché si registrano più adozioni ai canili e meno abbandoni.
Tuttavia, svuotare canili e gattili e poi coccolare il peloso godendo del suo amore incondizionato potrebbe per taluni essere sconveniente. Lo è per coloro che appartengono alla Chiesa cattolica, il cui rappresentante ha appena ammonito questo cattivo comportamento, contrario ai dettami della religione.
Papa Bergoglio: non sostituite i figli con gli animali domestici
È infatti di ieri la dichiarazione di Bergoglio sull’inopportunità di scegliere come membri della propria famiglia degli animali domestici, dimenticando che sia un dovere morale di ogni cristiano generare prole.
In disaccordo solo apparente col santo assisano autore de “Il Cantico delle Creature” da cui ha preso il nome, il Pontefice ha semplicemente richiamato l’attenzione sul natalismo. Questa credenza, infatti, promuove la procreazione, desiderabile per garantire la continuità della specie umana. Ma anche per infoltire le fila dei propri fedeli, auspicando la limitazione dell’accesso all’aborto e alla contraccezione.
Non è la prima volta che il leader della Chiesa cattolica si esprime in merito alla giusta composizione della famiglia, nucleare e formata da genitori di sesso diverso. Così, mentre la sovrappopolazione mondiale contribuisce a ridurre le scarse risorse del nostro popoloso pianeta, il capo del Vaticano esorta i suoi fedeli a riprodursi. Per avere più umanità -aggiunge- sarebbe preferibile fare spazio in casa a nuovi esseri umani, e non a cani e gatti.
L’invito sta facendo discutere anche perché appare mosso alle famiglie italiane, giacché nello Stato Vaticano, da cui giunge il monito, la grande maggioranza delle e degli abitanti figli non può averne per via del voto di castità.
In molti sostengono che il fine ultimo dell’esistenza delle unità familiari sia la cura reciproca. Se è davvero così, allora forse poco importa quante zampe abbia chi condivide con noi lo stesso tetto.
Irene Tartaglia