I due problemi di Michele Emiliano (più quello di Andrea Orlando)

Le mozioni dei due candidati Orlando ed Emiliano hanno una cosa in comune: sostengono di voler differenziare il segretario dal candidato premier. E’ forse la differenza maggiore rispetto alla mozione Renzi. Il problema è che se si assume questa linea politica si finisce fatalmente per delegittimare il secondo turno, quello tra gli elettori.

Infatti gli elettori del Pd vengono chiamati alle urne solo perché il segretario è anche candidato Premier, altrimenti avrebbe senso che votassero solo gli iscritti. Non a caso prima del voto degli iscritti Gianni Cuperlo aveva paragonato il voto degli elettori alla corazzata Potemkin nella versione fantozziana: per me un errore, però logico per la mozione che sostiene.Da questo punto di vista la sconfitta di Emiliano e Orlando tra gli iscritti rappresenta la sconfessione più chiara della loro linea politica: nella loro visione se il segretario distinto dal Premier non ha la fiducia degli iscritti che segretario sarebbe?

Ora però arriva il voto degli elettori ed ovviamente Emiliano e Orlando si attrezzano comunque per questa prova di appello, pur incoerente col loro modello. Quella che per Cuperlo era la corazzata Potemkin va comunque vista sino alla fine.



Emiliano e l’intesa con M5s

E’ giusto così: si compete nel campo che è dato. A questo punto, però, sia Emiliano sia Orlando (sempre per bocca di Cuperlo) utilizzano motivazioni che allargano questa contraddizione. Non solo si rivolgono agli elettori del Pd ma anche a quelli di altre forze politiche: ha iniziato per primo proprio Emiliano che ha invitato già da fine febbraio a votare per cacciare Renzi anche gli elettori non Pd, con particolare enfasi nei confronti degli elettori 5 stelle, ai quali peraltro prospetta anche una possibile intesa post-elettorale (per uscire dall’Euro?).

Cuperlo si rivolge invece agli scissionisti di Mdp. Questi appelli sarebbero in contraddizione con le norme dello statuto Pd, ma non ne faccio una questione disciplinare quanto politica: ma proprio voi che volete un segretario distinto dal candidato Premier in nome di una autonomia del partito (per me malintesa, ma qui non rileva quello che penso io) vorreste far scegliere questo segretario dagli elettori di altri partiti?

Non vi rendete conto che per un primum vivere (prendere voti) finite per attorcigliarvi in contraddizioni insostenibili? Seguendo la metafora di Gianni Cuperlo sarebbe come invitare alla corazzata Potemkin anche la famiglia Romanoff.

Ma Emiliano cade anche in un’altra contraddizione aggiuntiva. L’articolo 98 della Costituzione consente sì  ai magistrati di essere eletti nelle istituzioni, ma consente altresì al legislatore di porre dei limiti all’iscrizione ai partiti. Dopo vari decenni è arrivata una norma che attua questo limite e dopo qualche anno la norma è stata dichiarata solennemente costituzionale dalla Corte: iscriversi e partecipare attivamente ai partiti è un illecito disciplinare per i motivi spiegati puntualmente nella sentenza 224/2009.

Anche in questo caso, però, non ne faccio un problema giuridico, almeno in questa sede. Per inciso registro che il procuratore di Torino Spataro, che difende Emiliano, davanti al Csm in un caso del tutto chiaro in partenza sulla base dell’articolo 98 della Costituzione e di quella sentenza della Corte è stato anche tra i magistrati più attivi nel “difendere la Costituzione” in occasione del recente referendum: la difesa non sembra quindi sempre così intransigente.

Ne faccio qui un problema politico, esattamente per la posizione sostenuta da Emiliano. Se infatti il Presidente della Regione Puglia volesse diventare segretario perché quella sarebbe l’unica modalità per diventare anche il candidato Premier la sua posizione sarebbe forse politicamente difendibile.



Il caso Bobbio e il Csm

Ma proprio perché Emiliano vuole distinguere i ruoli e fare solo il segretario del partito sta stravolgendo una sentenza della Corte costituzionale, la quale è sorta da un caso in cui un magistrato voleva ricoprire una carica di rilievo ben minore, la segreteria provinciale di un partito. Infatti, checché ne dica Emiliano, che sostiene di essere il primo chiamato in causa per tale norma, il magistrato in questione, Luigi Bobbio, al vertice di Alleanza Nazionale a Napoli, dopo la sentenza della Corte fu sanzionato dal Csm, sia pure blandamente con un’ammonizione.

Forse gli elettori del Pd non eleggendo Emiliano gli eviteranno anche quella.

 

Stefano Ceccanti

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