È annegato a 14 anni, aveva portato con sè la sua pagella cucita nella tasca, la storia è di un ragazzino del Mali morto nel Mediterraneo mentre cercava di raggiungere l’Europa.
Non conosciamo il nome, ma solo l’età del protagonista della vignetta di Makkox pubblicata su Il Foglio.
Il naufragio, in realtà, risale al 18 aprile 2015 quando 1100 persone persero la vita tentando di raggiungerne una migliore. Inizialmente si parlò di 800 cadaveri in mare, solo nelle ultime settimane si è saputo che il numero, invece, è probabilmente più alto e si aggirerebbe intorno ai 1100.
In questi giorni la notizia è tornata in primo piano sui social e sui media grazie al racconto di Cristina Cattaneo, il medico legale che negli ultimi anni si è occupata di riconoscere i corpi dei migranti annegati in mare. “Naufraghi senza volto” è il titolo del libro in cui la Cattaneo ha raccontato alcune delle storie dei migranti che hanno tentato la traversata.
Mentre tastavo la giacca, sentii qualcosa di duro e quadrato — scrive Cattaneo —. Tagliammo dall’interno per recuperare, senza danneggiarla, qualunque cosa fosse. Mi ritrovai in mano un piccolo plico di carta composto da diversi strati. Cercai di dispiegarli senza romperli e poi lessi: Bulletin scolaire e, in colonna, le parole un po’ sbiadite mathematiques, sciences physiques… Era una pagella. “Una pagella”, qualcuno di noi ripeté a voce alta.
Circa 30.000 i morti in mare negli ultimi 15 anni
Sono tante, troppe le persone che hanno perso la vita nel Meditterraneo, 2000 solo l’anno scorso.
L’Oim stima che siano circa 30.000 i morti in mare negli ultimi 15 anni. Il 2016 è stato l’anno con più vittime, circa 5.022. Il 60% delle persone che muoiono mentre tentano di arrivare nell’ormai blindata Europa rimane senza un nome. Cattaneo ha lavorato in un progetto sperimentale con una task-force per dare un nome ai migranti vittime dei naufragi, individuando una procedura-tipo. L’esperimento pilota è stato condotto sulle vittime di alcuni dei naufragi più tragici avvenuti nel Canale di Sicilia, tra cui proprio quello del 18 aprile 2015. Forse la più grande tragedia nel Canale di Sicilia in cui salvarono solo 28 persone.