È morto Sergio Staino, celebre vignettista, figura chiave nel panorama dell’informazione e della cultura. La sua geniale matita e la sua capacità di riflettere la realtà con ironia e profondità hanno plasmato un’epoca e influenzato generazioni. La sua vita e la sua carriera meritano di essere celebrate nell’arte satirica italiana e internazionale.
Nelle prime luci dell’alba, in una tranquilla stanza di un ospedale fiorentino, il sipario si è chiuso sulla vita di un grande uomo: Sergio Staino, l’eclettico vignettista toscano originario di Piancastagnaio, in provincia di Siena, si è spento all’età di 83 anni. Il suo nome è un simbolo inciso nell’arte satirica e nella cultura italiana.
Staino, noto al grande pubblico come il padre di Bobo, il personaggio disilluso e pensante che ha incantato generazioni con le sue vignette, è stato un pilastro nella scena artistica e giornalistica del nostro paese. La sua carriera, lunga e ricca di successi, è stata un susseguirsi di traguardi che hanno segnato un’epoca.
Il suo nome è strettamente associato a “l’Unità”, il giornale con cui ha condiviso gran parte della sua carriera. La sua penna, intrisa di umorismo e critica sociale, ha contribuito a plasmare l’identità del giornale. Ma l’influenza di Staino non si è fermata alle pagine de “l’Unità”. Ha collaborato con successo anche con “Il Messaggero” e ha fondato nel 1986 il settimanale satirico “Tango”, dimostrando ancora una volta il suo talento eclettico. Nel 1987, il suo genio ha trovato spazio su Rai3 con il programma “Teletango”, un altro tassello nella sua lunga carriera televisiva.
La sua versatilità lo ha portato a creare nel 1989 il film “Cavalli si nasce” e, nel 1992, “Non chiamarmi Omar”, tratto da un racconto di Altan. La sua presenza nelle trasmissioni televisive era una boccata d’aria fresca, con programmi come “Cielito Lindo”, un varietà satirico condotto da Claudio Bisio e Athina Cenci, che hanno fatto divertire e riflettere il pubblico per anni.
Nel 2007, Sergio Staino ha lanciato “Emme”, un “periodico di filosofia da ridere e politica da piangere”, un supplemento settimanale de “l’Unità” che ha continuato a mettere in luce il suo acume e la sua capacità di commentare la realtà con saggezza e umorismo.
Il suo impegno e la sua passione sono stati riconosciuti anche in ambito politico, quando nel 2016 il premier e segretario del Partito Democratico Matteo Renzi gli ha affidato, come anticipato in precedenza, la direzione de “l’Unità” insieme ad Andrea Romano. Questo incarico è durato circa un anno, fino al mese di aprile del 2017, quando Staino ha rassegnato le dimissioni. Tuttavia, il suo legame con il giornale è proseguito fino alla sua chiusura il 2 giugno 2017.
Dopo la fine dell’epoca “l’Unità”, Sergio Staino ha continuato a contribuire alla scena giornalistica italiana con le sue collaborazioni con “La Stampa” e “l’Avvenire”. Il suo stile unico, capace di coniugare satira e riflessione, ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario collettivo, influenzando il pensiero di molte generazioni.
Ma l’eredità di Staino va oltre il suo lavoro sulle pagine dei giornali e sullo schermo televisivo. La sua creazione più iconica, Bobo, è diventata il prototipo dell’italiano medio pensante, un lavoratore disilluso e padre di famiglia che rappresenta le sfumature della società italiana. La vita di Bobo è stata narrata attraverso le sue vignette, e il personaggio è diventato parte integrante della nostra cultura.
Sergio Staino era un intellettuale che, con la sua ironia, intelligenza e la sua matita, ha fatto storia nel panorama culturale e politico della sinistra italiana. Le sue vignette, i suoi personaggi e le sue battute pungenti hanno illuminato il cammino di chi ha avuto il privilegio di incrociare la sua opera.
In questo momento di tristezza, rivolgiamo le nostre più sincere condoglianze ai suoi cari e a coloro che hanno avuto il piacere di condividere con lui il palcoscenico della vita. La sua presenza mancherà, ma il suo spirito e il suo contributo rimarranno per sempre nell’immaginario collettivo italiano.