Arte sarà. Dal verso di Kostantinos Kavafis
E se non puoi la vita che desideri/cerca almeno questo/per quanto sta in te: non sciuparla
…Dalla Pop Art alla Post Art: una raccolta di pezzi sull’arte
L’arte come libertà di fruizione, l’arte come accorgersi, l’arte come immaginazione, l’arte come comprensione. L’arte come divertimento. Lo sguardo libero sull’arte
Lo sguardo libero e libertà di pensiero sono i due atteggiamenti più difficili da raggiungere, per ognuno di noi. Magari noi pensiamo di essere liberi se restiamo fra il consueto, fra ciò che l’ortodossia ha già decretato sia letterarietà o arte. Pensiamo di essere liberi eppure abbiamo quasi dubbi e paure sul nostro stesso percepire difforme dal percepire in voga.
Quanti di noi non accettano critiche su capolavori consolidati nel tempo oppure su opere d’arte modernissime spacciate per capolavori! Sulla libertà dunque, esercizio che necessita di costante allenamento, verte, in modo scherzoso, la fruizione artistica che inizia giocando sul significato di pop art, cioè arte popolare, ogni nostro oggetto può diventare arte, giocando su Andy Warhol e mia supposta somiglianza, nella curiosità di accorgersi, giocando sul significato di post sia nel senso del poi che in quello di pezzo, articolo scritto in occasione di alcuni momenti io abbia organizzato oppure visitato da semplice fruitrice. Attraversando ed incontrando Alan Jones, newyorchese, scrittore, critico e curatore di mostre d’arte, uno dei massimi conoscitori della scena della Pop Art, che con noi parla di fantasia, di fantasmagoria e poi lancia la provocazione che l’arte vada cercata nelle osterie, perché nei musei, l’arte non è più arte è ideologia, profitto, mercato.
Un altro dei temi che mi sembra essenziale far emergere è l’accorgersi
Mostra su Andy Warhol in varie città italiane. Qui a Catanzaro.
Nella sala d’ingresso al Marca di Catanzaro vi sono gli scatti del 1986 gli ultimi, mentre nelle sale in fondo gli scatti del ‘77 e noi iniziamo da lì da Andy giovane, e guardo il pubblico, e domando ad un esperto da dove iniziare. Costui mi dà una risposta tecnica, cioè mi dice che non lo sa perché non ha curato i lavori. Ma come è possibile? Non si è accorto che va per età?
Rifletto molto su cosa sia riconoscere e conoscere, su cosa sia la parola e l’azione “ accorgersi”.
Una volta un medico, in ospedale, ebbe un infarto davanti a me a mia cugina e alle infermiere, e mentre io blateravo che lui stava male e di soccorrerlo, mia cugina insisteva a voler sapere come stesse sua madre e le infermiere badavano a guardare le cartelle. Logicamente poi si accorsero perché il medico scivolò a terra.
Così guardo tutta questa bella gente e mi domando se si accorge oppure no, se si accorge di quanto si possa soffrire, di quanto sia sofferente Andy negli scatti della sala del 1987 e di quanto sia diverso e quasi divertito negli scatti del “77, quasi come recitasse, anzi sicuramente recitava.
Ci accorgiamo delle cose? Ecco che in un altro luogo del Marca viene proiettato un documentario sulla vita di Aurelio Amendola. Prendo appunti sulla cartella bianca e lucida e spariscono gli scritti.
Quello che mi rimane è l’allegria della serata, i molti amici incontrati, l’umanità e la simpatia di Aurelio Amendola che mi fa una fotografia vicino ad Andy.
Aurelio Amendola ha fotografato Burri mentre nel fuoco modella il futuro, ha fotografato De Chirico in gondola metafisica e reale, ha fotografato Michelangelo e la sua Aurora, ha fotografato il Davide e me.
“Lui sa quello che sta facendo perché è quello che fa anche lui” da una frase del documentario. Lui, Aurelio, sa cosa ha fatto Michelangelo e conosce ogni sfumatura dell’Aurora e carezza l’Aurora con la stessa stupita delicatezza e purezza con cui iniziò da bambino a carezzare le pellicole da lavare nello studio di un fotografo del suo paese.
Ogni paese può diventare il centro del mondo se ci si accorge di vivere. .
Mostra con Phippe Daverio
Litweb intervista Daverio.
Al Premio Limen con Antonio Pujia Veneziano
Litweb intervista Daverio. Daveru?
Daveru?- mi domanda spesso una amica, non so se perché non ci creda affatto o per dire che quella cosa, quand’anche fosse vera, sarebbe niente, visto che lei dopo un attimo l’ha già scordata, infatti me la ridomanda.
Così, davvero, vi riporto mia intervista con Daverio, al Limen e sulla soglia del Palazzo Gagliardi di Vibo Valentia, ieri sera.
