È la rivolta dei dannati: il coronavirus ha fatto traboccare il vaso.
Il video è di poco fa, ci arriva dal carcere di San Vittore, dove i detenuti oggi, come in decine di altri penitenziari italiani, sono in rivolta.
In gabbia, abbandonati in quei lazzaretti fatiscenti e sovraffollati che sono le patrie galere, chiusi in promiscuità, in 7/8 per cella, in spazi costruiti per accogliere la metà degli ospiti, dovrebbero accettare questa sorta di condanna a morte che lo stato ha sommariamente comminato loro, sigillandoli dove presto si diffonderà velocissimo il virus.
Laddove l’Iran ha appena liberato 70 mila carcerati, in prevenzione alla diffusione del coronavirus, le misure pensate dallo stato italiano riguardano la sospensione delle visite dei parenti fino a giugno.
Li si priva di ogni forma di socializzazione, proprio quando questi maturano la consapevolezza che dovessero ritrovarsi col virus, con le strutture mediche già al collasso, nessuno si curerebbe di loro.
Così alla mancanza di supporto, cure, programmi di reinserimento, formazione, integrazione, disintossicazione derivata dai tagli enormi degli ultimi decenni, si aggiunge questa forma di tortura psicologica che è l’ansia di morire senza nemmeno potere salutare i famigliari; il tutto in attesa che il virus davvero in quelle condizioni elimini percentuali in doppia cifra della popolazione carceraria..
Nel carcere di Opera, sempre a Milano, nel frattempo si sono appena registrati i due primi positivi al Coronavirus.