Che poi, se ci pensate, questi che hanno preso d’assalto le stazioni sono gli stessi che al supermercato, in tempi normali, bloccano un’intera corsia per scegliere la marca della marmellata perché hanno messo il carrello di traverso e nessuno riesce a passare. Gli stessi che in macchina, quando c’è la coda, passano col giallo che diventa rosso bloccando quelli che cercano di passare col verde dall’altra parte. Gli stessi che nottetempo lasciano il frigorifero rotto vicino al cassonetto perché gli fa fatica chiamare l’Ama.
Gli stessi che quando ti permetti di eccepire qualcosa ti rispondono “eh, volevo vedere te”, e tu gli risponderesti ecco guardami, io al supermercato sto attento a far passare gli altri, col giallo mi fermo, ho casa piena di roba da buttare perché non ho mai tempo di andare all’isola ecologica e quindi le cose me le tengo. Così, gli risponderesti, però sai che è inutile, che non servirebbe a niente, che inventerebbero subito il modo di farti notare che bravo, così sono capaci tutti, che loro lavorano (loro, tu no), che loro hanno fretta (loro, tu no), che loro hanno casa piccola (loro, tu no).
Sono quelli convinti, fermamente convinti, ottusamente convinti, bovinamente convinti che il mondo, tutto il mondo, tutto il pianeta dalle metropoli alle foreste pluviali ruoti intorno ai cazzetti loro, ai loro tiramenti, alle loro esigenze che per qualche ragione sono sempre eccezionali, particolari, peculiari, e che oltre a quello non ci sia altro. Che non ci siano, che non esistano gli altri.
Gente che poi ovviamente vota e chiunque voti vota male, perché si aspetta che chi viene eletto debba stare appresso a quei cazzetti, a quei tiramenti, a quelle esigenze, e se non gli sta appresso non lo vota più e ne vota un altro, e poi un altro, e poi un altro ancora, finché non ne trova uno che dica tranquilli, fatevi pure i cazzi vostri in santa pace, ognuno si faccia i cazzi propri perché è così che deve andare, non abbiate paura, ci sono qua io a difendervi.
Ecco, questi sono quelli che hanno preso d’assalto le stazioni. E sono il male profondo, radicato, endemico di questo paese disgraziato.
Alessandro Capriccioli
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