Il 21 marzo si celebra la Giornata mondiale della Poesia. È interessante indagare se sia «ancora possibile la poesia», per citare l’esordio di Eugenio Montale alla premiazione Nobel nel 1975, e comprendere il ruolo della poesia nella società odierna.
Montale vinse il premio Nobel «per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni.»
La poesia come bene immortale ed inconsumabile
«Avevo pensato di dare al mio breve discorso questo titolo: potrà sopravvivere la poesia nell’universo delle comunicazioni di massa? È ciò che molti si chiedono, ma a ben riflettere la risposta non può essere che affermativa […] non c’è morte possibile per la poesia.»
Il poeta si pose questi interrogativi rispetto il significato e la funzione che la poesia assume, e cercò di rispondervi alla premiazione del Nobel nel 1975.
In questo senso, il pensiero di Montale si avvicina a quello della sua “Volpe”, Maria Luisa Spaziani, la quale sostenne che oggigiorno si stia assistendo ad una inesorabile scivolata verso le cose meno profonde. Tuttavia è convinta che la vera poesia non è destinata a scomparire.
Anche Montale è consapevole di questo lento declino, tanto che nella sua poesia vi è un rispecchiamento della crisi dei valori del Novecento. Inoltre, riconosce il tentativo dei mass media di sopprimere la capacità dell’uomo di pensare in modo critico e di riflettere sul significato della vita.
Il poeta ligure si oppone alla volontà di mercificare ogni cosa e afferma che la poesia non è un oggetto da vendere, ma è qualcosa parte della natura umana, in un certo senso è vitale. Dunque, sopravviverà anche in questi tempi moderni.
Su questo, sarebbe stato d’accordo anche Pier Paolo Pasolini, il quale, in merito alla «poesia inconsumabile», disse:
“Io produco una merce, che dovrebbe essere la poesia, che è inconsumabile. Morirò io, morirà il mio editore, moriremo tutti noi, morirà tutta la nostra società, morirà il capitalismo, ma la poesia resterà inconsumata.”
L’utilità della poesia è senza tempo?
«Sotto lo sfondo così cupo dell’attuale civiltà del benessere anche le arti tendono a confondersi, a smarrire la loro identità. Le comunicazioni di massa, la radio e soprattutto la televisione, hanno tentato non senza successo di annientare ogni possibilità di solitudine e di riflessione.
C’è una grande sterilità in tutto questo, un’immensa sfiducia nella vita. In tale paesaggio di esibizionismo isterico quale può essere il posto della più discreta delle arti?
È ancora possibile la poesia?»
Nonostante la sfiducia che Montale ripose nel mondo circostante, emerge l’implicita risposta che fare poesia è ancora possibile. E oggi più che mai è necessaria.
Proprio perchè i mass media ci hanno resi più soli e più focalizzati sui prodotti culturali che ci vengono proposti di continuo, la poesia diventa quello spiraglio in grado di riportarci a noi stessi e di avvicinarci alla parte più intima e sensibile di noi.
In questo senso fare poesia è sempre possibile in qualsiasi era della storia perchè è una capacità insita all’uomo che si manifesta nel momento in cui prende coscienza di sé ed esprime se stesso nelle sfumature più variegate e sincere.
Leggere e scrivere poesia significherebbe venire a contatto con quella vulnerabilità che tanto ci spaventa negli altri quanto in noi stessi.
Non sarebbe forse questa, la nostra salvezza?
Valentina Volpi