Di Giulio Cavalli
Lui è Marco Gervasoni, docente ordinario di Storia contemporanea all’Università del Molise, uno di quelli che negli ultimi mesi si è ritagliato una sua piccola fetta di pubblico lanciando provocazioni come “affondata, bum bum” mentre parlava della nave Sea Watch e che cavalca questo ultimo sovranismo d’accatto che rappresenta la destra più becera. Quando twittò quell’infelice frase sulla nave dell’ONG si alzò un’indignazione tale che l’università LUISS bloccò il suo rinnovo come docente e come spesso succede di questi tempi quando qualcuno dalle parti di certa destra scrive una cacata tale da costringere i suoi datori di lavoro a prendere provvedimenti per tutelare la propria immagine allora si urla subito alla repressione del libero pensiero. Così il buon Gervasoni è diventato un martire, un eroe e si è subito messo a disposizione di certa stampa e di certa televisione, quelli che rivendicano il diritto di essere beceri, quelli che godono nel vomitare in pubblico le proprie pulsioni più becere e addirittura le rivendicano.
Lei è Elly Schlein, una giovane politica che ha alle spalle già una storia netta, precisa, fatta di idee e di contenuti e di valori che ha sempre rispettato e divulgato. Mentre Gervasoni e gli altri scherani favoleggiavano di sostituzione etnica, di Soros e di barche che andavano affondate Elly Schlein lavorava al Parlamento Europeo per rivedere quell’accordo di Dublino che è uno degli incagli legislativi che la politica non ha voglia di sciogliere. Schlein è una che studia, quando viene invitata in televisione zittisce spesso i suoi avversari politici parlando di fatti e di cifre, è, in poche parole, una donna competente. E forse sarà anche per questo che con una sua lista slegata da qualsiasi partito è riuscita a ottenere una mare di preferenze nelle ultime regionali in Emilia Romagna tanto da meritarsi la carica di vicepresidente. Elly Schlein è talmente libera che è convinta di vivere in un Paese che riesce a fare i conti con i gusti sessuali delle persone e per questo durante una bella intervista con Daria Bignardi alla domanda “sei fidanzata” ha risposto con la disarmante spontaneità di chi è fedele a se stesso di essere fidanzata con una donna e che in passato ha avuto relazioni sia con uomini che con donne.
Bisogna partire da qui per discutere dell’infelice uscita di Marco Gervasoni (viene difficile chiamarlo professore) che ieri ha condiviso sul suo account twitter la foto di copertina de L’Espresso che ritrae Elly Schlein con il commento “Ma che è, n’omo?”, dando di gomito come quei balordi a decimo giro di aperitivo al bar che finiscono inevitabilmente a fare battute di sfondo sessuale.
Nella frase di Marco Gervasoni c’è tutto: finge di essere una (brutta) battuta e invece è un insulto sessista, contiene un po’ di body shaming e un pizzico di omofobia. Il mix perfetto per riuscire a farlo diventare barzotto ai suoi sostenitori che riescono a sentirsi veri uomini ogni volta che sentono di essere riusciti a sminuire una donna. Ovviamente non c’è nessun giudizio nel merito, nessuna contestazione alle tesi politiche di Schlein, niente di niente che riguardi l’intervista rilasciata a L’Espresso o anche solo la politica in generale. Gli intellettuali di destra vomitano bile e per loro è il massimo del confronto. Tutto qui. Tutto solo qui. Le donne secondo il loro metro di misura (che è quello che gli sta in mezzo alle gambe) sono giudicabili solo per la desiderabilità che riescono a suscitare ai loro sfinteri. Sono fallocrati che vedono il mondo dal loro minuscolo spioncino e semplicemente odiano le donne, odiano le donne competenti, odiano le donne che li guardano dritti in faccia, odiano le donne che decidono di non stare nel posto in cui loro vorrebbero metterle, nell’angolo dei loro divertimenti.
Gervasoni però ha anche un’altra caratteristica tipica degli intellettuali di destra: dopo avere fatto una cazzata non chiede semplicemente scusa (chiedere scusa per loro è un’umiliazione insostenibile del proprio ego) e quindi dopo avere sputato quello schifosissimo tweet si è inventato di avere voluto provare un “esperimento di psicologia sociale e politico” (ha avuto il coraggio di scrivere proprio così) rifugiandosi dietro la solita vigliaccheria. E si è offeso, Marco Gervasoni, perché già di qualcuno gli ha fatto notare che in fatto di bellezza non spicchi proprio come un novello Adone. E così ha ricominciato la solita solfa: la libertà di pensiero, di giudizio, sono stato frainteso, mi hanno attaccato, il pensiero unico e così via. Fino al prossimo rutto per farsi notare, per rimestare ancora un po’ nella merda e per ottenere ancora un filo di visibilità. Sempre sparando contro qualcuno, ovviamente.