Ebola: la lotta senza fine della Repubblica del Congo

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Sei mesi dopo la fine dell’epidemia di Ebola nel Congo orientale-Kinshasa, si è verificato un nuovo caso di malattia. Come ha annunciato domenica l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nella Repubblica del Congo l’incubo dell’ ebola riappare. Il virus mortale che ha colpito negli ultimi anni, sempre più, l’Africa, minaccia ancora una volta il Paese, già segnato dalla violenza dell’epidemia. Solo tre mesi fa le autorità sanitarie del Paese avevano dichiarato vinto l’ultimo focolaio.

Il nuovo caso di Ebola è stato rilevato nel Congo Orientale-Kinshasa, vicino alla città di Butembo. Il virus è stato rinvenuto nei campioni prelevati da una donna ricoverata nel centro sanitario locale, poi deceduta. La preoccupante notizia segna il potenziale inizio della dodicesima epidemia della malattia nel Paese da quando il virus è stato scoperto vicino al fiume ebola nel 1976.

A dar l’annuncio è stato il ministro della Salute della Repubblica del Congo, Eteni Longondo. Si tratta di una contadina, moglie di una sopravvissuta all’epidemia di Ebola che ha colpito Butembo, nella provincia del Nord Kivu. Butembo è stato uno degli epicentri della seconda più grande epidemia di ebola al mondo che è durata quasi due anni nel Congo Orientale, causando 3.481 casi e 2.299 morti.




La donna ha iniziato a registrare sintomi compatibili con l’ ebola il 1 ° febbraio nella città di Beni. E’ poi stata trasferita in un ospedale di Butembo, dove è morta. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inviato un team di epidemiologi sul sito, sono già stati individuati più di 70 contatti. E ‘in corso anche la disinfezione delle aree visitate dal paziente.

L’esperienza e la capacità delle squadre sanitarie locali è stata fondamentale nel rilevare questo nuovo caso di ebola e spianare la strada a una risposta tempestiva. Il virus Ebola è altamente contagioso e può essere contratto attraverso fluidi corporei, sangue, saliva, secrezioni, vomito o escrementi. Mentre la fonte della contaminazione è ancora sconosciuta. Secondo uno studio del New England Journal of Medicine, il virus può vivere nello sperma dei sopravvissuti maschi per più di tre anni.

Oggi, nonostante le cure attualmente disponibili la mortalità dell’ebola nella Repubblica del Congo è pari al 67%. La stessa che fra il 2014 e il 2016 portò alla morte di oltre 11.000 persone, tra: Guinea, Sierra Leone e Liberia.

È l’inizio della dodicesima epidemia?

Il ritorno dell’ Ebola nel Nord-Est del Paese – una regione afflitta dalla violenza tra gruppi armati – arriva mentre il vasto paese africano combattendo anche il proprio focolaio di Covid-19. Questo nuovo caso è stato registrato dopo l’annuncio, il 18 novembre 2020, della fine ufficiale dell’undicesimo focolaio. Nella provincia dell’Equatore nel nord-ovest dove ucciso 55 persone su 130. Casi identificati.

L’ultimo paziente di ebola è stato dichiarato guarito, in questa provincia congolese, il 16 ottobre 2020. Il ministro Eteni non ha affermato che si tratti della dodicesima epidemia di Ebola. Ma ha avvertito, a metà novembre, che “l’alto rischio di recidiva dell’ebola rimane permanente”.

Sebbene vi sia la speranza che questa identificazione precoce possa aiutare a contenere rapidamente questo focolaio. le consecutive epidemie di ebola e COVID-19 hanno portato i sistemi sanitari del Congo al limite. Ciò potrebbe mettere a dura prova una situazione già esasperata.

Come fermarne la progressione?

Identificato nel 1976 da Peter Piot e da un team internazionale che comprendeva il professore congolese Muyembe, l’ Ebola viene trasmesso all’uomo da animali infetti. La trasmissione umana avviene attraverso i fluidi corporei. I principali sintomi sono febbre, vomito, sanguinamento, diarrea.

Per frenare la decima epidemia, la Repubblica del Congo è ricorsa, per la prima volta, alla vaccinazione di oltre 320.000. Con due vaccini di due diversi laboratori (Merck e Johnson & Johnson). Stessa strategia utilizzata per superare l’undicesima epidemia.

Dopo la grande epidemia 2013-2016 in Africa Occidentale e l’esportazione di pochi casi in Occidente, l’OMS teme una possibile diffusione della stessa nel mondo. Va ricordato che l’agenzia delle Nazioni Unite aveva elevato la precedente epidemia in Oriente al rango di emergenza sanitaria internazionale.

Felicia Bruscino

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