Due donne siederanno le poltrone più importanti dell’Europa unita, circondate da un manipolo di uomini. Due donne ai vertici dell’Europa in un momento storico peculiare, fatto di porti chiusi, divisioni e forti tensioni.
Le donne in questione sono la tedesca cristiano-democratica Ursula von der Leyen (Ppe), che guiderà probabilmente la Commissione europea, e la francese Christine Lagarde, assegnata alla Bce, dopo la sua carriera ancora aperta alla testa del Fondo Monetario Internazionale.
Mentre si profilano i nomi dei candidati ai vertici europei, due donne, con una carriera alla spalle che fa rabbrividire. vengono sottratte a ruoli di grande rilievo per esser catapultate nel marasma europeo. Chissà che la decisione di candidare due donne non sia solo per merito piuttosto rappresenti una scelta politica mirata che mette all’angolo l’asse socialista dai ruoli più importanti che l’Europa offre, che mette a tacere i populisti e rafforza l’asse Parigi-Berlino?
Ursula von der Leyen, medico e madre di sette figli, alla guida della Commissione Europea
Ursula von der Leyen, a patto di ottenere la fiducia dell’Europarlamento tra due settimane, diventerà primo presidente donna della Commissione, ma anche il primo non ex premier dai tempi del lussemburghese Santer, che ha ricoperto lo stesso ruolo dal 1995 al 1999. Della tedesca Ursula von der Leyen, fedele alleata della cancelliera Merkel, nonché prima donna a ricoprire la carica di ministro della Difesa dal 2013, si parla a più riprese, molto spesso per gettare ombre sul suo conto. Forse la stessa Merkel farà un sospiro di sollievo se la candidatura dovesse andare a buon fine.
Madre di sette figli, laureata in medicina dopo aver studiato economia, la sua vita, simbolo di carriera e famiglia, dedizione e affetti, si è spesso macchiata di scandali, dai quali ne è uscita sempre a testa alta, strappando sorrisi e alleanze, conquistando la fiducia della cancelliera e del partito, che tuttavia non la vuole come prossima leader. D’altronde, dopo aver ottenuto la Difesa nel 2013, i suoi avversari si sono moltiplicati e le sue aspirazioni a succedere a Angela Merkel sono andate scemando inesorabilmente.
Gli Stati Uniti d’Europa, il sogno della tedesca von der Leyen
In virtù della sua ottemperanza ad un’idea di Europa unita e in virtù degli equilibri interni al partito tedesco di cui fa parte, la 61enni Ursula von der Leyen ha ottenuto una convergenza quasi unanime sul suo nome. Favorita dal sostegno di Germania e Francia, ella rappresenta il mantenimento della rotta europea degli ultimi anni rettasi sull’asse Parigi-Berlino, ma anche su una rinnovata spinta all’autonomia dell’Unione. Convinta europeista, la Ursula von der Leyen potrebbe rappresentare il vero trampolino di lancio verso gli Stati Uniti d’Europa, sogno dichiarato della stessa, ma sempre all’interno di un allineamento fedelmente occidentale. Un’autonomia equilibrata che potrebbe conferire nuova linfa ad un’Europa che ha bisogno di europeisti ostinati. La Ursula von der Leyen avrà forse la possibilità di dimostrare che la linea della fedeltà atlantica non allineata risulterà vincente?
Christine Lagarde in Bce. Torna in patria la francese da anni a capo del Fmi
A succedere Mario Draghi, la francese Christine Lagarde, campionessa di primati. Fattasi le ossa presso lo studio legale americano Baker McKenzie, Sarkozy la volle ministro dell’Economia nel pieno della crisi finanziaria. Nel 2011 è stata poi chiamata a capo del Fondo Monetario Internazionale, dopo l’arresto per tentato stupro di Dominique Strauss-Khan, e riconfermata fino al 2021. Ieri stesso, dopo aver dichiarato di accettare la nomina alla presidenza della Bce, ha sospeso l’incarico dal Fmi e ritorna in patria come prima donna a ricoprire tale ruolo.
I socialisti messi a tacere e la protesta provocatoria dei deputati pro-Brexit
Possiamo esultare tutti nel respirare un vento di parità di genere nelle poltrone più potenti d’Europa, ma i socialisti non possono esultare con pari veemenza. Arrivati secondi alle elezioni europee, si vedono isolati e messi all’angolo, restando fuori dalle grandi poltrone. I burattinai sono i popolari che, spinti qua e là dai populisti e dai sovranisti, mettono a tacere il leader dei progressisti Pedro Sanchez acconsentendo alla nomina di Borrell a capo della diplomazia europea, al posto dello slovacco Sefcovic.
Tante fumate bianche per le cariche europee e altrettante polemiche a seguito del gesto provocatorio dei deputati pro-Brexit, i quali, giratisi di spalle durante l’inno europeo, hanno inaugurato la legislatura scegliendo l’isolamento nella presenza. Forse è lo spirito isolano che li rende così spavaldi nel presenziare di spalle alle celebrazioni della prima sessione plenaria del Parlamento Europeo.
Giulia Galdelli