Si tratta di un AN-124 e un Il-62. Il giornalista venezuelano Javier Mayorca sostiene che sarebbero atterrate a Caracas un centinaio di truppe con un carico di 35 tonnellate di attrezzatura.
La Russia ha inviato due aerei militari a Caracas. Lo riferisce su Twitter il giornalista venezuelano Javier Mayorca. Mentre la maggior parte della comunità internazionale appoggia l’oppositore Juan Guaidò, autoproclamatosi Presidente ad interim, il Cremlino si schiera ancora una volta a favore del suo alleato storico Nicolas Maduro.
L’ennesimo aiuto da parte della Russia che aveva già investito ingenti somme nel sostegno all’esecutivo venezuelano sia dal punto di vista economico che militare. L’agenzia stampa Sputnik ha riferito che gli aerei sarebbero stati inviati per “adempiere contratti tecnici militari”.
L’alleanza strategica tra Putin e Maduro
Non è la prima volta che la Russia invia due aerei militari a Caracas. Era già successo l’11 dicembre 2018. In quell’occasione era stato definito un “gesto simbolico”. Inoltre Mosca ha preso parte ad alcune esercitazioni militari del Paese sudamericano.
La relazione tra i due Paesi ha anche un valore simbolico. Sono tra i pochi ad opporsi alla superpotenza statunitense insieme a Cina, Cuba, Bolivia, Nicaragua, Bielorussia, Iran, Siria e Turchia.
Infatti, quando il 24 gennaio il presidente dell’Assemblea Nazionale Juan Guaidò si autoproclamò presidente basandosi sull’articolo 233 della Costituzione, la Russia fu uno dei primi paesi a posizionarsi dalla parte del governo bolivariano.
Mentre quasi tutti i membri delle Nazioni Unite, in primis gli Stati Uniti, si erano espressi a favore di Guaidò, il Cremlino accusava quest’ultimo di aver attuato un “tentativo illegale di prendere il potere”.
In precedenza, il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza aveva dichiarato che Miraflores non avrebbe chiesto alla Russia né la fornitura di armi né assistenza militare. Forse perché l’esecutivo pensava che prima o poi le acque si sarebbero calmate e Maduro avrebbe recuperato la sua legittimità come Presidente.
Tuttavia le ultime notizie non sembrano rassicurare il governo bolivariano e i suoi sostenitori. I disservizi, l’inflazione alle stelle e la scarsità di beni essenziali non fanno che aumentare la frustrazione della popolazione, che continua a riversarsi nelle strade per manifestare contro il governo che, ora più che mai, ha bisogno del sostegno dei suoi alleati internazionali.
Secondo il quotidiano russo Nezavisma Gazeta, Putin starebbe pensando di stabilire una base militare sull’isola venezuelana La Orchila, sebbene la costruzione della stessa all’interno dei confini nazionali sia incostituzionale, in base alla legge bolivariana.
Le intenzioni di Trump
La risposta di Washington non si è fatta attendere. Lunedì il Segretario di Stato Mike Pompeo ha telefonato al suo omologo russo Sergei Lavrov, esortando Mosca a “cessare il suo comportamento non costruttivo” in Venezuela.
In una precedente conferenza stampa, Donald Trump aveva affermato che un intervento militare non fosse nei suoi piani, ma non aveva smentito del tutto questa possibilità. Dopo che la Russia ha inviato due aerei militari a Caracas le intenzioni di Trump sono poco chiare.
Le continue ingerenze russe in Venezuela sembrano voler mettere alla prova la pazienza della Casa Bianca.
Gli interessi della Russia in Venezuela
In un’intervista rilasciata al quotidiano Kommersant, l’analista Mikhail Krutkin ha descritto il Paese sudamericano come “un buco nero in cui miliardi e miliardi di dollari sono sprofondati”. Mosca infatti avrebbe prestato miliardi di dollari mai tornati indietro sia a PDVSA, l’industria petrolifera nazionale del Venezuela, che all’esecutivo.
In cambio i russi hanno ottenuto condizioni contrattuali più favorevoli per l’acquisto di oro nero. La maggior riserva petrolifera del mondo fa gola a molti, la Russia e la Cina non fanno eccezione.
Il quotidiano Novaya Gazeta ha lasciato intendere che i russi abbiano trasportato una grande quantità di oro venezuelano nella propria Banca Centrale Russa per la vendita a Dubai. La direttrice della banca ha poi smentito questa notizia.
Lo scenario
In questo perverso intrigo geopolitico, rischiano di perdere tutti. In primis la popolazione stremata dalla fame, dalle epidemie e dall’insicurezza. Poi la Russia e la Cina che potrebbero perdere tutti i soldi che hanno investito per finanziare il Governo bolivariano. Rischiano di perdere i Paesi sudamericani, costretti a gestire milioni di rifugiati la cui unica scelta di sopravvivenza è lasciare tutto e partire.
Ma rischia di perdere anche Nicolas Maduro, che prima o poi dovrà fare i conti con l’accusa di violazione dei diritti umani e la responsabilità del collasso economico, politico e sociale di un intero Paese. Infine, l’opposizione e lo stesso Juan Guaidò, che, semmai dovessero riuscire a prendere il potere, si troverebbero ad affrontare una crisi endemica e radicata che nella migliore delle ipotesi richiederà molto tempo per essere superata. Verrebbe da chiedersi a chi conviene.
Betty Mammucari