Che la legge approvata il 19 luglio in Israele sia discriminatoria, lo dimostra la manifestazione dei 50mila Drusi scesi in piazza con cartelloni inneggianti all’uguaglianza. Una prima manifestazione c’era già stata lo scorso sabato, con ben 90mila manifestanti, molti dei quali proprio Drusi. Il raduno di questa minoranza etnico-religiosa è stata molto sentita dai vari parlamentari, tanto che è stata richiesta una convocazione straordinaria per l’8 agosto per discutere sulla legge.
La legge
Il 19 luglio del 2018, Benjamin Netanyahu è riuscito a far passare alla Knesset, il Parlamento israeliano, la maggioranza per la legge costituzionale che dichiara Israele uno Stato-nazione ebraico. Lo Stato di Israele diventa quindi ufficialmente ebraico, ignorando quei 1,8 milioni di israeliani che però non sono ebrei. La legge, inoltre, prevede che l’unica lingua ufficiale sia l’ebraico, mentre l’arabo viene declassato da “lingua ufficiale” a “lingua a statuto speciale”, aggiungendo che “gli insediamenti ebraici sono nell’interesse nazionale”.
Chi sono i Drusi
Nel mondo i Drusi sono 1,5 milioni e seguono una religione di origine musulmana sciita, a cui tra l’altro non è possibile convertirsi. Vivono principalmente in Libano, Israele, Giordania e Siria. Solo in Israele, i Drusi sono circa 130mila, insediati soprattutto al nord del paese. I Drusi, però, a differenza degli altri arabi israeliani, hanno sempre sostenuto l’indipendenza di Israele e rappresentano una delle poche etnie di religione non ebraica arruolata nell’esercito.
La manifestazione
Stando così le cose, nessuno si aspettava una presa di posizione dei Drusi, che mai prima di oggi si erano trovati d’accordo con i Palestinesi. È stato questo probabilmente che ha portato a una presa di coscienza da parte dei vari parlamentari e forse dello stesso Benjamin Netanyahu. I Drusi si sono sentiti traditi dal proprio paese, che servono con il sangue quando necessario. Lo Stato di Israele, infatti, sembra aver posto su di loro e su tutte le altre minoranze un veto di disuguaglianza a causa, forse, di quella questione palestinese che ancora oggi non riesce a trovare la sua fine.
Margaret Petrarca