L’eccidio delle fosse Ardeatine: perché ?
Il 24 marzo del 1944 in un complesso di grotte artificiali nei pressi di Roma, le fosse Ardeatine, venivano fucilati 335 italiani per vendicare la morte di 35 soldati tedeschi. Il giorno prima, 23 marzo, un gruppo di diciassette partigiani dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) aveva fatto esplodere un ordigno in via Rasella attentando il Reggimento di polizia Bozen. Quel giorno ricorrevano 25 anni dalla fondazione del partito fascista di Mussolini e i partigiani della GAP, affiliati ai comunisti, volevano fare “la festa” ai nazi-fascisti. L’Italia era occupata dai nazi-fascisti già da un anno, ma era schierata con gli alleati per la liberazione. I partigiani di tutta la nazione combattevano insieme senza distinzioni di genere o provenienza, uniti per la libertà di questo nostro popolo che non si era mai sentito legato ad una sola bandiera prima di allora. Nell’attentato di via Rasella morirono 28 tedeschi sul colpo e altri 5 tra la sera e il giorno seguente.
Una rappresaglia ingiustificabile
La sera del 23 marzo il colonnello Herbert Kappler, comandante della polizia tedesca, si consultò con Kurt Mälzer comandante delle forze armate e insieme decisero che la rappresaglia migliore sarebbe stata quella di uccidere dieci italiani per ogni tedesco ucciso quel giorno. Hitler si trovò completamente d’accordo e diede il via libera alla strage. Il giorno seguente, il 24 di marzo, i nazisti reclutarono dalle carceri tutti i detenuti che sarebbero stati certamente condannati a morte, ma non erano abbastanza per arrivare al numero concordato, ovvero 330. Vennero allora scelti altri detenuti politici e 75 ebrei, prigionieri a Regina Coeli. Il numero non era ancora quello previsto e si finì quindi per rastrellare le vie di Roma in cerca di altri civili.
Le fosse Ardeatine: il posto perfetto
Furono portati alle fosse Ardeatine 335 uomini, il più giovane dei quali aveva solo quindici anni, il più vecchio settantadue. I nazisti non volevano che la loro rappresaglia diventasse pubblica e le fosse Ardeatine erano un luogo perfetto per nascondere i cadaveri. Infatti, furono un tempo catacombe cristiane buie e discrete. Quando i tedeschi si accorsero che c’erano cinque uomini più del previsto decisero di non liberarli perché avrebbero compromesso la segretezza dell’operazione. Quegli uomini furono ammazzati in ginocchio, cinque per volta, con un colpo alla nuca. Cadevano uno a uno nelle fosse all’indietro, con il cervello spappolato mentre gli altri aspettavano e chissà cosa riuscivano a pensare in quegli istanti.
Un tragico e buio momento..
L’eccidio delle fosse Ardeatine fu ed è ancora uno degli episodi più bui della nostra storia. I diciassette partigiani che il giorno prima dell’eccidio misero in atto l’attentato non furono cercati, né tantomeno trovati. I nazisti risposero alla morte con altra morte, più cattiva e di più persone. La guerra in fondo non è altro che rispondere alla violenza con nuova violenza finché la morte non si porta via tutto e restano solo il dolore e la solitudine.
..Che non possiamo dimenticare
Oggi a 77 anni di distanza, il massacro delle fosse Ardeatine è e deve essere ricordato. A volte ci dimentichiamo di quanto male siamo in grado di fare tra esseri umani e quanto possiamo goderne. Tra le grotte delle fosse Ardeatine si trova un museo che ricorda i caduti di quel 24 marzo ormai così lontano. Su un muro la scritta “Qui fummo trucidati, vittime di un sacrificio orrendo, dal nostro sacrificio, sorga una patria migliore e duratura pace tra i popoli” per ricordare a chi passa di lì di non dare per scontata la vita e di ricercare la pace anche per tutti coloro che non hanno potuta averla.