In occasione della Giornata internazionale della donna, l’8 marzo 2024, l’Irlanda si è chiamata a votare in due referendum che mirano ad aggiornare la Costituzione del 1937. I quesiti referendari affrontano due temi chiave. I due referendum in Irlanda mirano ad ampliare la definizione di famiglia per includere non solo le coppie sposate, ma anche le “relazioni durature”, come le coppie di conviventi eterosessuali e omosessuali con o senza figli.
Inoltre, si vuole eliminare il riferimento al ruolo domestico delle donne: è questo un passaggio considerato obsoleto e discriminatorio, che non rispecchia il ruolo attivo e paritario che le donne ricoprono nella società moderna.
Questi referendum rappresentano un passo importante per l’Irlanda, un paese che negli ultimi anni ha compiuto notevoli progressi in materia di diritti civili. L’esito del voto dei due referendum in Irlanda avrà un impatto significativo sulla società irlandese e sul futuro dei diritti civili.
I due referendum in Irlanda sulla famiglia e sul ruolo delle donne
L’8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, l’Irlanda si è recata alle urne per due referendum che mirano a modernizzare la Costituzione del 1937, risalente ad un’epoca in cui la Chiesa cattolica esercitava un’influenza considerevole sulla politica del paese. I due referendum in Irlanda mirano a revisionare il concetto di famiglia, comprendendo anche le relazioni che sono al di fuori del matrimonio eterosessuale.
Il secondo pilastro dei due referendum in Irlanda è quello atto a ristabilire la regola del “women in the house”: si vuole sfatare, partendo sopratutto da un punto di vista legislativo, la parabola sessista della vita domestica e del lavoro di cura che stigmatizza le donne come custodi del focolare casalingo.
L’obiettivo principale dei due referendum in Irlanda sono quelli di ampliare la visione sociale e rendere la società civile meno sessista e più inclusiva: è un cammino lungo, appena intrapreso, e che vedrà altre lotte dei movimenti transfemministi.
Nonostante questo scenario importante e radicale, verso un’apertura sociale alla parità di genere effettiva, le proposte dei due referendum in Irlanda non convincono molte persone, sopratutto tra i collettivi e le realtà femministe. La proposta è quella di modificare la Costituzione inserendo degli obblighi “morali”, quindi facendo appello alla coscienza delle persone a non discriminare. Ma i veri diritti non sono questi, e questa proposta potrebbe rendere i due referendum in Irlanda poco efficaci.
Ampliare la definizione di famiglia
Il primo quesito dei due referendum in Irlanda chiede di ampliare la nozione di famiglia, includendo non solo le coppie sposate, ma anche le “relazioni durature”, come le coppie di conviventi eterosessuali e omosessuali con o senza figli. L’obiettivo è quello di riconoscere e tutelare le diverse forme di famiglia che esistono nella società irlandese odierna.
Gli articoli che si andrebbero a modificare sarebbero quelli del 41.1 e 41.3 che parlano proprio dell’eteronormatività su cui è fondata una famiglia in una società. Il dibattito che è stato aperto dalle opposizioni è quello sulla definizione di “relazione duratura”, definita dai partiti conservatori come vaga e imprecisa. In realtà, come ha puntualizzato la Commissione elettorale, le relazioni stabili e durature sono anche citate nelle normative europee, dunque la definizione è già corpo giurisprudenziale europeo.
Eliminare il riferimento al ruolo domestico delle donne
Il secondo quesito propone di eliminare un articolo della Costituzione che descrive la donna come “dedicata alla cura della casa”. Si tratta di un passaggio considerato obsoleto e discriminatorio, che non rispecchia il ruolo attivo e paritario che le donne ricoprono nella società moderna.
Questa clausola viene citata nell’articolo 41.2 della Costituzione che, nella sua radice discriminatoria e sessista, sottolinea che la donna si debba dedicare alle attività domestiche e ai figli, e che si debba impegnare a non trascurare questi obblighi sociali a causa dell’attività lavorativa esterna.
Questa è una delle leggi più discriminatorie verso cui, sin dagli anni Quaranta, le femministe si sono opposte per garantire i loro diritti di autodeterminazione. Nel 1937 ci fu anche un referendum ma, nonostante le opposizioni collettive e i boicottaggi di molte donne, la maggioranza decise per una società maschilista e discriminatoria.
Un paese in evoluzione
L’Irlanda ha già compiuto notevoli progressi in materia di diritti civili negli ultimi anni, con la legalizzazione del matrimonio omosessuale nel 2015 e dell’aborto nel 2018. Questi due referendum in Irlanda rappresentano un ulteriore passo avanti verso una società più inclusiva e moderna.
Il voto del referendum dell’8 marzo deciderà quindi se il paese effettuerà una radicale svolta verso la parità di genere, quantomeno a livello formale. Se la maggioranza sarà quella dei “Sì” e non ci sarà alcuna petizione cittadina e governativa per ostacolare questa decisione, allora il disegno di legge e la revisione costituzionale entreranno a tutti gli effetti nella Carta.
Le aspettative per i due referendum in Irlanda sono molto alti: sia gran parte della popolazione, sia la maggioranza del governo in carica è favorevole ai cambiamenti della Costituzione. L’Irlanda è però uno dei paesi più cattolici d’Europa, in cui la religione conta molto: la chiesa infatti ha pubblicato una lettera aperta in cui incitava al “No” per entrambi i referendum proprio per non compromettere i valori clericali della famiglia eterosessuale e il ruolo della donna nella società.
Verso un futuro più inclusivo?
Nonostante il sostegno dei principali partiti politici e i sondaggi favorevoli, l’affluenza alle urne è stata inferiore alle attese. Alcune critiche sono state sollevate sul linguaggio utilizzato nei quesiti referendari, considerato poco chiaro e non esaustivo.
Lo spoglio è in corso e i risultati sono attesi per la sera di sabato. Se entrambi i referendum dovessero essere approvati, si tratterebbe di una vittoria significativa per i diritti civili e l’uguaglianza in Irlanda.
Nonostante i due referendum in Irlanda, la situazione è comunque ancora discriminatoria e problematica nei ruoli di genere. Secondo le statistiche infatti, nel paese il lavoro di cura è affidato quasi al 100% alle donne e lo Stato non può fare a meno di questa occupazione, che non viene retribuita alla figura femminile e che va in vantaggio soltanto all’apparato istituzionale sessista e gerarchizzato.
I due referendum in Irlanda rappresentano un momento importante per il paese, con la possibilità di sancire nella Costituzione principi di uguaglianza e modernità. L’esito del voto avrà un impatto significativo sulla società irlandese e sul futuro dei diritti civili.
Come spesso accade, l’evoluzione delle società è delegata non tanto a quella culturale, quanto all’esito referendario su temi che, specialmente in Paesi come l’Irlanda, dove forte è il condizionamento della Chiesa, accentuano torici conflitti tra conservatori e progressisti.
Il cammino verso una società “aperta” è sempre complesso e lungo, ma non per questo bisogna cedere alla cristallizzazione di valori e principi che nei fatti e nei costumi si sono gia’ evoluti.
L’Irlanda, Paese notoriamente clericale, mira con due quesiti referendari a stravolgere la propria Costituzione in tema di famiglia e di ruolo della donna nella società.
È un passaggio epocale che da solo non apporterà cambiamenti immediati e significativi, ma che segna un passo importante verso una diversa visione della società futura.