E’ morto John Lewis: icona dei diritti civili afroamericani

John Lewis è morto, all’età di 80 anni, venerdì notte, 17 luglio, stroncato da un cancro al pancreas, che aveva lui stesso annunciato di avere il 29 dicembre 2019. Lo rende noto oggi la Camera dei rappresentanti USA di cui era membro. <<L’America piange la morte di uno dei più grandi eroi della storia>>, scrive la portavoce Nancy Pelosi. Lewis, deputato statunitense della Georgia, è infatti ancora oggi considerato uno dei principali esponenti dei diritti civili afroamericani nella metà del Novecento.

Le origini e l’incontro con Martin Luther King

John Lewis nacque in Alabama nel 1940 e, dopo aver terminato gli studi nel Tennessee, iniziò attivismo politico lottando contro ogni forma E' morto John Lewis: icona dei diritti civili afroamericanidi discriminazione razziale.

Nel 1958, mentre lavorava nella fattoria del padre, sentì in radio un discorso del reverendo Martin Luther King e decise di spedirgli una lettera. King gli rispose inviandogli due biglietti dell’autobus andata e ritorno per Montgomery e invitandolo a incontrarlo.

In quegli anni, erano state approvate le leggi “Jim Crown”, che vedeva la divisione della società: i bianchi nella parte più aristocratica e i neri nei retrobottega delle scuole e delle università.

Lewis iniziò così a combattere a fianco di King e, nel 1963, fu uno dei Big Six che partecipò alla Marcia su Washington per il lavoro e la libertà. Fu infatti proprio lui a introdurre Martin Luther King, dinnanzi alla folla dai gradini del Lincoln Memorial, prima del suo celebre discorso “I have a dream”.

Lewis e la politica

Nel 1964, furono approvate le “Civil Rights Act”, che dichiararono illegali le differenze di registrazione nelle elezioni e la segregazione razziale nelle scuole, sul posto di lavoro e nelle strutture pubbliche.

Questo però non bastò. Nel 1965, avvenne infatti il “Bloody Sunday”, la celebre marcia di Selma, in cui i manifestanti furono attaccati violentemente sul ponte Pittus. Queste scene spinsero gli afroamericani a non arrendersi e, per la prima volta, riuscirono a mobilitare la politica americana.

Nel 1977, Lewis entrò nel Partito Democratico e si candidò alla Camera dei Rappresentanti, perdendo però le primarie. Accettò poi un incarico nell’amministrazione comunale e, nel 1981, venne eletto nel consiglio comunale di Atlanta. Nel 1986, riuscì ad entrare nel Senato in cui ci rimase per 34 anni. Nel 2011, ricevette la medaglia presidenza della libertà e, nel 2016, partecipò all’occupazione dinnanzi la Camera per richiedere leggi sul controllo delle armi.

Il sogno di tutti noi

Una battaglia senza fine, dunque, la sua. Ma anche una battaglia che resta indelebile nel cuore della storia e nelle generazioni che verranno. Le disparità tra bianchi e neri non sono ancora oggi superate del tutto e continuano spesso ad entrare nei pensieri di molta gente. Ma la vita di John Lewis è la piena dimostrazione che, sui diritti civili, si deve combattere ad ogni costo. E che esistono sogni che si possono raggiungere. <<I have a dream>>, diceva Martin Luther King. E sicuramente l’ha detto anche Lewis in punto di morte. Perché questo è il sogno di tutti noi: che non ci debbano più essere mondi differenti, ma un unico mondo; e che possiamo, in un giorno non molto distante, abbracciarci e ripetere assieme:

<<Eccolo qui il nostro sogno: siamo tutti noi>>.

Stefania Meneghella

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