“E tu questa la chiami uguaglianza?”: lo sciopero delle donne in Islanda

sciopero delle donne in Islanda, Giorno Libero delle Donne

Photo Johannes Jansson

Lo sciopero delle donne in Islanda, che le vede coinvolte in una protesta che riguarda il divario salariale di genere e le violenze di genere. Nonostante l’Islanda si classifichi al primo posto del Global Gender Gap Report del forum economico mondiale con un indice di parità al 91,2% , le donne islandesi sentono ancora la necessità di far sentire la loro voce per una disparità di genere non del tutto scomparsa.


Facciamo un passo indietro

Il recente  sciopero delle donne in Islanda non è il primo. Il 24 Ottobre del 1975 le donne islandesi affrontarono le problematiche legate alla disparità di genere e alla violenze di genere con uno sciopero alla quale parteciparono circa il 90% delle donne. Detto anche Kvennafrí  (giorno libero delle donne), le donne smisero di lavorare e anche di occuparsi della casa per dimostrare la loro insofferenza contro il divario di retribuzione e la discriminazione sul posto di lavoro. Questo sciopero diede la spinta per l’approvazione della legge del 1976 che si impegnava a garantire la parità dei diritti a prescindere dal sesso.  Successivamente nel 1980 viene eletta la prima presidentessa islandese Vigdís Finnbogadóttir. Questo rappresentò un grande passo avanti per l’Islanda in quanto si classifica come la prima nazione al mondo ad eleggere una presidente donna.

Cosa si cela dietro al nuovo sciopero delle donne in Islanda?

Dopo quasi 50 anni dallo sciopero del 1975,   Astenendosi da tutti i loro compiti, sia che riguardano l’ambito domestico, sia che riguardano il lavoro retribuito, le donne islandesi scendono in piazza cercando di mandare un messaggio forte. Con lo slogan, emblema dello sciopero: “E  tu questa la chiami uguaglianza“, a scendere in piazza è anche la prima ministra Katrín Jakobsdóttir che afferma di voler mostrare piena solidarietà alle donne islandesi. Poiché l’Islanda è stata classificata come il paese con la maggiore parità di genere per 14 anni di fila dal World Economic Forum, un’ organizzatrice dello sciopero afferma :

“Un paradiso di uguaglianza non dovrebbe avere il 21% di divario salariale e il 40% delle donne che sperimentano violenza di genere o sessuale almeno una volta nella vita. Non è questo ciò a cui ambiscono le donne nel resto del mondo“.

L’Islanda, definita come un paradiso della parità di genere, oggi però non riesce a portare avanti la reputazione che tutto il mondo ha di essa.

L’obbiettivo dello sciopero

Con lo sciopero delle donne in Islanda si cerca di mandare un messaggio forte,  soprattutto al governo, e questo lo dimostra la partecipazione della prima ministra. Katrín Jakobsdóttir afferma:

Non lavorerò quel giorno, come spero facciano anche tutte le donne qui presenti“. La premier inoltre sostiene: ” è inaccettabile che nel 2023 non siano ancora stati raggiunti gli obbiettivi di piena uguaglianza di genere“.

Varie manifestazioni previste in diverse città, ma nella capitale di Reykjavik si è tenuto l’evento più importante. Le protestanti chiedono che vengano resi pubblici gli stipendi nei settori a maggioranza di lavoratrici, compreso quelle delle pulizie.

I Passi avanti dell’Islanda nel corso della storia

L’Islanda, da sempre pioniere su temi che riguardano la parità di genere, negli anni ha avuto delle tappe fondamentale per affermarsi come tale. Dopo lo sciopero del 1975  e la conseguente legge che ne uscì fuori, ci furono altri grandi passi in avanti per le donne. Con l’istituzione della legge islandese del 2017 si impone alle società e alle aziende di certificare che, a parità di mansioni lavorative, lo stipendio di uomini e donne sia uguale .Questo, però, non riesce a garantire l’eliminazione del gender gap retributivo. Secondo i dati, nei settori dove le lavoratrici sono la maggioranza, gli stipendi sarebbero tra i più bassi nel mercato del lavoro. 

Lo sciopero delle donne in Islanda porterà ad una nuova svolta?

Le protestanti cercano di incentivare tutta la popolazione islandese, prevalentemente donne a far sentire la loro voce. Cercano di dare una svolta alle continue discriminazione che sono costrette a subire.  La loro è una lotta che aspira ad un futuro più equo. Un futuro dove finalmente le donne siano viste al pari degli uomini. Un futuro dove le donne non debbano essere più costrette a subire continue violenze di genere.  Assurdo pensare come nel 2023 ancora si debba sentire che la donna non venga considerata al pari dell’uomo nell’ambito lavorativo. Con lo sciopero delle donne in Islanda si è messa ancora di più in evidenza l’importanza del lavoro femminile. Metà del paese si è trovato bloccato, poiché, la maggior parte del lavoro è svolte dalle donne.  L’Islanda è solo uno dei tanti paesi in cui questa situazione purtroppo è ancora oggi presente.

Lo sciopero delle donne in Islanda vuole dimostrare come il raggiungimento della parità di genere non è semplice. C’è bisogno di continue lotte per far sentire la propria voce. Ci si augura che l’atto di coraggio da parte delle donne islandesi possa essere d’esempio per le donne di tutto il mondo. E che possa rappresentare un’emblema per il raggiungimento dei diritti delle donne.

Ambra Vanella

 

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