Arte da far incontrare, da mostrare e da gustare per infine premiare.
Guardar lontano veder vicino, L’arte di guardare l’arte, L’arte è la nave, Arte stupefacente. Da Dada alla Cracking art. Installazioni
Ascolto Daverio e i suoi aneddoti storici sui balconi di ghisa inglese nei palazzi nobiliari di Vibo Valentia e su navi, con arance e vino verso l’Inghilterra, ritornanti, per stabilizzar peso, carichi di ghisa, (a minor prezzo di quella di Mongiana) e su come il marmo di Carrara stia sulle soglie delle scale del palazzo Gagliardi, essendo la proprietaria cugina dell’arciduca di Toscana.
Una vera commistione di elementi, commenta Daverio, forse maggiore di oggi in cui tutto sembra commisto e non lo è.
Continua e ci porta in Parlamento Europeo a chieder vocianti solo di immagini, di statue e dipinti, gridare che con arte Italia sia fatta, salvata, dice lui, per il vero motivo che sia Italia e Calabria il paese dell’immaginazione.
Così lo ascoltiamo e lo seguiamo per stanze e dipinti fermandoci insieme a dire bravo, interessante, molto carino oppure niente, sentendolo dire che per esser veri bisogna dire una bufala grande, dirla con forza e crederci davvero, convincere gli altri che questa sia vera, come fu con Capalbio, luogo di residenza di intellettuali, ma quali? Sorride lui, eravamo solo quattro amici che volevano divertirsi, eppure Capalbio diventò quello che per scherzo lui aveva detto.
Ed a questa sua asserzione io dico: Come il regno della Litweb!
Daverio sarebbe pronto a fare un catalogo, perché un catalogo ci vuole, è come una casa, ed io son già nel film La migliore offerta e ricordo Virgil, il protagonista, Geoffrey Rush, alle prese con un catalogo che stravolgerà la sua vita.
Daverio come Geoffrey?
Da Dadaista al Regno.
Le élite
Io sono Litweb in rosso.
La copertina del libro” Lit Art con Litweb” , Dalla Pop Art Alla Post Art,un libro che non si vende, riprende una carta di Caterina Luciano, facente parte di una mostra del 2014 Gli insetti, ed in questa carta Scaccia mostri delle crisalidi, Caterina Luciano inventa per me il personaggio alato che vedete in mantello coccinella pronta a combattere e a far linguaccia ai mostri.
Ma i mostri sono le zanzare? Quindi le scaccio affinché non attacchino le crisalidi? Chiedo a Caterina
e lei mi risponde:- Certo, sono succhiatori o succhiatrici di sangue di tutti gli esseri viventi. Il tuo ruolo è di trovare e aiutare le crisalidi, per me erano artisti di vario genere: scrittori, pittori, crisalidi che diventeranno farfalle grazie a te.-
….
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te
non sciuparla (Kavafis )
E se non puoi la vita che desideri…
Mettila su carta, Trasformala, elabora simboli, e diventa profeta di un tempo nuovo. La rinascita nell’arte.
Noi siamo tutta luce/Il mantra dei nostri giorni difficili./Siamo tutta ombra./Insieme/Senza ombra niente luce
Così fra ignorare e non guardare/fra silenzi e lontananze/appaiono nuove lucciole./Le lucciole della comprensione
“E se non puoi la vita che desideri/Non sciuparla portandola in giro/in balìa del quotidiano/gioco balordo degli incontri/e degli inviti,/fino a farne una stucchevole estranea.“ Kavafis
Ma “qui a Catanzaro” ci sarte voi, che pubblicazione è questa? Sembrano tanti pezzi di articoli diversi e l’immagine in home è tra le più inquietanti della storia del giornalismo e la strana figura in primo piano non si sa che tipo di apparizione sia.
Mio Caro Luca ho spiegato che la mostra, partita da Catanzaro, sarebbe stata poi nei musei italiani. Infatti da poco è stata a Firenze.
Ma il mio intento era quello di leggere Ultima Voce o al massimo Luzzo (?) su Ultima Voce, non di Luzzo e di articoli scopiazzati da blog quasi inesistenti.
Caro Luca, qui non c’è nulla di scopiazzato. Se leggi bene ho detto che l’articolo era una raccolta di pezzi, miei. Certo. Su varie mostre d’arte. Leggi pure tranquillo se ti piace il mio stile, ripeto solo il mio modo di scrivere, e mi auguro di averti mio lettore
Se oltre a un augurio è anche una speranza, allora abbandona questa speranza. Preferisco leggere pezzi scritti in altro modo, non doppioni scritti e così. Io sono un lettore di questo sito, non un suo lettore. Ciao.