E il mare suona, a Zara

L'Organo Marino, in croato: Morske Orgulje, Zara, aperta al pubblico dal 15 aprile 2005
L’Organo Marino, in croato Morske Orgulje, Zara (aperta al pubblico dal 15 aprile 2005)





Siamo a Zara, in Croazia. E davanti a noi, il mare. Davanti a noi, quindi, tutto quello che induce al silenzio, alla contemplazione, alla calma. Perché davanti al mare, non occorre far nulla per farsi valere né per creare atmosfere particolari: il mare sa già tutto e tutto fa da sé.

Vi starete chiedendo perché, per godere del mare e della sua meraviglia, ho deciso di raccontarvi quello di Zara… Perché in quest’angolo di un mondo che corre e si dimena e si adatta a qualsiasi ritmo, anche il più snervante, l’architetto Nikola Basic, ha costruito una delle opere più spettacolari di cui ho sentito parlare e di cui ho letto: un organo musicale suonato dal mare. La struttura è costituita da “gradoni lunghi una settantina di metri, divisi in sette sezioni di dieci metri ciascuna. Al di sotto di esse, posizionate parallelamente alla riva e a livello della bassa marea, si trovano 35 canne in polietilene di varie lunghezze, diametro e inclinazione, che s’innalzano trasversalmente fino alla pavimentazione della riva per terminare poi nel canale. Grazie al moto ondoso dell’acqua marina, queste canne producono suoni sempre diversi modulati secondo sette accordi e cinque tonalità.”

Una meraviglia: il talento umano che sposa l’imprevedibilità della natura. Perché, quando le onde corrono incontro alla banchina musicale, secondo ritmi noti solo a loro, la musica che ne viene fuori, è la più originale, poiché nessun maestro umano ne dirige l’esecuzione; non ci sono bacchette che orchestrano, non ci sono spartiti da leggere e da cui non distogliere lo sguardo, non ci sono possibilità di errori o di alterazioni: è il mare che decide. Ed è il mare che, accarezzando quei gradini, effonde una melodia che lascia tutti estasiati. Una melodia che emoziona, che inebria, che rallegra, in base allo stato d’animo del mare, in base all’impetuosità dei suoi movimenti e in base alla nota che ogni sua onda custodisce. Una melodia che, in ogni caso, sorprende.





Anche se non ci sono stata personalmente, attraverso dei video, ho ascoltato la musica emessa dall’organo per diversi minuti e vi posso garantire che può benissimo sostituire la sigaretta prima di andare a letto quando si è nervosi, la coppa di gelato quando si è tristi, la scatola di tranquillanti quando si è ansiosi: una cura non invasiva, una medicina indolore, una dolcezza senza rischi di aumento della glicemia, una sana e piacevole pausa da tutto quello che è solo rumore, che è solo frastuono, che è solo un selfie, con lo sfondo del mare, venuto bene.

Nicola Basic, con la sua idea, con il suo progetto, ha permesso alla musica del mare di sposare quella di note di uno strumento paziente, che aspetta rispettosamente che le onde gli concedano la giusta ispirazione, la giusta velocità, la giusta potenza per suonare. E per far sognare chi ascolta.

Perché il mare conosce i sogni di ciascuno e fa di tutto per crearne per chi di sogni non ne ha più. Ed ora, con l’aiuto delle numerose canne poste sulla superficie della banchina, può anche raccontarli. Sì, mi piace pensare che quelle canne, dal suono potente quanto lieve, abbiano il compito di raccontare quello che il mare custodisce, quello che da tempo esso trasporta all’interno di bottiglie invecchiate dalla certezza che nessuno mai leggerà il messaggio contenuto, quello che il sole lascia andare, affidandolo al mare, dopo ogni notte, mentre pian piano si alza per raggiungere il cielo e quello che al mare, da sempre, uomini, donne e sognatori e sognatrici di ogni età, confidano.





Il mare suona, a Zara. E non possiamo non sperare che possa suonare ovunque, che possa suonare note gioiose e melodie affascinanti le quali non permettano più che a riva giungano lamenti e pianti e urla. Ma solo musica, solo poesia, solo speranze.

Le persone si emozionano, a Zara. Perché il cuore umano è fatto di emozioni, è fatto per le emozioni, semplici e profonde e forti allo stesso tempo. Solo che da un po’ di tempo l’abbiamo dimenticato.

E il mare, ancora una volta, ce lo ha ricordato.

 

Deborah Biasco

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